La vocazione sacerdotale e la responsabilità dell’altro
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L’evangelista Giovanni, facendoci entrare nel mistero trinitario di amore, chiarisce particolarmente questo aspetto più volte trattato nel vangelo: per Gesù tra i doni ricevuti dal Padre uno è particolare, quello dei discepoli “Sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani” (Gv 13,.3). Gesù dunque manifesta la consapevolezza della presenza dei discepoli come dono del Padre affidati alla sua responsabilità… anche di Giuda! E poiché sono del Padre, Gesù li restituisce al Padre dopo averli custoditi ed ammaestrati perché siano nel mondo testimoni dell’amore trinitario. Accanto a questa visione di Gesù, l’evangelista fa emergere un’altra visione, quella del mondo: i discepoli sono uomini condannati in relazioni egoistiche e distruttive, dunque ostili (cfr. Gv 17,1-26).
Ecco la seconda grande sfida per la vocazione sacerdotale, ma anche per ogni altra vocazione cristiana: vivere le relazioni sempre orientato al dono di Dio di cui sono responsabile e non alla difesa di sé. Ogni vocazione è infatti dentro questa libertà responsabile di Gesù… è frutto di chi ha assolto con responsabilità il proprio ministero nella Chiesa… motivo di profonda gratitudine per quanti ci hanno fatto crescere in santità e grazia proprio quando eravamo nei peccati!
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