Meditazioni sulla preghiera del S. Rosario – P. Angelo Bellon op – I/5
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Le invenzioni di Dio e le invenzioni di Maria
Il Profeta Isaia dice: “Manifestate tra i popoli le sue meraviglie” (Is 12,4). San Girolamo, traducendo in latino, allude più alle invenzioni di Dio che alle sue meraviglie: “Notas facite in populis adinventiones eius”. Si potrebbe tradurre dunque: “Fate conoscere tra i popoli le sue invenzioni”. Le invenzioni di Dio sono immense, infinite. Ogni creatura è una invenzione di Dio e merita il nostro stupore e la nostra gratitudine. Davide si sente indegno di narrarle. Per questo, provvede prima a purificarsi: “Lavo nell’innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, Signore, per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie” (Sal 26,7).
Queste invenzioni sono così splendide e piene di amore che vanno narrate con giubilo: “Offrano a lui sacrifici di lode, narrino con giubilo le sue opere” (Sal 107,22). Sono così perfette che neanche i santi riescono a dirle: “Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quanto ho visto. Con le parole del Signore sono state create le sue opere. Il sole con il suo splendore illumina tutto, della gloria del Signore è piena la sua opera. Neppure i santi del Signore sono in grado di narrare tutte le sue meraviglie, ciò che il Signore onnipotente ha stabilito perché l’universo stesse saldo a sua gloria” (Sir 42,15-17).
Ma tra tutte le invenzioni di Dio, tre sono così grandi e sbalorditive da togliere addirittura il fiato: la sua incarnazione, la maternità divina di Maria, i sacramenti e tra tutti in particolare quello dell’Eucaristia. Di fronte a Cristo, Dio e uomo, di fronte a Maria, Madre di Dio, e di fronte al SS. Sacramento viene da dire insieme con S. Tommaso: muto s’umilia tutto il pensier mio (tibi se cor meum totum subicit quia te contemplans totum deficit).
Ma oltre alle invenzioni di Dio, vi sono anche le invenzioni di Maria, che la Chiesa, mutuando l’espressione della Sacra Scrittura, venera come la Madre del bell’amore, del timore, della scienza e della santa speranza (Sir 24,24). Per questo si può dire che le invenzioni di Maria sono tutte invenzioni di amore, di scienza e di santa speranza. Fra tutte, una delle più eccellenti è il Santo Rosario, che Lei ha donato al mondo principalmente attraverso l’Ordine di san Domenico, “il suo Ordine”…..
Mirabili somiglianze tra i Sacramenti e il Santo Rosario
Nel Rosario contempliamo una sapienza soprannaturale analoga a quella che i teologi ammirano nei Sacramenti. I sacramenti sono elementi materiali (segni) che mettono in contatto con realtà soprannaturali (la grazia). Essi toccano l’uomo nella sua totalità di anima e di corpo. Attraverso i segni viene coinvolto il corpo, per mezzo della grazia santificante viene coinvolta l’anima. Quando vengono celebrati, Dio passa in mezzo agli uomini. È Cristo infatti che li celebra e dona la sua grazia.
Analogamente la preghiera del Rosario tocca l’uomo nella sua totalità: il suo corpo mediante la recitazione vocale, la sua anima mediante la contemplazione. E come nei Sacramenti le realtà materiali sono indissociabili dalle parole, così nel Rosario la preghiera vocale e la contemplazione del mistero formano un tutt’uno indivisibile. E se nei sacramenti Cristo passa in mezzo agli uomini per benedire e per salvare, per purificare e santificare, perché da lui esce una virtù che sana tutti (Lc 6,19), così similmente, quando si prega con il Rosario, Cristo passa e ognuno può dire dentro di sé: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me” (Mc 10,47).
Il Rosario è il distintivo del vero cristiano
I Sacramenti sono le celebrazioni esteriori che distinguono i cristiani dai non cristiani.
Nella loro celebrazione i fedeli mostrano di aver in comune la stessa fede, la stessa speranza, lo stesso amore (carità). Quando si prega con il Rosario avviene qualcosa di simile: i credenti esprimono con questo segno la loro devozione a Maria e l’obbedienza ai suoi desideri, espressi lungo i secoli e principalmente nelle grandi apparizioni di Lourdes e di Fatima.
Nella loro celebrazione i fedeli mostrano di aver in comune la stessa fede, la stessa speranza, lo stesso amore (carità). Quando si prega con il Rosario avviene qualcosa di simile: i credenti esprimono con questo segno la loro devozione a Maria e l’obbedienza ai suoi desideri, espressi lungo i secoli e principalmente nelle grandi apparizioni di Lourdes e di Fatima.
