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La vita di Laura Degan raccontata da nonna Assunta

12 Dicembre 2015 | Filed under: Santi Beati e Venerabili
     

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Riceviamo e pubblichiamo

I PARTE

Domenica 13 dicembre 1987, festa di S. Lucia, al­l’ospedale di Padova viene alla luce una bellissima bambina. Sei tu, mia adorata nipotina Laura! I tuoi genitori, Paolo Degan e Paola Franceschetto, sono raggianti: sei arrivata dopo due anni e sei giorni dal loro matrimonio.

Sei accolta con immensa gioia anche dai nonni Regi­na e Camillo, Damiano e Assunta, dagli zii e dalle zie: sei la prima nipotina.

Il nonno Damiano ti sa riconoscere tra i tanti neonati, dice che sei la più bella! Hai un bel visetto roseo e paffuto, capelli lunghi e neri e due occhioni bellissi­mi.

Per il tuo arrivo a casa ti preparo la carrozzina morbida e calda perché tu non prenda freddo, picco­lo esserino indifeso!

La scelta del nome

Alcuni giorni dopo la tua nascita il Parroco Don Rino Brasola viene a casa tua per conoscerti e darti il benvenuto nella nostra comunità di Cervarese S. Croce. In questa occasione chiede alla mamma per­chè desiderano chiamarti “Laura”: sul calendario non compare nessuna santa che porti questo nome. Io ora penso che un giorno ci sarai tu, “Santa Laura Martire”.

Chi leggerà quanto sto scrivendo su di te o conoscerà per altre vie la tua storia, capirà che sei arrivata su questa terra come un Angelo, per risvegliare la fede nel cuore di moltissime persone.

Il giorno del Battesimo

Cara Laura, vieni battezzata dal Parroco Don Rino, domenica 7 febbraio, festa della vita. Zia Marcolina e zio Giorgio sono i tuoi padrini.

Don Rino inizia la S. Messa con queste parole: “Come sapete, in questa prima domenica successiva alla Presentazione di Gesù al Tempio, si celebra ogni anno la festa della vita. I Vescovi, in questa occasio­ne, ci invitano a meditare la Parola che troviamo nel Vangelo di Luca, ‘Benedetto il frutto del tuo grembo’. Con questo saluto che Elisabetta rivolse a Maria noi diamo il benvenuto a Laura, la bambina che ora, mediante il Battesimo, entrerà a far parte della nostra famiglia parrocchiale e dell’intera comunità cristiana.

Facciamo festa anche alla nostra sorella Augusta Pepato che compie oggi 90 anni. Queste due vite, una appena sbocciata e l’altra già avanzata, devono essere entrambe accolte e protette con amore e con gioia.”

La signora Augusta ora ha 98 anni e prega anche lei vicino alla tua piccola tomba.

Una bambina vivace

Cara nipotina, come dimenticare la tua vivacità e la tua voglia di vivere? Amavi molto la musica e le feste. Eri tanto birichina, ti piaceva cantare, ballare, giocare, correre.

Avevi appena un anno e mezzo quando la tua mam­ma, svegliatasi all’improvviso durante la notte a causa di rumori provenienti dalla cucina, ti trovò seduta sopra la credenza intenta a sgranocchiare dei biscotti.

Qualche anno più tardi, con la tua biciclettina, sei scappata via di corsa: ti ho raggiunta ad uno “stop”, proprio mentre sopraggiungeva una macchina. Sia­mo cadute e tu eri molto dispiaciuta poichè mi ero procurata delle ferite: mi hai chiesto perdono pian­gendo.

Un altro giorno sei scappata in mezzo ad un campo di grano ed un altro ancora ti sei nascosta nello stanzino del bruciatore di nonna Regina: tante per­sone ti cercavano, ma ti hanno trovata solo quando tu hai deciso di uscire dal tuo nascondiglio.

Ti piaceva arrampicarti sulle piante e salire più in alto che potevi. Eri tanto felice quando potevi andare al mare, in montagna e al parco giochi: “Quando eravamo all’asilo lei andava sempre sull’altalena” scrive un tuo piccolo amico. E un’altra compagna aggiunge: “Laura per me è una persona insostituibile. Era amica di tutti, simpatica, sempre allegra; mi manca molto e vorrei fosse ancora qui”.

Cara Laura, ti piaceva tanto la vita, ma il Signore Gesù ti ha voluta con sè a soli 6 anni.

Ora gioca felice con tutti i bambini che ti hanno preceduta, con gli Angioletti, con Gesù Bambino e con la Mamma Celeste!

