Lettera di Giovanni Paolo II agli anziani
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La comunità cristiana può ricevere molto dalla serena presenza di chi è avanti negli anni. Penso, soprattutto, all’evangelizzazione: la sua efficacia non dipende principalmente dall’efficienza operativa. In quante famiglie i nipotini ricevono dai nonni i primi rudimenti della fede! Ma sono molti altri i campi a cui può estendersi il benefico apporto degli anziani. Lo Spirito agisce come e dove vuole, servendosi non di rado di vie umane che agli occhi del mondo appaiono di poco conto.
Quanti trovano comprensione e conforto in persone anziane, sole o ammalate, ma capaci di infondere coraggio mediante il consiglio amorevole, la silenziosa preghiera, la testimonianza della sofferenza accolta con paziente abbandono! Proprio mentre vengono meno le energie e si riducono le capacità operative, questi nostri fratelli e sorelle diventano più preziosi nel disegno misterioso della Provvidenza.
Anche sotto questo profilo, dunque, oltre che per un’evidente esigenza psicologica dell’anziano stesso, il luogo più naturale per vivere la condizione di anzianità resta quello dell’ambiente in cui egli è ” di casa “, tra parenti, conoscenti ed amici, e dove può rendere ancora qualche servizio. A mano a mano che, con l’allungamento medio della vita, la fascia degli anziani cresce, diventerà sempre più urgente promuovere questa cultura di una anzianità accolta e valorizzata, non relegata ai margini.
L’ideale resta la permanenza dell’anziano in famiglia, con la garanzia di efficaci aiuti sociali rispetto ai bisogni crescenti che l’età o la malattia comportano. Ci sono tuttavia situazioni, in cui le circostanze stesse consigliano o impongono l’ingresso in ” case per anziani “, perché l’anziano possa godere della compagnia di altre persone e usufruire di un’assistenza specializzata. Tali istituzioni sono pertanto lodevoli, e l’esperienza dice che possono rendere un servizio prezioso, nella misura in cui si ispirano a criteri non solo di efficienza organizzativa, ma anche di affettuosa premura.
Tutto è in questo senso più facile, se il rapporto stabilito con i singoli ospiti anziani da parte di familiari, amici, comunità parrocchiali, è tale da aiutarli a sentirsi persone amate e ancora utili per la società. E come non inviare qui un ammirato e grato pensiero alle Congregazioni religiose ed ai gruppi di volontariato, che si dedicano con speciale cura proprio all’assistenza degli anziani, soprattutto di quelli più poveri, abbandonati o in difficoltà?
Carissimi anziani, che vi trovate in precarie condizioni per la salute o per altro, vi sono vicino con affetto. Quando Dio permette la nostra sofferenza a causa della malattia, della solitudine o per altre ragioni connesse con l’età avanzata, ci dà sempre la grazia e la forza perché ci uniamo con più amore al sacrificio del Figlio e partecipiamo con più intensità al suo progetto salvifico. Siamone persuasi: Egli è Padre, un Padre ricco di amore e di misericordia!
Penso in maniera speciale a voi, vedovi e vedove, rimasti soli a percorrere l’ultimo tratto della vita; a voi, religiosi e religiose anziani, che per lunghi anni avete servito fedelmente la causa del Regno dei cieli; a voi, carissimi fratelli nel Sacerdozio e nell’Episcopato, che per raggiunti limiti di età avete lasciato la diretta responsabilità del ministero pastorale.
La Chiesa ha ancora bisogno di voi. Essa apprezza i servizi che ancora vi sentite di prestare in molteplici campi di apostolato, conta sul vostro apporto di prolungata preghiera, attende i vostri sperimentati consigli, e si arricchisce della testimonianza evangelica da voi resa giorno dopo giorno. ” Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza ” (Sal 16 [15], 11).
Giovanni Paolo II
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