L’Ordine sacro (Ordine Sacerdotale) – I Diaconi – II parte
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Anche per il Diacono, come per il Vescovo ed il Presbitero, vale la legge del celibato. Qualora però il Diacono abbia ricevuto la sacra vocazione mentre era già sposato, se la moglie dà il formale consenso (per iscritto e dinanzi all’Assemblea dei fedeli), la Santa Sede autorizza la sua Sacra Ordinazione. Resta inteso che, qualora diventasse vedovo, non potrebbe risposarsi.
Il Diacono può appartenere ad un ordine religioso o essere un “secolare”. Ma poiché spesso vive in famiglia e veste abiti borghesi in strada o sul lavoro (Il Diritto Canonico gli concede la facoltà di non indossare l’abito ecclesiastico) (Can. 288), viene erroneamente ritenuto, da alcuni, un laico, confondendolo facilmente con il Ministro straordinario dell’Eucaristia. Per contro il Diacono appartiene alla Gerarchia Ecclesiastica, è membro del Clero regolare (Can. 265).
Il Diacono, grazie al Sacramento dell’Ordine, esercita il suo Ministero “in persona Cristi” (quindi è Sacramento di Cristo) contribuendo, con il suo impegno ed il suo sacrificio, all’edificazione della Chiesa, sempre operando in perfetta comunione con il Vescovo – da cui dipende direttamente e di cui “deve essere l’orecchio e la bocca, il cuore e l’anima” – e in fraterna e devota collaborazione con il suo Presbiterio.
In caso di reali necessità pastorali, mancando i Presbiteri necessari, il Vescovo può mettere un Diacono a Capo di una Comunità: oggi esistono numerose Chiese, Diaconie e Parrocchie che sono rette da Diaconi permanenti che esercitano il loro mandato con competenza, serietà, amore e spirito di sacrificio, con buona soddisfazione dell’Ordinario e del popolo affidato alle loro cure.
Appare evidente che un Organismo grande, come la Chiesa, non potrebbe reggersi senza una struttura gerarchica ma quella ecclesiale non è una gerarchia di potere bensì “di servizio”, laddove “chi è più in alto si ponga al servizio degli altri” e “il primo si faccia servo di tutti” (così come nella famiglia, i genitori, pur essendo “capi” si pongono al “servizio” dei figli).
Per altro, tra i Membri dell’Ordine Sacro, non esiste un rapporto “generazionale” (padri e figli) ma, essendo essi tutti “Sacramento di Cristo” (il Vescovo è Sacramento di Cristo, Capo e Maestro; il Presbitero è Sacramento di Cristo, Pastore; il Diacono è Sacramento di Cristo, Servo del Padre) sono tra loro Fratelli e, come tali, operano in clima di fraterna collaborazione “per l’edificazione del Corpo mistico di Gesù Cristo” (Can. 275).
Molti chiedono come vanno chiamati i Servi del Signore. A tutti coloro che sono consacrati a Dio viene dato l’appellativo di Reverendo; a coloro poi che hanno ricevuto l’Ordine Sacro (Vescovi, Preti, Diaconi), la Chiesa riconosce il titolo di “Don” ( per i Monaci, “Dom”), contrazione di “Dominus” (Signore), giacchè essi, in virtù del Sacro Ministero, sono Sacramenti di Cristo, Signore. Ai Vescovi, in più, si dà il titolo di Monsignore o di Eccellenza. Ai Cardinali ci si rivolge chiamandoli “Eminenza”.
Don Manlio
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