La diagnosi della terribile malattia non cancella la fede e la speranza

Era il 25 febbraio del 1990 e avevi solo due anni quando i medici dissero ai tuoi genitori che avevi un male molto molto grave.

Mamma e papà e noi nonni ti abbiamo subito portata al Santuario di S. Leopoldo dove un Padre, commos­so dal nostro racconto, ha aperto la vetrinetta dove è custodita la veste del Santo: la mamma ne ha preso un lembo e l’ha appoggiato sul tuo visetto dove si sarebbe manifestato il male.

Tu, piccola gioia, ti sei inginocchiata e hai baciato le sue sante pantofole. Hai tanto pregato dicendo con grande confidenza: “Nonno Poldo, aiutami a gua­rire!”.

Al ritorno ci siamo fermati al S. Cuore di Saccolongo da Padre Daniele, un santo sacerdote, infermo da molti anni, che ti è sempre stato vicino, dalla tua nascita fino alla fine dei tuoi giorni terreni.

Quel giorno, però, Padre Daniele non potè riceverti poiché stava tanto male.

Storia di due palloncini

Cara Laura, il giorno dopo la diagnosi sono arrivati dal cielo due palloncini colorati che portavano appe­so un semplice bigliettino con un indirizzo: erano stati lasciati liberi durante una festa di carnevale dai bambini di Borgoforte, un piccolo paese in provincia di Mantova. Avevano percorso più di 100 chilometri in una sola notte! Noi abbiamo accolto questi pallon­cini come un grande messaggio mandato dal Signo­re Gesù e abbiamo scritto a quel piccolo paese del grande dolore che aveva colpito la nostra famiglia: in quella Parrocchia ti hanno subito amata e in te hanno amato tutti i bambini ammalati. Il Parroco, Don Ernesto Lara, ha celebrato subito una Messa e ha deciso di far pregare per te la sua comunità tutte le domeniche: come gioivano quando arrivavano notizie di un tuo miglioramento!

Nonno Damiano, zia Daniela ed io siamo andati a Borgoforte una domenica del 1991. Don Ernesto ci ha accolto con tanta gioia e, consegnataci una lettera, ci ha detto: “Mettetela via per ricordo, un giorno vi servirà”. Che profezia, cara Laura!

Il Vescovo di Mantova, Monsignor Egidio Caporello, fu molto sorpreso per questo legame tra le nostre Parrocchie. Ci scrisse tra l’altro: “Ho ricevuto da tempo la sua lettera e la documentazione sulla sua nipotina (…). Ho letto con viva partecipazione spi­rituale, sorpreso anche per il singolare rapporto con la nostra Borgoforte, con il suo parroco, le suore e i parrocchiani (…). Tutto ci parla di una testimonianza sofferta eppure misteriosa e lieta.”

La prima operazione

Cara Laura, il giorno 27 febbraio 1990 sei entrata per la prima volta in sala operatoria nel reparto di chi­rurgia pediatrica dell’Ospedale di Padova.

Ricordo quella mattina con molta commozione. Eri tanto agitata e non riuscivi ad addormentarti con l’anestesia tanto che i medici permisero alla tua mamma di esserti vicina, vestita anche lei come loro, con il grembiule verde, la cuffia, i calzari sterili e la mascherina.

In sala d’attesa, insieme al tuo papà e a me, c’era anche l’amico Don Dino Breggion, ex parroco di Cervarese S. Croce.

Quando la tua mamma uscì, aveva le lacrime agli occhi e ci raccontò che, prima di addormentarti, ti eri voltata verso di lei e le avevi detto: “Mamma, can­tami l’Ave Maria”. Anche i medici si erano commossi. La tua mamma ti aveva cantato l’Ave Maria sorri­dendo, ma il suo cuore piangeva. Coccolata dalla voce soave della mamma ti eri addormentata sere­namente: certamente vicino a te avevi la Madonnina che amavi tanto.

  Laura e il Santo Padre

Cara Lauretta, nel 1991 scrivo in Vaticano per far conoscere la tua e la nostra sofferenza e per chiedere al Santo Padre una preghiera e una benedizione. Da allora ci sono arrivati dal Vaticano diversi messaggi, uniti anche a coroncine del S. Rosario.

Anche tu hai mandato al Papa letterine e piccoli disegni insieme a offerte per i bimbi più poveri. Sappiamo da fonti sicure che il Santo Padre si è molto commosso nel leggere la tua storia, Lui che, il 17 agosto 1994, venticinque giorni prima che tu ci lasciassi, mentre stavi molto soffrendo, ha detto: “Ci saranno apostoli tra i fanciulli”.

