L’amore di Dio e quello del prossimo
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La via dell’amore si sintetizza e si sviluppa nei due grandi precetti: l’amore di Dio e quello del prossimo; l’amore di Dio si fonda sulla verità, perché è apprezzamento della sua infinita grandezza e bontà; l’amore del prossimo si fonda sulla misericordia perché è compatimento, bontà, beneficenza, perdono, dedizione, sacrificio. L’apprezzamento di Dio sopra tutte le cose produce nella creatura la piena fiducia in Lui, testimonianza autentica di fede che non permette di confondere questa virtù con un idealismo trascendentale o con un bisogno interiore di tendere alla Divinità in una maniera vaga.
Chi confida in Dio lo crede veramente nella sua infinita realtà, lo considera come padre, lo ama come sommo oggetto di amore, desidera per conseguenza di fare la sua Volontà, accoglie i suoi precetti e li pratica con fedeltà. Dio da parte sua risponde alla fiducia della sua creatura, la purifica, la cesella, la ricolma di meriti, e perciò la tratta come Padre correggendola e come amico provandola.
L’uomo non è perfetto in questa vita, e specialmente dopo il peccato, non è capace di ascendere a Dio senza purificarsi di tutta la scoria che accumula in Lui la sua fragilità. Per questo Dio come Padre lo corregge e come amico lo prova. Sembra un paradosso che tra la creatura e il Creatore ci sia quasi come legame la Croce, eppure è così, perché nel mortale cammino solo la Croce elimina la piccolezza umana, rende la creatura capace di essere inondata di grazie e la eleva fino alla contemplazione di Dio.
Nella sofferenza la carne è come volatilizzata, è come pressata e ridotta ai minimi termini, purché la creatura si rivolga al Creatore con un atto di unione alla sua Volontà. Possiamo dire che noi siamo sempre proclivi al male e alle imperfezioni; abbiamo bisogno di una continua pressione per tenere nei limiti le nostre potenze, e questa pressione è il dolore.
Lo vediamo col fatto che l’anima, dopo una dura tribolazione nella quale credeva di essersi vinta, ritrova in sé con sorpresa gli stessi difetti, appena la pressione dolorosa si rallenta; l’orgoglio, quasi corpo elastico, li risolleva, e così l’ira, l’egoismo, la gola, la pigrizia, l’impurità e tutti gli altri vizi. Perciò, finché non è vinto questo stato di elasticità morale, è necessario che gravi su di noi la mano di Dio con le prove e i castighi. Il Signore non grava con questa amorosa pressione le anime separate da Lui; esse sono magari tormentate da satana, ma non ricevono il dono della tribolazione placida e purificatrice, perché la loro coscienza è irrigidita nel male.
Don Dolindo Ruotolo
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