Medjugorje – Guarigioni straordinarie certificate
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Il Terzo caso del Dott. Ludvik Stopar
«Iva Tole è venuta a Medjugorje. I veggenti hanno interceduto per lei presso la Madonna. La Vergine le ha detto tramite loro come pregare, come digiunare e come credere. Iva ha seguito i consigli. Migliorava di poco e poi guarì bruscamente del tutto il giorno 13.IX. 1981 nella giornata dedicata alla Messa sulla Croce del monte Krizevac…».
«Iva Tole è venuta a Medjugorje. I veggenti hanno interceduto per lei presso la Madonna. La Vergine le ha detto tramite loro come pregare, come digiunare e come credere. Iva ha seguito i consigli. Migliorava di poco e poi guarì bruscamente del tutto il giorno 13.IX. 1981 nella giornata dedicata alla Messa sulla Croce del monte Krizevac…».
Iva Tole fu curata presso il centro medico specialistico di Mostar (*) «Lettera di congedo»: in Jugo.slavia si da automaticamente. E’ un foglio con una breve diagnosi, la cura fatta e la eventuale terapia da seguire.Pellegrini in preghiera sulla collina del Podbrdo, luogo delle prime apparizioni e la sua diagnosi era: «Encephalomyelhis disseminata in observatione» (infiammazione disseminata delle circonvoluzioni cerebrali).
La paziente è stata mandata a Zagabria per aver conferma della diagnosi. Dalla cartella della cllnica neurochirurgica, reparto neuropatologia dell’università di Zagabria si legge: Encefalomielite disseminata. Per le cure ulteriori la Tole fu inviata alla clinica neurochirurgica ma non abbiamo il loro referto.
La paziente è stata anche alla casa di cura a Lipik dove la sua diagnosi fu completata: sderosis multiplex, malattia del cervello non curabile che, con gli anni, porta il paziente all’infermità, perché non più in grado di camminare o stare in piedi.Allegati:Cartella clinica del centro medico a Mostar del 1.3.79; la lettera di congedo della clinica neurochirurgica, reparto neuropatologia, dell’università di Zagabria. La lettera di congedo a Lipik ed alla fine la dichiarazione dell’apposita commissione sull’invalidità della Iva Tole del 70 per cento perché gravemente ammalata.
Dott. Ludvik Stopar
UN CASO DI TUMORE CEREBRALE
Mi chiamo Emanuela N.G. e cercherò di raccontare brevemente la mia storia, sperando possa essere utile alla commissione che si riunirà a Medjugorje. Ho quasi 35 anni, sono sposata e ho due figli: 5 e mezzo la prima e 14 mesi il secondo e sono medico.Circa un anno fa sono stata operata per astrocitoma, manifestatosi improvvisamente al lobo temporale destro e poi sottoposta ad un ciclo di BCNU e ad un mese di telecobaltoterapia al massimo dosaggio possibile; contemporaneamente prendevo 8 mg. di Decadron al giorno, a circa metà terapia ho superato il morbillo.
Mi chiamo Emanuela N.G. e cercherò di raccontare brevemente la mia storia, sperando possa essere utile alla commissione che si riunirà a Medjugorje. Ho quasi 35 anni, sono sposata e ho due figli: 5 e mezzo la prima e 14 mesi il secondo e sono medico.Circa un anno fa sono stata operata per astrocitoma, manifestatosi improvvisamente al lobo temporale destro e poi sottoposta ad un ciclo di BCNU e ad un mese di telecobaltoterapia al massimo dosaggio possibile; contemporaneamente prendevo 8 mg. di Decadron al giorno, a circa metà terapia ho superato il morbillo.
Terminata la cobaltoterapia ho sospeso il cortisone bruscamente, subendone qualche conseguenza in autunno. Per evitare crisi comiziali di tipo epilettico a causa della cicatrice nel lobo temporale, seguivo una terapia anticonvulsivante. Ad ottobre, il primo TAC di controllo: tutto bene salvo una cosa: pur seguendo le terapie prescritte, avevo fino a 15 crisi giornaliere di epilessia.
