Meditazioni per un anno – 211° giorno
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MARIA
CONSOLATRICE DEGLI AFFLITTI
Gesù è il Consolatore: è venuto nel mondo “a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati…, a consolare gli afflitti” (baia 61, 1-2).
La Madre di Gesù è la Consolatrice degli afflitti perché è la Mamma celeste di tutti noi “gementi e piangenti in questa valle di lacrime” e perché conosce il soffrire come nessun altro: tutta la sua vita è stata amore e sofferenza. S. Bernardino da Siena afferma che se le sofferenze della Vergine fossero divise in uguale misura tra gli abitanti della terra, costoro morirebbero tutti per eccesso di dolore.
Lei è “la causa della nostra letizia” poiché, mentre l’umanità era immersa nella tristezza a causa del peccato, ci ha portato il Liberatore, il Salvatore Gesù, che è la nostra pace, la nostra beatitudine, la nostra felicità. Lei ci ha consolato moltissime volte. Ringraziamola!
Maria ci ricorda che se soffriamo per amore di Gesù, saremo abbondantemente consolati da Lui stesso, come afferma S. Paolo: “Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda la nostra consolazione… Come siete partecipi della sofferenza, così lo siete anche della consolazione” (2 Cor. 1, 5-7).
La consolazione di Maria e di Gesù potrebbe essere talmente grande da farti esclamare con S. Teresa di Lisieux: “Sono giunta a non poter più soffrire, perché ogni sofferenza è diventata dolce per me”.
Esempio. S. Bernardo, un giorno d’estate, mentre il sole torrido dardeggiava sui campi ove i monaci stavano mietendo, vide la Madonna passare vicino a ognuno e sussurargli una parola.
Alla sera li interrogò e tutti dichiaravano di aver provato, nella dura fatica, un grande conforto, come di una frescura che toglieva la stanchezza, temperava l’arsura, allietava nel lavoro.
Siamo devoti alla Madonna! Ci consolerà nel lavoro, nelle fatiche, nelle sofferenze. Ci spronerà a confortare i fratelli. Ci farà gustare la dolcezza delle parole di S. Paolo: “Non sono paragonabili le sofferenze del momento presente alla gloria futura” (Rom. 8,18). “Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2 Con 4,17).
P. Crispino Lanzi
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