Le superstizioni – II parte
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Leggi anche la prima parte
Una delle superstizioni più comuni è la convinzione di taluni che il venerdì 13 o 17 porti sfortuna. L’origine di questa credenza è legata al fatto che Gesù fu crocifisso di venerdì. Il 13 riguarda il numero dei commensali nell’ultima cena (12 gli apostoli e il 13º era Gesù che morì in croce). Il 17 ha una motivazione enigmistica: nella numerazione latina, il 17 si scriveva XVII. Anagrammando, si può leggere VIXI che significa “vissi”, quindi “sono morto”; espressione usata per le lapidi cimiteriali.
Si dice che la rottura di uno specchio causerebbe sette anni di guai. Bisogna sapere che la lavorazione di uno specchio da appendere al muro, fatta con i sistemi artigianali del medioevo, venire a costare una somma altissima, pari a quella che avrebbe potuto guadagnare un contadino o un operaio, in sette anni di duro lavoro. Fare rompere lo specchio, in passato, era un bel guaio.
Far cadere il sale a terra sarebbe un atto infausto. Il sale, nei tempi andati, aveva una notevole valore economico tanto che i soldati venivano pagati anche con sacchetti di sale: “il salario”. Far cadere il sale nel fango diventava un problema economico. Va anche detto che, fin dai tempi più antichi, il sale ed un segno di amicizia. Ricordiamo l’offerta di Melchisedec ad Abramo: pane e sale. Si racconta che un nobile aveva invitato a mensa un viandante ed aveva posto sulla tavola una coppa colma di sale, simbolo di amicizia. Purtroppo l’ospite, forse un po’ brillo, compì un gesto inconsulto, facendo cadere la coppa del sale. Il padrone di casa si infuriò a tal punto che uccise il viandante. Anche per questo, rovesciare il sale a tavola, è considerato di cattivo auspicio.
Fra le varie superstizioni c’è quella che l’apertura dell’ombrello in casa porti male. Più che “portare male”, poteva fare, fisicamente, male. In realtà, i primi ombrelli erano fabbricati col fusto in metallo ed avevano l’estremità appuntita (poteva servire anche come arma di difesa). Considerando il fatto che le abitazioni comuni avevano stanze piuttosto piccole (anche per poterle meglio riscaldare), l’apertura dell’ombrello in casa poteva ferire qualcuno dei presenti.
Come molti sanno, il colore viola è considerato “di cattivo augurio” da attori, registi e proprietari di teatri. Anche qui c’è una ragione storica: In passato, la Chiesa proibiva gli spettacoli teatrali, in tempo di Quaresima – quando il colore dei paramenti liturgici è il viola – Di conseguenza i teatranti in quel periodo non potevano lavorare e …. non guadagnavano! Si comprende che la gente di spettacolo provasse tristezza quando si cominciavano ad esporre i drappi viola davanti alla chiese. Oggi quelle proibizioni non esistono più ma nel subconscio dei teatranti, il viola resta un colore “pericoloso”.
Il Redattore
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