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La vita di Laura Degan raccontata da nonna Assunta

14 Dicembre 2015 | Filed under: Servi Fedeli di Gesù
     

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Laura Degan

IV parte

La Cresima

Cara stellina, la sera del 6 agosto 1994, giorno della Trasfigurazione, hai ricevuto il Sacramento della Cresima. Te lo ha amministrato il parroco Don Rino. Eri distesa sul mio letto e seguivi molto attentamente la cerimonia.

Quando Don Rino ha chiesto chi era la tua madrina, io ho risposto che era zia Daniela. Allora tu hai ribattuto: ‘Non si chiama Daniela, ma Ieia!’. Tu la chiamavi sempre così, eri molto affezionata a lei. Quella sera indossavi un vestitino che ti aveva comprato la mamma, per tuo desiderio, alcuni gior­ni prima. Era un abitino a fiori (sembrava una prima­vera!) che ti era subito piaciuto, mentre non avevi approvato quello acquistato precedentemente per­chè troppo elegante.

Hai indossato per la seconda volta quel vestito il giorno della tua ultima festa, quella che tu avevi previsto pochi giorni prima di lasciarci, dicendo: “Mamma, il terzo giorno che starò meglio faremo una grande festa con tanta gente!”.

Laura non vede più

Cara Laura, fra il 9 e il 10 agosto del’94 hai perso la vista. Noi pensavamo che ti saresti spaventata e disperata, invece non ti sei affatto lamentata. Ci hai dato una grande lezione, eri molto più coraggiosa di noi.

Desideravi che ti portassimo vicino il tuo fratellino Marco: lo accarezzavi e gli dicevi: “Giugiù, sei bel­lissimo!”. Ma come potevi dire così se non avevi più gli occhi? Dove trovavi quella tua grande forza?

Tu piccola Laura eri illuminata, vedevi la luce di Dio! Sei nata il giorno di S. Lucia e te ne sei andata senza occhi come Lei, Santa Martire!

La mamma e la S. Messa

Cara nipotina, nel mese di agosto desideravi che la mamma andasse alla S. Messa tutte le mattine: dice­vi che se lei andava alla Messa tu sentivi meno dolore.

Io ero molto preoccupata quando mamma si allon­tanava, perché avevo paura che ti succedesse qual­cosa: eri soggetta a frequenti emorragie.

Tu mi dicevi di non preoccuparmi, perché, nei mo­menti in cui la mamma stava in chiesa, non ti poteva accadere nulla di male.

Ricordo che una mattina ero molto in ansia per le tue condizioni e, con decisione, ho detto alla tua mam­ma di rimanere a casa vicino a te. Lei obbedì. Al pomeriggio, però, tu mi hai detto: “Ecco, nonna, questa mattina non hai voluto che la mamma andasse alla Messa e io ora ho più male degli altri giorni”. Perdonami, piccola stellina, per averti fatto tanto soffrire!

Visioni misteriose

Cara Laura, una notte piangevi e dicevi di avere tanto male. Hai chiesto di spegnere tutte le luci, ma la stanza era già tutta buia. Eppure tu vedevi dei fasci di luce colorata, molto forte, che ti facevano soffrire tanto. Passato il male, hai detto: “Saranno stati gli occhi di Gesù”.

Appeso al muro, sopra il tuo lettino, c’era – e c’è ancora – un quadro di Gesù Misericordioso: i fasci di luce che ti facevano tanto soffrire avevano gli stessi colori di quelli che, in quest’immagine, scaturiscono dal Suo Sacro Cuore.

Un’altra sera in cui stavi tanto male hai detto: “Ma che cosa vuole Padre Daniele da me?”. Alla mamma che ti chiedeva spiegazioni hai detto che lui era seduto ai piedi del tuo lettino. Ma come è possibile?

Abbiamo riferito tutto a Padre Daniele che, con un bel sorriso, disse che ti era sempre accanto.

