Meditazioni per un anno – 11 dicembre – 131° giorno
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EUCARESTIA COME VIATICO
II poeta romagnolo Giovanni Pascoli nella sua poesia “Viatico” parla di una piccola processione che accompagna Gesù Eucaristico portato dal Parroco a un vecchietto che sta morendo. “E’ un vecchio che parte; e il paese / gli porta qualcosa che chiese, / cantando sotto il cielo d’oro: / O vivo Pan del Ciel… Quel giorno anche per me, campane, / suonate pur così, / quel canto in quell’ora, s’innalzi, / portatelo anche a me quel Pane…”. La morte non è la fine, ma l’inizio di un lungo viaggio, è il capolinea della via verso l’eternità. Abbiamo bisogno che Gesù ci accompagni. Ecco il Viatico, “Via Tecum” ossia “la via con Te”: questa via la voglio percorrere con Te, o Gesù.
Fino a non molto tempo fa si usava portare pubblicamente il Viatico agli ammalati. Oggi, purtroppo, questo uso è scomparso, quasi o-vunque, anche a causa della motorizzazione che ha invaso le strade. Era una scena nobile e significativa, che faceva molto riflettere sul significato della morte come passaggio al tribunale di Dio per il Giudizio particolare cui seguirà la vita senza fine. Anche i non praticanti e i non credenti rimanevano in rispettoso silenzio e restavano impressionati. Sarebbe tanto utile ripristinare quest’uso, dov’è possibile.
Esempio. S. Domenico Savio scorge lungo la strada un Sacerdote in cotta e stola che porta l’Eucarestia a un ammalato. Ai lati vi sono due chierichetti con le torce accese e un altro che suona il campanello. I compagni di Domenico si ritirano ai lati della strada e si fanno il segno di croce, mentre lui si inginocchia per terra. Un amico gli dice: Non era necessario inginocchiarsi e sporcare il vestito. Domenico sorridente risponde: “Per il Signore mi getterei anche nel fuoco!”.
Insieme a Giovanni Paolo II supplichiamo Gesù: “Che noi tutti possiamo riceverti, Corpo di Cristo Dio, all’ultima ora della nostra vita terrena, prima di comparire davanti al Signore!” (8-6-1980). Prepariamoci al Viatico con frequenti Comunioni spirituali quotidiane che “sono, sull’anima, come un colpo di soffietto sul fuoco dell’amore a Dio ricoperto di cenere” (s. Curato d’Ars).
P. Crispino Lanzi
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