La virtù della Carità
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La carità è il segno distintivo dei discepoli di Cristo (cfr. Gv 13,35): il comportamento della persona è pienamente umano quando nasce dall’amore, manifesta l’amore ed è ordinato all’amore. La carità è signora e regina di tutte le virtù. L’inno alla carità di San Paolo (capitolo 13 della prima lettera ai Corinzi) si conclude con il versetto 13: ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità.
Tutta l’opera della creazione è cantico all’amore di Dio, che diventa misericordia nella promessa ai progenitori dopo il peccato; Dio esprime il suo amore nel chiamare Abramo, che diventerà suo confidente e amico. I profeti annunciano che l’amore di Dio trionferà sulle infedeltà del popolo, perdonando e creando in esso un cuore nuovo, capace di amare.
Nel nuovo testamento Dio è chiamato espressamente amore; amore del Padre per il Figlio suo, il diletto; amore del Figlio per il Padre fino alla consumazione della propria vita; amore di Dio Padre verso gli uomini: ci ama per primo, ci ha rigenerati, ci ha dato la prova del suo amore donandoci il Figlio. Dio ama gli uomini come ama il Figlio: li ama senza misura, li chiama amici, si sacrifica per essi sacrificando il Figlio; “nessuno ci separerà dall’amore di Cristo” (Rm 8,35) .
Gli uomini sono chiamati a dare una risposta all’amore di Dio, e la risposta è la carità. La carità si manifesta anzitutto osservando la Parola di Dio, poi amando i fratelli “come egli ama noi”, anche se fossero nemici. La carità è la virtù fondamentale superiore alla fede e alla speranza; è vincolo di perfezione; edifica il credente e porta “molti frutti”.
La fede opera mediante la carità, ci aiuta a diventare servi gli uni degli altri, perché l’amore di Cristo ci “spinge” ad amare gli altri (cfr 2Co 5,14-15), specie i più bisognosi. L’amore ai fratelli è prova dell’amore di Dio (1 Gv 4,20): “da questo vi riconosceranno”.
Il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli nel piano Pastorale Diocesano “Organizzare la speranza” scrive alla pag. 51: “La comunione e l’educazione della fede hanno bisogno di essere tradotte in vita vissuta. Diversamente, non sarebbero credibili. Solo chi è testimone vivente è autorevole. I testimoni, più dei maestri, sono capaci di conquistare il cuore degli uomini.
Il ruolo della testimonianza è centrale in qualsiasi pastorale che voglia suscitare la fede negli altri. Perciò, la nostra Chiesa, se vuole essere autenticamente missionaria, deve testimoniare la carità di Cristo in tutte le situazioni nelle quali c’è un anziano, un uomo, una donna, un bambino che soffre o ha bisogno di aiuto. Con questo spirito, la nostra Chiesa deve sempre più impegnarsi in progetti di carità”.
Mons. Gaetano Romano
Vicario Episcopale per la carità
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