Il Rosario è il segno del vero cristiano. In genere si nota che coloro che pregano con il Rosario sono anche fedeli all’Eucaristia domenicale e talvolta anche a quella quotidiana, si confessano, praticano le penitenze stabilite dalla Chiesa, sono obbedienti ai Pastori che lo Spirito ha posto a pascere il gregge… Mutuando un’espressione di Isaia (Is 11,12), si può dire che la preghiera del Rosario è “un vessillo alzato per le nazioni… che raduna dai quattro angoli della terra” e rende visibile un marchio di fedeltà.
Il Rosario è il Vangelo messo in forma di preghiera
Nella preghiera del Rosario sono ripresentati tutti i misteri centrali della fede cristiana: dall’incarnazione redentrice alla risurrezione finale. Come l’Eucaristia è il memoriale della vita, della passione, morte e risurrezione di Gesù, così il Rosario mette in comunione vitale con tutti gli eventi della redenzione. È il Credo messo in forma di preghiera. È il Credo che viene contemplato, adorato, amato e vissuto. È il Vangelo messo in forma di preghiera.
È il Vangelo che entra nella nostra vita per illuminarla, orientarla e trasformarla.
È il Vangelo che entra nella nostra vita per illuminarla, orientarla e trasformarla.
Giovanni Paolo II ha scritto: “Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale.
Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore” (Rosarium Virginis Mariae, 1).
Il Rosario è una preghiera particolarmente necessaria nel nostro tempo
Non sarà sfuggito a nessuno che il Cielo (Lourdes, Fatima) in questi ultimi secoli ha raccomandato la preghiera del Santo Rosario, e con una insistenza tale da non essereci nulla di simile nella storia precedente. A Lourdes la Madonna, nelle varie apparizioni, ha sempre tenuto in mano la corona del Rosario. A Fatima, in tutte le sei apparizioni, non solo ha tenuto il Rosario in mano, ma ha chiesto di recitarlo tutti i giorni.
Si badi bene: non qualche volta, ma tutti i giorni. E il motivo sembra facilmente intuibile: gli uomini oggi rischiano di essere travolti dal chiasso e dalla frenesia della vita. Come una foglia che viene portata via dalla corrente del fiume, così essi rischiano di vivere senza saperne il perché e del tutto incuranti del loro destino eterno. Questa preghiera invece costringe dolcemente a prendere un certo spazio di tempo (12-15 minuti) per fermarsi, riflettere, ripensare alla propria vita nella prospettiva della vita di Cristo.
Dopo aver pregato con il Rosario, ci si sente più sollevati, come uno che ha potuto respirare in profondità. Non solo il cielo ha raccomandato il Rosario ma anche tutti i Papi del ‘900, a partire da Leone XIII, hanno insistentemente chiesto di pregare col Rosario. Scrive Giovanni Paolo II: “Tra i Papi più recenti che, in epoca conciliare, si sono distinti nella promozione del Rosario desidero ricordare il Beato Giovanni XXIII e soprattutto Paolo VI, che nell’Esortazione apostolica Marialis cultus sottolineò, in armonia con l’ispirazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il carattere evangelico del Rosario ed il suo orientamento cristologico.
Io stesso, poi, non ho tralasciato occasione per esortare alla frequente recita del Rosario” (Rosarium Virginis Mariae, 3).
Come è fatta la preghiera del Rosario
Il Rosario consta di due elementi: uno materiale e l’altro spirituale. L’elemento materiale consiste nell’enunciare i misteri e nel proferire il Padre nostro, le varie Ave Maria e il Gloria al Padre. Sotto questo aspetto è una preghiera semplicissima e proprio per questo accessibile a tutti. L’elemento spirituale consiste nella contemplazione del mistero.
Va sottolineato che questo è l’elemento specifico del Rosario. Se mancasse, si avrebbe la recita di tanti Pater e Ave, preghiere senza dubbio eccellenti, ma non si avrebbe il Rosario. Non sarebbe più il Vangelo trasmesso alla nostra vita.
Va sottolineato che questo è l’elemento specifico del Rosario. Se mancasse, si avrebbe la recita di tanti Pater e Ave, preghiere senza dubbio eccellenti, ma non si avrebbe il Rosario. Non sarebbe più il Vangelo trasmesso alla nostra vita.
Ancor più, se si recitassero le varie preghiere, ma non si enunciasse il mistero e non si facesse la relativa contemplazione, ci si troverebbe di fronte ad una preghiera anche abbastanza lunga e certamente meritoria, ma non avremmo ancora il Rosario. Con questo, non si vuole concludere che chi fa così non prega. Semplicemente si vuol dire che non ha pregato con il Rosario, perché il Rosario è un’altra cosa.
In proposito Giovanni Paolo II ha scritto: “Il Rosario… è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: ‘Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità’ (Mt 6, 7).
Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze»” (Rosarium Virginis Mariae, 12).
P. Angelo Bellon op
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