l’esperienza dell’apostolato dei laici
Questo articolo è stato già letto1038 volte!
Ma chi sono i laici? III^
Bisogna fare tesoro di due esperienze. La prima, sempre più frequente e sempre più dolorosa, è quella che ci rivela l’inconsistenza delle promesse fondamentaliste, integriste o variamente movimentiste. Diversamente da quanto affermato in quelle promesse, il solco di cui abbiamo parlato non è un abbaglio. Esso esiste, fuori di noi e ancor di più dentro di noi, e fino all’ultimo giorno non potrà essere cancellato.
Dev’essere affrontato con forza e con coraggio, e soprattutto sostenuti dalla grazia. È così che cresce una fede vera e matura. Com’è ormai sotto gli occhi di tutti, le esagerazioni fondamentaliste e integriste possono affascinare per il tempo di una breve stagione, ma poi sbiadiscono e lasciano apparire le macerie costruite sulla base di una proposta cristiana spiritualmente debole e culturalmente sprovveduta.
Un antidoto al fascino di quelle esagerazioni sarebbe offerto costantemente da una maggiore familiarità con le dinamiche della vita spirituale e con la storia della Chiesa e del cristianesimo, ma raccomandare tutto questo a volte sembra vano.
La seconda esperienza da mettere a punto è quella che come laici facciamo ogni qual volta comprendiamo davvero la nostra dignità nella Chiesa, pari a quella di qualunque altro battezzato, e la responsabilità che ne deriva. Se grande è la dignità, grande è la nostra responsabilità per ogni deficit di esercizio dell’apostolato dei laici, e per le lacerazioni e le deformazioni che questo deficit incide sul volto della civitas e della ecclesia.
Ogni eventuale fiacchezza nell’apostolato dei laici non può mai essere innanzitutto colpa dei pastori. Non è un caso che il solco che separa religione e vita si manifesti oggi con una profondità e una larghezza straordinaria, ovvero proprio in un momento in cui siamo coinvolti in un trapasso da un “mondo” che irreversibilmente finisce a un “mondo” che si va formando, ma del quale non sono ancora visibili neppure i tratti principali.
Tuttavia è proprio per vivere con fede e con lucidità questo trapasso che lo Spirito ha donato alla Chiesa e all’umanità la grazia del Vaticano II, così tutti i pontefici, a partire da Paolo VI, hanno insegnato. Questa è una grazia che provoca e che giudica in modo pressante i laici e la qualità del loro apostolato.
In questo trapasso, particolarmente traumatico in Italia e nella vecchia Europa continentale, il compito dei laici cristiani è quello di fare dell’eucaristia e della parola di Dio luce e forza di un discernimento e di un rinnovamento della vita politica, della vita economica, della vita familiare, della vita culturale e scientifica, e così via, e forti di questa esperienza, loro compito è anche quello di contribuire al rinnovamento della vita religiosa.
Luca Diotallevi
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.