Lettere alle donne sposate – 3°
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Il senso della misura
Sono felice di constatare dalle vostre lettere che nostro Signore vi ha già fatto gustare gli inizi di quella pace dell’anima che, con la sua grazia, dobbiamo cercare di conservare nel tunnel delle molteplici attività del nostro stato di vita… Non vi meravigliate delle vostre abbondanti mancanze: derivano dalla fragilità umana. Dispiacetevi di aver recato offesa a Dio, ma senza perdere la gioiosa umiltà che è perfettamente disposta a sentire e accettare la debolezza della natura umana… Spesso, durante il giorno, accertatevi che non siate troppo presa da ciò che state facendo così da perdere il senso della misura e tenete una mano nella salda presa del Signore benedetto. Se vi accorgete che siete eccessivamente preoccupata, calmatevi e tentate di riacquistare la vostra pace.
Immaginate di lavorare con una mano soltanto, mentre con l’altra vi tenete stretta al Signore, come la santa Vergine deve aver fatto durante l’infanzia di Gesù. Quando siete interiormente in pace, aumentate i vostri atti di dolcezza. In questo modo vi abituerete a diventare serena e padrona di voi stessa.
13. Alla Signora de la Fléchère: Annecy, maggio 1608
Fragili ma fedeli
Bisogna saper unire insieme queste due cose: essere risoluti a vivere con fedeltà le pratiche della vita spirituale e, nello stesso tempo, non turbarsi ne inquietarsi ne meravigliarsi quando accade di cadere. La prima cosa dipende dalla nostra fedeltà, che deve non solo conservarsi ma crescere di ora in ora; la seconda dipende dalla nostra debolezza, che non potremo mai eliminare del tutto finché durerà la vita presente.
Carissima figlia, quando siamo caduti in qualche difetto, esaminiamo immediatamente il nostro cuore e chiediamogli se ha conservato viva e intera la risoluzione di servire Dio. Spero che ci risponderà di sì e che ci assicurerà di essere disposto a subire mille volte la morte piuttosto che infrangere questo proposito. Allora chiediamogli ancora: Perché dunque inciampi ora così facilmente? Perché sei così fiacco? Esso ci risponderà: Mi sono lasciato sorprendere non so come, ma ora mi sento così a terra!
Mia cara figlia, occorre perdonarlo: non manca per infedeltà ma per fragilità. Bisogna dunque correggerlo con dolcezza e calma, e non rattristarlo o turbarlo ancora di più. Dobbiamo dunque dirgli: Cuore mio, amico mio, fatti coraggio in nome di Dio; camminiamo, stiamo attenti ed eleviamoci verso il nostro aiuto e il nostro Dio. Dobbiamo essere caritatevoli verso la nostra anima, finché vediamo che non pecca per cattiveria. In questo esercizio pratichiamo la santa umiltà… Non desiderate la guerra, ma attendetela nella pace.
14. Alla Signora de la Fléchère: Annecy, 28 maggio 1608.
Verità amabile e gradita
Dio vuole che voi lo serviate nel luogo in cui vi trovate, con gli esercizi che sono convenienti per il vostro stato e con gli atti che ne sono la conseguenza; e, mediante questa profonda convinzione, bisogna che cominciate ad amare teneramente il vostro stato e i suoi esercizi per amore di Colui che vuole così. Però vedete, mia cara sorella: non bisogna pensare a queste cose così di sfuggita; bisogna fare scendere questi pensieri molto profondamente nel cuore e rendere questa verità amabile e gradita al cuore attraverso meditazioni e riflessioni particolari.
E siate ben convinta che tutto quello che è contrario a questa direttiva, non è altro che amor proprio. L’instabilità che, tanto nella preghiera quanto fuori della preghiera, osservate nel vostro spirito, che ora è forte e ora è debole, ora vede il mondo con piacere e ora con disgusto, non è altro che un’occasione che Dio vi offre per vivere nell’umiltà e nella dolcezza, giacché, in questo modo, comprendete quello che siete da voi e quello che siete con Dio.
15. Alla moglie del Presidente Brùlart: Annecy, 25 giugno 1608.
S. Francesco di Sales
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