Medjugorje è un luogo privilegiato di preghiera
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Un pomeriggio sereno ci siamo messi in cammino in direzione della bella Brotnjo. Siamo giunti a Medjugorje sul far della sera, in una serata di ottobre tiepida e calma. Erano già le sei, l’orario della Santa Messa serale nella chiesa parrocchiale. Sul villaggio regna una pace misteriosa, ma in chiesa ferve la preghiera. Affrettiamo il passo ed eccoci sotto le arcate della grandiosa chiesa di Medjugorje. La funzione volge quasi al termine e tutti i fedeli sono in ginocchio, alcuni sui banchi, altri sul pavimento. Incrociamo sguardi curiosi in tutta la chiesa e scorgiamo tra i presenti un bel numero di fedeli giovani e, tra di essi, un considerevole numero di ragazzi. Robusti come montagne e giovani come gocce di rugiada.
Finisce la celebrazione religiosa, ma nessuno si muove dalla chiesa, tutti rimangono in ginocchio. Subito dopo iniziano a recitare i sette Padre Nostro e poi il Rosario- pregano i ragazzi – veggenti. Questa volta ce n’erano solo due: Vicka, la più grande e Jakov, il più giovane. Tutti gli altri vanno a scuola fuori da Medjugorje, ma il sabato e la domenica anche loro si uniscono a Vicka e Jakov.
La preghiera è chiara e distinta. A momenti si percepisce come il mormorio di un ruscelletto di montagna. Ci uniamo alla preghiera, ma continuiamo a incrociare sguardi dalla cima al fondo della chiesa. All’improvviso vediamo un gruppo di ragazzi e ragazze che, con le cartelle della scuola in mano, si riversa in chiesa. Appena entrati, si mettono in ginocchio ed iniziano a pregare insieme. In seguito ci dicono che questa è una loro inevitabile fermata serale. Da scuola vanno direttamente in chiesa e poi a casa. Lo fanno con gioia, senza che nessuno li esorti.
Il Rosario dura a lungo e nessuno in chiesa batte ciglio. Ci ha stupito in modo particolare la devozione dei giovani cristiani, forse perché non abbiamo mai visto nelle nostre chiese ragazzi tanto raccolti e contriti!
Dopo il Rosario una parte dei fedeli esce dalla chiesa, mentre un gruppo meno numeroso rimane per la preghiera finale destinata ai malati gravi. Nel salone della chiesa incontriamo innanzitutto i ragazzi che in chiesa ci stupiscono per la loro devozione niente affatto affettata. Senza alcuna domanda da parte nostra, essi ci aprono immediatamente il cuore che trabocca di amore per la nostra madre comune, Maria.
Provengono da varie regioni dell’Erzegovina. Parliamo soprattutto con quelli prevenienti da Mostar e dai suoi dintorni. Ci raccontano che vengono spesso a Medjugorje. Li attira l’atmosfera di preghiera e, al loro ritorno, sono accompagnati da una pace interiore indescrivibile che vive in loro. Ci raccontano anche che molti altri ragazzi, loro conoscenti, quasi tutti i venerdì osservano un rigoroso digiuno, spontaneamente ed entusiasticamente.
Ci congediamo dai ragazzi ed allo stesso tempo ci viene incontro un gruppo di giovani donne e ragazze. Alcune di loro sono di Medjugorje, alcune della vicina Čitluk ed altre ancora di luoghi più lontani. Anche a loro non poniamo nessuna domanda perché anch’esse ci anticipano riversando fuori il proprio orgoglio religioso. Così come i ragazzi, anche le donne ci parlano della preghiera, della serenità interiore e della gioia che sentono dentro. Una ragazza, tornata da poco dalla Germania, testimonia con entusiasmo come da un po’ di tempo riesca a pregare per ore in totale raccoglimento e come la preghiera sia diventata per lei vera dolcezza spirituale.
Abbiamo avuto altri incontri come questi dinanzi alla chiesa, il pomeriggio tardi, quasi tutti con le stesse dichiarazioni e lo stesso entusiasmo. In tutto questo c’è una cosa molto interessante: i fedeli discutono molto meno delle apparizioni dei ragazzi e delle guarigioni dei malati (sebbene vi credano fermamente) di quanto ci si possa aspettare. Al contrario, parlano molto di più del proprio cambiamento interiore, della riconciliazione e del perdono e di tutto quello di cui abbiamo già riferito.
Così, un po’ alla volta, i fedeli si disperdono e fanno ritorno alle proprie case, insieme ai canti di lode mariani, tra i quali si odono soprattutto “Maria, o Maria” e “O cara madre celeste”.
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