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La vocazione sacerdotale e la responsabilità dell’altro

12 Ottobre 2010 | Filed under: Vocazioni
     

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L’anno sacerdotale ormai concluso, con i suoi “momenti di alta spiritualità sacerdotale” e con altri momenti di “vero scandalo e profonda vergogna”, ha suscitato curiosità e riflessioni tese ad approfondire la natura della vocazione sacerdotale: essa appare un dono di rara bellezza ma anche particolarmente fragile!

Abbiamo considerato la prima grande sfida di questa vocazione nel contesto odierno: vivere il tempo sempre orientato alle occasioni di Dio e non alle opportunità personalmente vantaggiose: «Ogni vocazione è di fatto il frutto più bello di un tempo spiritualmente vissuto da bravi sacerdoti… così come molte delle nostre scelte sono certamente state occasione di Dio a beneficio di altri! Occorre dunque ripartire dal “kairos” (evento) di Gesù nel quale vive ogni vocazione, considerare i “kairoi” (occasioni) della nostra storia, per poi intercettare i “kairoi” (momenti) della vita quotidiana»! Basterà affrontare positivamente questa sfida perché i sacerdoti manifestino il volto di Gesù Cristo buon pastore oggi?

E’ da tempo che si parla della “solitudine” del sacerdote…, molto poco si parla invece del contesto relazionale in cui il sacerdote opera, posto in una società che su questo versante manifesta forti patologie. Non siamo forse tutti figli di una cultura che ha messo radici nell’espressione tanto amata da Jean-Paul Sartre: “gli altri sono l’inferno”? Forse non è proprio così pervasiva questa visione, ma cosa dire di un certo modo di parlare della classe dirigente, della ricerca di delegittimare l’altro solo perché del parere diverso più che di approfondire la verità e di perseguire il bene comune? Come mai tra la gente cresce la sfiducia, la paura dell’altro… cresce l’invidia, la gelosia, la presunzione,… cresce la ribellione ed il giustizialismo…? In questo contesto sociale e culturale il sacerdote si trova da una parte impegnato a portare la libertà di Cristo, dall’altra si trova a cercare una libertà dagli altri!

La tensione è forte ed evidente tanto che termini come individualismo, autosufficienza, autoreferenzialità,… entrano sempre più nel magistero ecclesiale, così come sempre più si punta sulla necessità di un contesto sano e maturo di relazioni umane per la “salute del sacerdote”, come quello della comunità presbiterale, e questo fin dalla formazione nel Seminario! Eccoci di fronte ad una seconda fondamentale consapevolezza: è necessario riscoprire la “responsabilità degli altri” e la “corresponsabilità sacerdotale”, cioè riconquistare la “capacità di scegliere di rispondere” alla predilezione che Dio ha per me sacerdote affidandomi il ministero del presbiterato, affidandomi i suoi figli, il presbiterio, il vescovo,… chiave delle mie consolazioni o desolazioni. L’altro non è “l’inferno da cui difendermi o da combattere” come in una crociata del XXI secolo, ma una benedizione, un dono prezioso concessomi per vivere in pienezza al quale fare spazio, portando i pesi, condividendo pensieri e desideri, ascoltandolo in vista di un discernimento ecclesiale comune,… a maggior ragione se questi fratelli costituiscono la comunità presbiterale (cfr. E. Bianchi, Ai presbiteri, Qiqajon 2004, 61-62)!

L’evangelista Giovanni, facendoci entrare nel mistero trinitario di amore, chiarisce particolarmente questo aspetto più volte trattato nel vangelo: per Gesù tra i doni ricevuti dal Padre uno è particolare, quello dei discepoli “Sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani” (Gv 13,.3). Gesù dunque manifesta la consapevolezza della presenza dei discepoli come dono del Padre affidati alla sua responsabilità… anche di Giuda! E poiché sono del Padre, Gesù li restituisce al Padre dopo averli custoditi ed ammaestrati perché siano nel mondo testimoni dell’amore trinitario. Accanto a questa visione di Gesù, l’evangelista fa emergere un’altra visione, quella del mondo: i discepoli sono uomini condannati in relazioni egoistiche e distruttive, dunque ostili (cfr. Gv 17,1-26).

Ecco la seconda grande sfida per la vocazione sacerdotale, ma anche per ogni altra vocazione cristiana: vivere le relazioni sempre orientato al dono di Dio di cui sono responsabile e non alla difesa di sé. Ogni vocazione è infatti dentro questa libertà responsabile di Gesù… è frutto di chi ha assolto con responsabilità il proprio ministero nella Chiesa… motivo di profonda gratitudine per quanti ci hanno fatto crescere in santità e grazia proprio quando eravamo nei peccati!

P. Alfredo Maria Avallone


     

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