Meditazioni per un anno – 13 novembre – 104° giorno
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GESÙ MUORE SULLA CROCE – II°
La morte di Gesù è il segno più sconcertante del suo amore per gli uomini. Quel venerdì santo, in cui morì, è il giorno più gratificante e più drammatico della storia del mondo.Lo storico ebreo Flavio Giuseppe afferma che “la morte in Croce è la più dolorosa delle morti” (Bellum Judakum 7,202). Con la morte in Croce di Gesù c’è stata l’espiazione dei peccati di tutta l’umanità, (cf. Rm. 3, 25; 1Cor 15, 3; 1Pt 2, 24).
Don Giuseppe De Luca, meditando sul primo venerdì santo, scrive: “Gesù moriva; toccava il fondo dell’amore e del dolore. Dava l’ultimo respiro. Moriva di una morte che ci sembra incredibile per lui: la più brutta morte, la più disonorata, la più dolorosa morte … Non solo gli uomini, ma Dio stesso, il suo Padre divino gli negarono ogni consolazione, gli inflissero ogni dolore. Gesù moriva. Non vale sfuggire, non vale crearci degli alibi. Lo abbiamo ucciso noi. Il nostro vero posto non è tra le Marie ai piedi della Croce, è tra i crocifissori… E siamo tornati ad ucciderlo altre volte, tutte le volte che abbiamo peccato.
Gesù moriva. Morendo, riapriva i cieli, ci ridava il Padre, ci restituiva la patria eterna, ci rifaceva figli di Dio, fratelli suoi, fratelli tra noi. Morendo, vinceva la morte, distruggeva il peccato, apriva la fonte della grazia, tornava per così dire, a crearci. Egli moriva e noi siamo nati dal suo Cuore. Non si riesce a pensare, o Gesù, che Tu ci abbia amato tanto, e noi ti amiamo COSÌ poco!” (Avvenire d’Italia 20-4-1962). Belle le parole di Don Orione: “Io sento un’infinita divina sinfonia di spiriti palpitanti intorno alla Croce, e la Croce stilla, goccia a goccia, attraverso i secoli, il sangue divino sparso per ciascuno di noi”.
Facciamo nostri i propositi di S. Teresa di Gesù Bambino: “Guardando un’immagine di nostro Signore crocifisso, fui colpita alla vista del sangue che cadeva… e provai una gran pena nel pensare che quel sangue cadeva in terra senza che nessuno si desse premura di raccoglierlo. Allora decisi di rimanere in spirito ai piedi della Croce per ricevere la divina rugiada, e compresi che avrei dovuto spargerla sulle anime” (24-12-1886: notte di Natale).
P. Crispino Lanzi
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