Cara Laura, questo Papa che ama molto i bimbi ha poi scritto una lettera indirizzata a loro proprio il 13 dicembre 1994, mentre tu festeggiavi in Cielo il tuo settimo compleanno. Che bella “coincidenza”!

Lunghe sofferenze

Ricordo con molta commozione i giorni passati ac­canto a te durante uno dei numerosi ricoveri per radioterapia. Tu, piccina, avevi un tubicino infilato dentro il nasetto ed eri costretta a stare in quella stanza tutta piena di raggi. Fra il tuo letto e il mio c’era un pannello che ci teneva divise: il medico mi aveva raccomandato di avvicinarmi a te il meno possibile per evitare le radiazioni.

A volte avevi paura e così io ti tenevo la mano, ti leggevo le fiabe e pregavo con te.

Ricordo che in un momento di tristezza mi hai detto: “Nonna vorrei tanto vederti, ma so che non puoi perché ti prendi i raggi.” In quel momento, non curandomi più delle raccomandazioni del medico, ti sono venuta vicina e ti ho abbracciato forte, forte. Piccolo angelo, quanti aghi hanno trafitto il tuo corpicino in più punti, sul viso, sulle braccia, sulle mani, sulla schiena! Eri tu che dicevi alle infermiere dove pungerti.

Una volta, stanca di tutto questo, hai preso le forbici e hai tagliato il tubicino della flebo. Che paura abbia­mo avuto!

Una tua cara amica scrive pensando a te in questi momenti: “Laura era la mia migliore amica: mi dispiace che ha molto sofferto, ma ora non soffrirà più!”.

Da parte mia molte volte ho detto al Signore Gesù: “Prendi me e salva la mia cara nipotina!”.

Un nuovo intervento: il trapianto del midollo

Ricordo il lungo periodo in cui sei stata in camera sterile in seguito al trapianto del midollo, avvenuto 1’8 gennaio 1993.

Eri stata ricoverata il giorno precedente. Ricordo che la tua mamma aveva cercato per tutta la casa un’im­magine di Padre Pio che desiderava portare con sè. Risultando vana la sua ricerca, si era rivolta a me. Anch’io, però, pur avendo molte immagini del caro Padre, non riuscivo a trovarne. Ormai rassegnata, poco prima di partire per accompagnarti in ospedale, ho aperto, senza apparente motivo un cassetto della scrivania: sopra tutte le scartoffie c’era l’immagine desiderata. Essa fu di grande conforto per la tua mamma e anche per te, che pregavi sempre Padre Pio per la tua guarigione.

L’intervento di trapianto si svolse senza problemi. Ricordo che potevamo vederti solo attraverso i vetri e comunicare con te solo per mezzo del citofono o del telefono, ma tu eri ugualmente contenta perché ave­vi sempre vicino la mamma che ti raccontava la favole, ti faceva giocare e pregava con te.

L’l1 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, po­chi giorni dopo il tuo ritorno a casa, la mamma ti ha portata nella basilica di S. Antonio: in quel giorno si pregava in modo particolare per gli ammalati. Era presente anche il Vescovo, Monsignor Antonio Mattiazzo, che ti ha accarezzata e benedetta.

Laura frequenta la scuola

Nei brevi periodi in cui la tua malattia ti ha dato un po’ di tregua, hai frequentato, con buon profitto, la scuola materna, il catechismo e la scuola elementare. Nonostante tu abbia partecipato alle lezioni per meno di tre mesi, hai imparato a leggere e a scrivere molto bene, come dice un tuo compagno: “Laura è venuta poche volte a scuola, ma quando veniva era veloce a scrivere. Era molto simpatica e gentile.”. “Laura era sempre contenta perché prendeva bei voti” aggiunge un’altra bimba.

La tua diligenza è stata notata anche da questa amichetta che afferma: “Anche se era in ospedale Laura faceva lo stesso i compiti!”.

Mentre eri ricoverata per un piccolo intervento di chirurgia plastica, il 16 maggio 1994, hai scritto una poesia intitolata “La primavera” che, musicata da zia Daniela e imparata da tanti bambini, è ormai destinata a diventare molto famosa:

La primavera è bella

la primavera è un fiore

la primavera conta i giorni

la primavera è un saluto

la primavera è una giostrina

la primavera sarà contenta

la primavera è tutto

il mio cuoricino.

Laura.

continua


     

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