A questo punto ho cominciato a pensare che le cure anziché darmi beneficio mi provocassero un effetto paradossale, e allora, in piena responsabilità e con l’aiuto di quel Dio e di quella Vergine Santissima che fin dai giorni dell’intervento avevo sempre sentito più vicino a me ho deciso di lasciare gradualmente Tegretol e Gardenal e, guarda caso, da novembre non ho più avuto una sola crisi anche trovandomi sotto stress fisico o emotivo, anche in iperventilazione forzata. Ma purtroppo mi aspettava una brutta sorpresa.
Senza crisi e con segni neurologici modestissimi al TAC successivo di fine febbraio ’85 ecco presentarsi una enorme recidiva giudicata inoperabile dal Prof. Geuna. Ancora una volta ho sentito che non era quello il momento di arrendersi. Subito, da Pavia, pur restando lo stesso parere diagnostico, si decise che avrei dovuto fare un ciclo di CCNU (5 capsule – 8 settimane di intervallo, altre 5 capsule) poi un nuovo controllo fino ad arrivare ad un possibile intervento. Feci come mi dissero.
Mentre la mia famiglia si rivolgeva anche all’estero per un parere, spedendo tutta la documentazione, ecco che nacque in me il fortissimo desiderio di andare a Medjugorje, mentre avevo sempre detto che, salute permettendo, sarei andata a Lourdes per ringraziare d’aver superato bene l’intervento. Ed ecco che, deciso il viaggio a Medjugorje, arriva la prima buona notizia: dal Minnesota prof. LAWS scrive che potrebbe trattarsi di una radionecrosi tardiva dovuta alla cobaltoterapia.
Da Parigi il prof. ISRAEL pone lo stesso dubbio e consiglia la risonanza magnetica nucleare per fare una diagnosi differenziale. Intanto vado a Medjugorje e prego e assisto all’apparizione della Madonna nella casa di Vicka e una scarica mi percorre la colonna vertebrale. Mentre il mio cervello da medico mi dice che non è logico, è come se una forza si fosse impadronita di me in quel momento; il giorno successivo salgo in cima al monte Krizevac in 33 minuti, mentre negli ultimi mesi mi costava molta fatica salire dislivelli anche modestissimi.
Nel viaggio di andata in aereo al decollo e all’atterraggio avevo avuto un notevole mal di testa per via dell’edema, al ritorno sempre in aereo non sento più nulla, è come se la mia testa fosse più leggera, guarita. Continuo la terapia antiedemigena, poiché anche una radionecrosi provoca edema e basta. In marzo vado a Ginevra per la risonanza magnetica nucleare ed in effetti non c’è altro che radionecrosi, l’edema perilesionale è quasi scomparso, le strutture mediane che nel TAC di fine febbraio risultavano spostate sono in asse. Resta una piccolissima zona incerta che dovrò ricontrollare a luglio.
Ora bisogna considerare che l’immagine del TAC è stata vista da otto fra radiologi, neurologi e neurochirurghi fra i quali alcuni luminari italiani e francesi, solo al nono, all’americano Dottor LAWS è venuta in mente l’altra possibilità ed io avevo già deciso di andare a Medjugorje per cui si potrebbe parlare di miracolo in embrione a livello diagnostico. Ma ci sono da considerare anche tante altre piccole cose: io sto bene, non ho crisi epilettiche, non ho segni neurologici e conduco una vita perfettamente normale.
Unico cambiamento, è entrata profondamente nel mio cuore una fede autentica, ingenua, se si vuole quale potevo avere da bambina. Quel Dio in cui credevo, ma che sentivo lontano da noi, vive in me ed io Lo prego attraverso la Sua Santissima Madre ogni giorno col S. Rosario e sono certa che a luglio la risposta sarà un’immagine senza più ombre anche se piccolissime. (N.d.r. : – La TAC cerebrale eseguita nel mese di luglio 1985 risultò normale).
Dott. Giacomo Mattalia
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