Le notti di Laura

Cara stellina, ricordo che di notte non riuscivi a dormire: ascoltavi, attraverso Radio Maria, i canti dedicati alla Mamma Celeste e il S. Rosario. Ti piace­va molto anche sentire le cassette che ti portavano la voce di Padre Pio: lo amavi tanto!

Eri contenta quando, al mattino, sentivi il canto del gallo: ti mettevi tranquilla e ti addormentavi. Altre volte dicevi: “Nonna il gallo canta, ormai è mattina, è l’ora del bagnetto”.

Il viso sfigurato

Oh cara nipotina, ricordo il tuo visetto sfigurato: sembrava quello di Gesù Crocifisso. Dove erano i tuoi occhioni belli, il tuo nasetto, la bocca? Non si vedeva più nulla, il tuo viso era tutto una piaga. Ricordo che nei momenti di grande sofferenza chie­devi che ti venissero versate delle gocce di olio santo dentro le orecchie perchè dicevi di sentirle chiuse. Desideravi anche che ti bagnassimo il volto con l’acqua benedetta o che ti appoggiassimo sulle pia­ghe alcune foglie di edera del pozzo della Madonni­na del Sacro Cuore di Saccolongo. Eri così devota a questa Mamma che Padre Diego, l’allora Superiore, ha permesso che la piccola statua venisse portata nella tua cameretta dove è rimasta per qualche giorno. Grazie cara Madonnina per essere stata vicina alla mia cara nipotina in momenti tanto dolorosi!

Sempre avanti, lungo la via dolorosa

Penso, cara piccina, che il Signore mandi la Croce a chi sa accettarla con fede e rassegnazione. Abbiamo affrontato momenti tanto difficili! A volte ci sembrava che il Buon Dio ci avesse abbandonato e dicevamo, come Gesù in Croce: “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”.

La tua mamma, però, non si lamentava mai: la sua fede le dava grande forza.

E tu, piccola martire, eri speciale: attraverso la tua sofferenza, vissuta con fede eroica, ci hai insegnato che la vita è un grande dono di Dio. Tu, così piccina, così fragile, dicevi di essere una bambina fortunata perché avevi sempre la mamma vicino a te e potevi curarti con le medicine, mentre i bimbi del Ruanda o della Bosnia erano privi di tutto.

Grazie Laura per il tuo grande esempio!

Dal Cielo proteggi tutti i bambini del mondo!

“Non chiacchierate, pregate!”

Cara Lauretta, l’ultima domenica che hai trascorso su questa terra sono venuti alcuni parenti per sapere di te, ma non sono saliti alla tua cameretta, perché da tempo non desideravi visite se non quelle dei medi­ci, della cara infermiera Lucia Bressan, dei religiosi e delle religiose.

Tu, piccola martire, dal tuo lettino di sofferenza, quel giorno mi hai affidato questo messaggio per i presenti: “Di’ loro che, invece di chiacchierare; reci­tino il S. Rosario!”. Poi hai aggiunto: “Dillo forte: voglio sentirti!”.

Il giorno successivo, quando hai saputo che due di quegli zii erano tornati, mi hai detto: “Chiedi loro se ieri hanno recitato il S. Rosario”.

Amavi molto questa preghiera.

Ricordo che, una sera, mentre eri coricata accanto a me, mi hai chiesto di recitare con te il S. Rosario. Eri tanto debole, avevi solo un filo di voce, ma hai continuato a pregare finchè ti sei addormentata, tenendo fra le mani la coroncina bianca che ti aveva mandato il Santo Padre.

Stellina bella, quante cose ci hai lasciato da meditare!

Una vocazione molto speciale

Ricordo che una notte di settembre, poco prima che ci lasciassi, abbiamo sentito che chiedevi: “Ma per­chè sono stata scelta proprio io?”.

Anche noi, cara piccina, ce lo chiediamo spesso. Certamente il Signore ha un piano speciale per te.


     

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