Lettera di Giovanni Paolo II agli Anziani
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L’autunno della vita
Che cosa è la vecchiaia? Di essa a volte si parla come dell’autunno della vita lo faceva già Cicerone seguendo l’analogia suggerita dalle stagioni e dal susseguirsi delle fasi della natura. Basta guardare il variare del paesaggio, lungo il corso dell’anno, sulle montagne e nelle pianure, nei prati, nelle vallate, nei boschi, sugli alberi e sulle piante. C’è una stretta somiglianza tra i bio-ritmi dell’uomo e i cicli della natura, di cui egli è parte.
Allo stesso tempo, però, l’uomo si distingue da ogni altra realtà che lo circonda, perché è persona. Plasmato ad immagine e somiglianza di Dio, egli è soggetto consapevole e responsabile. Anche nella sua dimensione spirituale, tuttavia, egli vive il succedersi di fasi diverse, tutte ugualmente fuggevoli. Sant’Efrem il Siro amava paragonare la vita alle dita di una mano, sia per mettere in evidenza che la sua lunghezza non va oltre quella di una spanna, sia per indicare che, al pari di ciascun dito, ogni fase della vita ha la sua caratteristica, e ” le dita rappresentano i cinque gradini su cui l’uomo avanza “.
Se, pertanto, l’infanzia e la giovinezza sono il periodo in cui l’essere umano è in formazione, vive proiettato verso il futuro, e, prendendo consapevolezza delle proprie potenzialità, imbastisce progetti per l’età adulta, la vecchiaia non manca dei suoi beni, perché, come osserva san Girolamo, attenuando l’impeto delle passioni, essa ” accresce la sapienza, dà più maturi consigli “. In un certo senso, è l’epoca privilegiata di quella saggezza che in genere è frutto dell’esperienza, perché ” il tempo è un grande maestro “. E ben nota, poi la preghiera del Salmista: ” Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore ” (Sal 90 [89].
Giovanni Paolo II
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