Le conversioni sono tutte autentiche?
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La prova che devono dare i veri apostoli di Gesù che oggi annunciano il Vangelo, sono i segni che arrivano sempre da Dio e di cui gli stessi apostoli non possono vantarsi. Non devono essere necessariamente miracoli impossibili, quindi, guarigioni che sospendono le leggi fisiche, sono già sufficienti le conversioni dei peccatori, averli portati in Chiesa.
Ma qui nasce un dubbio, lecito e allo stesso tempo ingannevole per molti. Infatti, anche nei luoghi di false apparizioni avvengono conversioni, cambiamenti di vita da parte di determinate persone. Non andavano a Messa o non pregavano e dopo la frequenza di uno dei luoghi dove agisce satana, mostrano quella che chiamano conversione.
Questo si verifica con facilità e lascia molti entusiasti del luogo dove avvengono, ma sono vere conversioni? Ha agito veramente lo Spirito Santo in queste persone? Oppure si tratta di reazioni personali, quindi, cambiamenti emotivi e mentali dovuti a cause psicologiche, umane?
Poi, c’è da chiedersi se rimane conveniente a satana permettere queste conversioni.
Lui le vuole e le determina perché si tratta di innocue conversioni e la conversione di uno potrà condurre in quel luogo tanti altri.
Lui può anche permetterle per far diffondere la santità di un determinato falso fenomeno e attirare molta più gente. Questa gente non sa a cosa và incontro! Chi si reca in un luogo che in realtà è un falso fenomeno, assorbe negatività, viene suggestionato e crede ciecamente a tutto quello che diffonde un veggente, o addirittura più veggenti.
Ma se sono falsi, su dieci affermazioni ci sarà sempre anche una sola cosa subdola che danneggia la vera spiritualità del Vangelo.
È tremendamente dannoso frequentare veggenti e luoghi di false apparizioni, ci si impregna dello spirito satanico e si rimane legati negativamente al veggente. Avviene come un legamento magico e il credente non può percepirlo né comprenderlo, ma comincia ad avere una idea fissa sulla santità del veggente fino a considerarlo più grande di Gesù.
Lo fa a livello inconscio, non si rende conto che la sua adorazione è rivolta al veggente e non a Gesù, e che non ha fiducia nella Madonna.
Quindi, non sono le conversioni a dare credito ai luoghi di apparizioni, perché la valutazione decisiva deve considerare la vita che conduce quello che si ritiene convertito. Commette gli stessi peccati mortali? Non prega e non và a Messa? Parla sempre in modo scurrile e giudica con facilità? Non medita il Vangelo e non si sforza di metterlo in atto? Non osserva i Comandamenti? Non si confessa e non pratica le virtù?
Allora, di quale conversione stiamo parlando?
I veri luoghi di apparizione emanano misteriosamente una pace che non si conosce nel mondo, questo è pure vero, ma qualsiasi persona può avvertire una profonda pace interiore anche in un falso luogo di apparizione perché quel clima le trasmette qualcosa di nuovo.
Oltre alla vera pace interiore che si avverte nei luoghi dove operano veramente Gesù e Maria, nella persona devono essere presenti anche nuovi e santi propositi di cambiare vita e di iniziarne una tutta nuova. Questa è la vera conversione interiore, che si emana in tutta la persona e si evidenzia nella vita di tutti i giorni.
Questi convertiti e nuovi apostoli di Gesù, si ritrovano una notevole volontà determinata a trasmettere agli altri la loro esperienza e ne parlano molto spesso un po’ con tutti. È sicuramente un buon segno ma bisogna controllarlo e farsi aiutare da un Padre spirituale per evitare iniziative personali negative.
Non bisogna essere convertiti per fare un santo apostolato, tutti siamo chiamati a trasmettere la sana dottrina della Chiesa e questo impegno compiuto con amore, fa aumentare la propria Fede. Più si trasmette, più aumenta.
È meraviglioso provare interiormente la vera gioia quando si parla di Gesù e della Madonna. Si avverte la presenza di Dio!
La Festa liturgica di San Marco ci indica che la conoscenza del Vangelo deve essere una priorità per tutti noi, un impegno gratificante per riempirci dello Spirito di Gesù e lasciare lo spirito umano. Non possiamo crescere nella Fede se non conosciamo bene il Signore e non imitiamo la sua Vita.
Da oggi proponiamoci di meditare il Vangelo di San Marco in tre giorni, è il più breve e dà una profonda conoscenza di Gesù!
Dobbiamo imparare ad accostarci a Dio, che dimora in noi, ogni giorno con migliore disposizione. La nostra anima, per questa presenza divina, diventa un angolo di Cielo. Questa considerazione ci può aiutare molto.
Al momento del Battesimo sono venute ad abitare nella nostra anima tre Persone della Trinità beatissima, col desiderio di rimanere molto più unite alla nostra esistenza di quanto può esserlo il più intimo degli amici. Questa presenza, del tutto singolare, si perde solamente a causa del peccato mortale.
D’altra parte noi cristiani non dobbiamo contentarci di non perdere Dio; dobbiamo cercarlo in noi stessi, nelle nostre occupazioni, quando siamo per strada, ovunque, per ringraziarlo, chiedergli aiuto, per chiedergli perdono dei peccati che ogni giorno si commettono.
