Le persecuzioni contro i cristiani nel XXI secolo
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I cristiani, a qualunque confessione appartengano
sono vittime di sanguinose persecuzioni.
Non è agevole ai nostri giorni parlare di cristiani perseguitati, né mi sembra il caso di “dare numeri” in questo editoriale. Mi piace piuttosto tentare di darvi una chiave di lettura del fenomeno, alla luce dell’ultimissimo Magistero del Papa che l’11 febbraio ha manifestato la rinuncia al ministero petrino.
A Milano il Card Scola il 6 dicembre scorso ha affermato: «Con l’Editto di Milano emergono per la prima volta nella storia le due dimensioni che oggi chiamiamo “libertà religiosa” e “laicità dello Stato”.
L’editto non è solo una dichiarazione di tolleranza ma permette la libera scelta della religione ed è oggi un tema attualissimo e lo si vede dalle cronache che provengono da tutto il mondo sulle persecuzioni dei cristiani sia in America latina, Oriente, Asia e Africa (dove le persecuzioni sono anche fisiche) sia nelle società civili occidentali.
Le divisioni più profonde sono quelle tra cultura secolarista e fenomeno religioso, e non (come spesso invece erroneamente si pensa) tra credenti di diverse fedi. Misconoscendo questo dato, la giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di “neutralità”, il sostegno dello Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio”.
Vedete che concorrono motivi politici, religiosi, giuridici, sociologici e chi più ne ha più ne metta.Crescono le persecuzioni. Quest’anno due milioni di cristiani uccisi solo in Sudan e di cui nessuno parla. Nel mirino c’è un sistema di valori alla radice del nostro modo di vita. Le comunità che si richiamano a Gesù danno fastidio.
Come ha detto il Santo Padre Benedetto XVI all’Angelus del 26 dicembre 2009 nel giorno della festa di Santo Stefano, “la testimonianza … dei martiri cristiani, indica ai nostri contemporanei … su chi debbano porre la propria fiducia per dar senso alla vita. Il martire è colui che muore con la certezza di sapersi amato da Dio e, nulla anteponendo all’amore di Cristo, sa di aver scelto la parte migliore … è consapevole di … aprire nel mondo sentieri di pace e di speranza.
Oggi, presentandoci il diacono Santo Stefano come modello, la Chiesa ci indica, altresì, nell’accoglienza e nell’amore verso i poveri, una delle vie privilegiate per vivere il Vangelo e testimoniare agli uomini in modo credibile il Regno di Dio che viene”.
Ai microfoni di Radio Vaticana, il 26 dicembre il prof. Massimo Introvigne ha detto: «Da una parte c’è la persecuzione cruenta … che deriva da specifiche ideologie: il fondamentalismo islamico radicale, gli etno-nazionalismi e quanto ancora sopravvive della vecchia ideologia comunista … Ma c’è una sottile intolleranza anche in Occidente».
Sempre il Papa, agli auguri di Natale 2012 alla Curia Romana di qualche mese addietro, si è soffermato sui pericoli di una dittatura culturale, esercitata da una specifica ideologia e tra le varie c’è quella del gender, che incrocia i temi riguardanti le persecuzioni dei cristiani nel mondo con la polemica verso la Chiesa circa i matrimoni gay, attribuendo a quest’ultimi una sorta di funzione di “demolizione anche fisica” della presenza cristiana.
«Queste ideologie – osserva Introvigne – si sentono minacciate dalla voce dei cristiani e dalla voce della Chiesa e, quindi, le loro lobby mettono in atto campagne di intolleranza e di discriminazione». Infatti, ancora papa Benedetto lo scorso 8 febbraio ha detto durante la visita al Seminario Romano: «oggi nel mondo i cristiani sono il gruppo più perseguitato perché non conforme, perché è uno stimolo, perché contro le tendenze dell’egoismo, del materialismo, di tutte queste cose …
Tutti dicono: “Ma tutti fanno così, perché non io?” No, io no, perché voglio vivere secondo Dio.Sant’Agostino una volta ha detto: “I cristiani sono quelli che non hanno le radici in giù come gli alberi, ma hanno le radici in su, e vivono questa gravitazione non nella gravitazione naturale verso il basso”. Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad accettare questa missione di vivere come minoranza … dando forza al bene nel nostro mondo».
I nostri fratelli uccisi nelle persecuzioni hanno fatto della loro vita un’offerta generosa e senza condizioni alla grande causa del Vangelo: è questo ciò che li ha uniti nella vita e anche nella morte violenta.
Per annunciare l’amore di Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’uomo, testimoniandolo in opere concrete di amore ai fratelli, non hanno esitato a mettere quotidianamente a rischio la propria vita in contesti di sofferenza, di povertà estrema, di tensione, di violenza generalizzata, per offrire la speranza di un domani migliore e cercare di strappare tante vite, soprattutto giovani, al degrado e alla spirale della malvivenza, accogliendo quanti la società rifiuta e mette ai margini.
A noi spetta di non lasciar soli questi cristiani. Preghiamo il Signore per loro e non vergogniamoci della nostra fede; per rispetto di Nostro Signore, che non si è vergognato di noi, fino al punto di farsi da noi uccidere, e per rispetto anche di coloro che per amor suo rischiano la loro stessa vita.
Non temiamo di professarci cristiani; prepariamoci ad affrontare l’insulto e la derisione, pena ben più leggera delle torture fisiche e della morte che i nostri fratelli patiscono in altre parti del mondo, ma che tuttavia conduce alla stessa sorte nel Regno di Cristo: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).
don Giovanni Basile
don Giovanni Basile
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