Le Persecuzioni di Padre Pio – IV
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Per tutto l’arco della vita, compreso tra l’impressione delle stimmate (1918) e il Suo trapasso da questa vita (1968) Padre Pio fu sempre perseguitato.
Furono persecuzioni mosse da avversioni, gelosie, invidie, odi, ostruzionismo al suo apostolato, accuse infamanti, calunnie, violenze morali.
Fin dalla Sua primissima presenza in San Giovanni Rotondo (1916) Egli trovò ostilità nell’ambiente religioso perchè, con la Sua intensa attività apostolica, sconvolgeva la rilassatezza dei costumi e l’abituale negligenza del clero locale.
Poi, negli anni successivi, sino al trapasso, il Suo servizio intenso ed incondizionato alla Chiesa di Cristo incontrò, giorno per giorno, avversioni, contrarietà, contrasti, per opera, normalmente, di persone che trovavano in Lui un duro ostacolo al conseguimento di loro disonesti interessi personali.
Queste guerre continue l’avevano ridotto un “ecce homo”, tanto che nell’ultimo giorno di vita Egli, dopo la celebrazione della Messa, stava per crollare giù dall’altare se non fosse stato provvidenzialmente soccorso dai presenti.
Dopo una vita di persecuzioni crudeli e feroci, al suo trapasso parve a molti che insieme a Lui crollassero anche le opere Sue. Ma quello che sembrò designare una fine, fu invece un principio, ciò che sembrò segnare una sconfitta fu invece una vittoria, ciò che sembrò delineare una prostrazione fu invece un trionfo.
In tutta la vita di Padre Pio, quindi, i suoi acerrimi e indiavolati nemici furono sempre presenti, e furono sei le grandi persecuzioni contro Lui.
Quarta Persecuzione
Essa va dal 1956 alla metà del 1960 e consiste nel tentativo, da parte di un turbolento gruppetto di facinorosi, di sottrarre Casa Sollievo ai legittimi possessori. L’anno dell’inaugurazione di Casa Sollievo della Sofferenza (1956) sembra promettere bene. C’è un guardiano del convento Padre Carmelo da Sessano (1953-1959) che ama filialmente Padre Pio; viene eletto provinciale (1956) Padre Agostino da San Marco in Lamis, confessore del Padre; sono in corso lavori per l’erigenda nuova Chiesa; viene indetto un Symposium per trattare delle “affezioni coronariche”, a cui intervengono le più grandi celebrità mediche di tutto il mondo.
Ma un fuoco traditore sta covando sotto la cenere.
Infatti c’è chi è in vigile e quieta attesa che si verifichino alcuni eventi, che apriranno la strada al compimento di un atto criminoso: estromettere il Padre dalla Sua Opera. E l’evento atteso si verifica prima ancora del momento sperato. I tre grandi ostacoli che sbarrano il cammino al compimento del grande delitto vengono meno.
Sono la cessazione dell’incarico di guardiano di Padre Carmelo da Sessano (5 Ottobre 1959); la cessazione del Provinciale, Padre Agostino da San Marco in Lamis (Luglio 1959); la morte del grande Papa Pio XII (9 ottobre 1958). Sono i baluardi che si sono sempre posti a difesa di Padre Pio.
Improvvisamente, però, essi vengono meno ed il Padre viene a trovarsi solo ed allo scoperto di fronte ai suoi nemici. È nuovo Provinciale padre Amedeo da San Giovanni Rotondo, nuovo guardiano padre Emilio da Matrice, è Generale dell’Ordine Padre Clemente da Milvankee.
Primo programma concordato è l’isolamento del Padre mediante un servizio di vigilanza per assumere il controllo dei movimenti che avvengono intorno all’Opera della carità.
Il progetto è di costruire i presupposti per fare apparire la santità di Padre Pio come “un mito” e la devozione dei fedeli come “fanatismo”, per mettere una pietra su di Lui e sui fatti straordinari a Lui attribuiti.
Il provinciale afferma che “le stimmate di Padre Pio tra un mese sarebbero scomparse”.