A volte si pensa che Dio sia molto lontano, ed è invece più vicino e più sollecito del migliore degli amici. Diciamolo a tutti!
Padre Giulio M. Scozzaro
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Cervello maschile e cervello femminile
L’ Almanacco delle scienze del CNR, nel numero di marzo 2016 riporta un articolo sulle differenze tra il cervello dei maschi e quello delle femmine. Elisabetta Menna, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr, riassume così lo status delle ricerche: “Di differenze ve ne sono a livello sia strutturale sia funzionale. In generale gli uomini hanno più neuroni (materia grigia) e le donne hanno maggiori connessioni (materia bianca)”.
Ciò significa, per semplificare al massimo, che la percezione popolare della differenza tra maschio e femmina, riassumibile pressappoco in un concetto
come questo: “le donne sono intuitive e multitasking, gli uomini logici e razionali”, non è peregrina.
Non si tratta certo di utilizzare la scienza, oggi, come si faceva nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, quando un’ eccessiva fiducia nel metodo sperimentale, applicato agli uomini portarono a stabilire graduatorie molto rigide sulla superiorità del maschio sulla femmina.
Nel contesto materialista e riduzionista di allora, l’intelligenza, per usare una parola molto generica, doveva essere connessa non a qualche entità spirituale (la classica e ormai negletta “anima”), ma a fattori fisici ben documentabili e sperimentabili. Si riteneva che l’uomo fosse studiabile, per citare Emile Zola, come “un ciottolo della strada”, non solo quanto alla sua corporeità, ma anche riguardo alle sue scelte. E che l’intelligenza, trasformata in un’ entità sconnessa e isolata da educazione, passioni, emozioni, motivazioni…, fosse misurabile con opportuni test creati da psicologi, antropologi e psichiatri.
Per questo specialisti in fisiognomica, antropometria, frenologia e craniometria, tutte discipline che oggi consideriamo senza fondamento (pseudoscienze), ma allora ritenute il top del pensiero scientifico di contro alle vecchie “superstizioni religiose”, non avevano dubbi: come nel cranio di un uomo bianco stanno più pallini di piombo di quelli contenuti nel cranio di un nero, così il cranio dei maschi è più capiente di quello delle donne. E ciò ne dimostra la superiorità.
Ancora: poiché il cervello del maschio pesa di più di quello della femmina, possiamo stare tranquilli sulle conclusioni già desunte grazie a pallini e misurazioni effettuate con compassi di vario genere.
A queste convinzioni aderivano personalità come Charles Darwin, ne L’origine dell’uomo, o Cesare Lombroso, psichiatra di grido e fondatore dell’antropologia criminale, che nel suo La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, pubblicato nel 1893 con grande successo internazionale, spiegava che la donna è in tutto inferiore all’uomo, menzognera, stupida e cattiva, che “ha molti caratteri che l’ avvicinano al selvaggio, al fanciullo, e quindi al criminale: irosità, vendetta, gelosia, vanità”, e che “nella mente e nel corpo, la donna è un uomo arrestato nel suo sviluppo”.
Oggi sappiamo che le misurazioni con il bilancino degli scienziati materialisti ottocenteschi erano esatte. Come ricorda Giulio Maira, direttore Istituto di Neurochirurgia Policlinico Gemelli di Roma, “l’encefalo di una donna pesa in media 1.200 grammi, quello di un uomo un po’ di più: 1.350 grammi”; inoltre il cervello maschile ha anche un maggior numero di neuroni.
Ma, qui sta la “novità”, il cervello delle donne possiede le sue caratteristiche peculiari, originali, tra cui un maggior numero di connessioni tra i due emisferi (“Pur avendo le donne un numero minore di neuroni, tuttavia possiedono aree cerebrali con almeno il 10% di neuroni e connessioni in più...”; G. Maira, Sole 24 ore, 25/7/2014).
Ciò sta a significare, come scrivono lo psichiatra Tonino Cantelmi e lo psicologo Marco Scicchitano, nel loro Educare al femminile e al maschile (un ottimo mix di conoscenze scientifiche, esperienza, buon senso e buona filosofia), che decidere chi sia “superiore” o “inferiore” tra l’uomo e la donna, è come stabilire se a tavola sia più importante il coltello o la forchetta.
Uomo e donna, è sempre più evidente, sono dunque diversi in tutto, dai genitali agli ormoni, e persino nel cervello (nonostante il maschilismo scientista di Lombroso, il femminismo radicale e l’ideologia gender): proprio per questo complementari.
Se è vero che un figlio nasce dalla relazione tra due persone con differente identità sessuale, un maschio e una femmina, è altrettanto vero che costoro non si completano soltanto perché uno mette lo spermatozoo e l’altra l’ovulo, ma anche perché persino i loro cervelli sono strutturalmente e funzionalmente differenti, complementari.
Come a dire che solo con entrambi, cervello maschile e cervello femminile, si legge la realtà a 360 gradi. Il buon senso lo insegna e le neuroscienze lo confermano: camminando a braccetto, maschio e femmina, vedono più chiaro (F.A., Libero, 24/3/2016)
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