L’unica speranza è che uno, uscendo di casa, possa ritornare
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Padre Giuseppe Moretti, responsabile della comunità cattolica internazionale a Kabul, in Afganistan, è fiducioso che presto questo grande paese, dove ormai vive da quasi vent’anni, possa ritrovare condizioni durature di pace e di progresso. Purtroppo, invece, si continua a vivere fra forti tensioni politiche (ci sono state di recente le elezioni presidenziali) ed episodi quotidiani di guerra con i suoi immancabili morti e feriti.
“L’unica speranza è che uno, uscendo di casa, possa ritornare.” E’ questo il pensiero che accompagna padre Moretti ogni volta che s’incammina per le strade di Kabul. Ha paura? “Certo, ma non è che si vive con una tensione tale per cui si rischia la depressione. Ho solo paura quando esco. E’ la paura d’incontrare un kamikaze. Ho vissuto momenti di guerra peggiori di questi, come negli anni ’90, ma quello che temo è la presenza del kamikaze.
Una presenza occulta, vigliacca perché è lì: la macchina o lo motocicletta che ti passa davanti o che ti sta dietro e poi magari ti ritrovi… Questa è l’unica paura. Altre paure realmente non ho e, guardi, io non mi considero un eroe, io sono un essere normale. Quando si ritorna a casa e tutto è andato bene si ringrazia Dio.” Neppure la presenza massiccia di sistemi di sicurezza e dei militari riesce a dare tranquillità? “Si vive in un ambiente tra check-point, muraglioni, posti di blocco, filo spinato..non è una vita che rallegra il cuore.
Si sente questa calotta protettiva che poi, invece, viene violata molto facilmente come ha dimostrato l’attentato del 15 agosto alla sede centrale del comando Nasa, che dista solo 200 metri dalla nostra ambasciata. Ho sentito fortissimo questo boato. C’è poi tutta la serie di attacchi kamikaze, dei quali si è a conoscenza tramite i giornali o la gente stessa, per cui i morti continuano tra i militari e i civili. L’esperienza del passato ci insegna che non esiste Ramadan o altro: quando vogliono colpire lo fanno senza remore.” E la sua scuola di pace va ugualmente avanti? “Va benissimo.
C’è stato un aumento nella classificazione: diventiamo anche liceo oltre che ospitare sezioni delle elementari e medie. C’è, inoltre, una collaborazione per l’insegnamento pedagogico con l’università Cattolica di Milano. Non finirò mai di ringraziare chi mi ha aiutato a realizzare questo sogno: i concittadini recanatesi, che hanno contribuito enormemente, e i militari. I rapporti con i militari? Sono buonissimi. A settembre, come ordinario del luogo, sarò chiamato ad impartire le cresime sia dei militari italiani che americani. E’ una cosa molto bella.”
Padre Giuseppe Moretti
Radioerre
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