Padre Rosario da Aliminusa, guardiano succeduto a Padre Emilio (che dopo un anno si dimette), appena insediato nella carica come primo atto dà fuoco ai documenti riguardanti Padre Pio esistenti in convento e dice ad un dottore del paese che prende le difese del Padre: “Lei sarà l’ultimo a credere in Padre Pio”.
Mons. Girolamo Bortignon, vescovo cappuccino di Padova è felice di unirsi ai ribelli e dare ad essi man forte, vieta nella sua diocesi i Gruppi di Preghiera, punisce severamente due onesti e zelanti sacerdoti della sua diocesi perché si recano a visitare Padre Pio e definisce San Giovanni Rotondo “centro di fanatismo”.
Ad un devoto che ha in mano un’escara caduta dalla mano del Padre, il guardiano dice: “Che cos’è questo schifo?”. Mentre un altro frate della banda, vedendo un uomo che mostra una pezzuola del Padre, gliela strappa di mano e gliela fa a pezzetti con una forbicina.
Il terreno per un nuovo attacco al Padre si sta consolidando.
Il Santo Frate è estremamente debole e sofferente; non ha più la forza di sostenersi da solo, traballa pur cercando di proseguire come può il Suo ininterrotto ministero. Spesso è visto piangere. I Suoi amici sono tenuti lontani. Ha continuamente sbandamenti e vertigini, ma è vietato a chiunque di dargli sostegno e conforto.
Per il compimento del piano criminoso, di cui sopra si è fatto cenno che è in corso di attuazione, il gruppo dei facinorosi è composto da un parroco della provincia di Roma ( precedentemente devoto al Padre ed ora Suo acerrimo nemico, che, nella sua bramosia vorrebbe sostituirsi agli attuali onestissimi dirigenti di Casa Sollievo ) e di un ristretto gruppetto di padri cappuccini fortemente collegati tra loro per l’esecuzione di questo scellerato disegno.
Il disegno prevede l’espropriazione della Casa Sollievo, la sostituzione della sua dirigenza, preparare il passaggio di proprietà, la distruzione e l’annientamento per sempre della splendida figura di Padre Pio.
Questi potenti coalizzati sono pochi (circa dieci), ma fortemente legati ed appoggiati da due autorità vaticane e sostenuti dalla mania ossessiva di alcune donne gelose, nemiche di altre di cui si già parlato, che esse ritengono favorite dalla predilezione del Padre.
Non solo, ma collabora con loro una ristrettissima cerchia di altre donne incaricate, a pagamento, di accusare il Padre di aver tenuto un contegno immorale nei loro riguardi. Il compito ad esse affidato è di recarsi in tutti i confessionali della Chiesa per dire ai frati confessori che Padre Pio ha tenuto un comportamento moralmente scorretto verso di loro.
La calunnia infame verrà poi scoperta e smascherata, ma inizialmente reca un danno gravissimo al Padre; essa fa parte del piano di distruzione di quella splendida innocente creatura. I coalizzati, favoriti da un’altissima autorità cappuccina che ha consentito, nelle recenti elezioni, l’attribuzione ad essi dei posti chiave della dirigenza della vita monastica della Provincia di Foggia, si pongono subito in movimento per conseguire i fini che si sono proposti.
Il loro governo dura soltanto per circa un quinquennio, ma la persecuzione da essi iniziata è delle più atroci.
Padre Pio è tenuto sotto stretta vigilanza per impedire che Egli convogli i soldi della carità verso Casa Sollievo della Sofferenza; è sempre affiancato nei Suoi spostamenti da un frate custode; viene contornato di apparecchi registratori per controllare i suoi colloqui con amici.
Un registratore viene installato anche sotto il Suo letto.
Quale il movente di questo orribile crimine?
Si è già detto che il fine dei congiurati è di estromettere dall’ospedale gli attuali amministratori e sostituirsi ad essi per motivi ben comprensibili, cioè per prendere sotto il proprio controllo l’afflusso dei danari che da ogni parte del mondo pervengono a Casa Sollievo.
Perciò si sforzano di dimostrare che gli attuali responsabili sono degli incapaci, che porteranno l’Opera al fallimento, che Padre Pio non avendo la capacità necessaria a selezionare i funzionari adatti a garantire il buon andamento dell’attività dell’impresa ne affida la gestione a persone totalmente impreparate.
Quindi, affermano che per il bene dell’Opera occorre provvedere all’avvicendamento degli organi dirigenti. Ma capiscono bene che scardinare il Padre dalla Sua Opera non è compito facile. Ed ecco che essi intravedono nelle possibili confidenze fatte dal Padre, in confessione, alle Sue figlie spirituali, un aiuto necessario per accusarlo.
Infatti se essi riuscissero a carpire qualche frase amichevole o qualche riservatezza scambiata in confessionale tra Padre e figlie, che poi essi abilmente interpreteranno in senso ambiguo o addirittura con sottinteso che suscita indignazione, lo scopo che essi si propongono sarebbe raggiunto.
Padre Pio perderebbe ogni motivo di stima e di credibilità e quindi diverrebbe più facile eliminarlo dall’Opera. Questo è il motivo del registratore nel confessionale.
Questa persecuzione ha delle caratteristiche tutte proprie.
Infatti tre sono i gruppi che operano ai danni del Padre, tutti e tre indipendenti tra loro.
Anzitutto quello delle donne gelose. Esse ritengono che il Padre abbia una maggiore predilezione per altre donne e accordi ad esse maggiore attenzione. La loro gelosia le acceca al punto che, per aggredire le avversarie, inventano rapporti segreti tra costoro ed il Padre, ottenendo, con la loro infame accusa di offendere non le nemiche ma, e in modo grave, il povero ed ignaro frate.
I superiori di Lui, pur certi che si tratta di falsità prodotte da fantasticherie isteriche, devono intervenire per dovere d’ufficio, generando tormento e turbamento nel Santo confratello.
L’altro gruppo, quello delle calunniatrici, di cui si è già accennato, è composto da persone malvagie e perverse, capaci di compiere azioni le più basse e nefande.
Queste donne, ingaggiate e pagate da persone che si propongono di gettare nel fango Padre Pio (persone ben individuate), hanno il compito, già sopra indicato di deporre in Confessione che Padre Pio si è comportato, con loro, in modo gravemente offensivo del pudore e della morale. Esse recano un gravissimo danno al Padre, perchè la loro vile infamia viene rafforzata dalla testimonianza resa nella sacralità del confessionale.
Occorre aggiungere che questi esseri disgustosi depongono anche presso il confessionale di teologi assai noti e molto stimati, inducendo costoro a ricredersi sulla buona opinione che avevano del Padre, non solo, ma anche ad intervenire presso alte autorità ecclesiastiche per convincerle di essersi sbagliate nella stima accordata al Padre.
Il terzo gruppo che muove una radicale ed ostinata lotta al Padre è quello già noto dei coalizzati che, per porre in atto il crimine del registratore in confessionale, stringono attorno a Lui una più fitta cortina di vigilanza, di controllo e di pedinamento, che Gli vieta ogni contatto con gli amici e mostrando vilmente di assisterlo, impedisce che altri si avvicini a Lui.
Questi disonesti tentano anche di avvalersi dell’apporto dei due gruppi di donne (le gelose e le calunniatrici) per consolidare la propria azione offensiva. Ma quando sembra che abbiano già raggiunto lo scopo che si sono prefissi, all’improvviso la loro opera viene clamorosamente scoperta.
Una ristretta cerchia di amici del Padre, sempre in attenta vigilanza, riesce a smascherare l’attentato portato in confessionale ed a proclamare pubblicamente la notizia. In tal modo l’azione dei congiurati si ritorce pesantemente su di loro.
Cosi, subito dopo la metà del 1960, tutta la criminosa impalcatura, costruita dai nemici di Padre Pio, crolla, ed i responsabili vengono ricoperti di disprezzo. Però in questo quinquennio e specialmente negli anni 1959 e 1960, Padre Pio è stato duramente flagellato.
Luigi Peroni
Biografo
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