La superstizione – I
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La superstizione è un fenomeno diffuso in tutto il mondo per cui, in modo assolutamente irrazionale, i cosiddetti “superstiziosi sono portati a credere che un qualcosa possa procurare danni o benefici.
Il termine superstizione è di origine latina: è formato da “super” – che sta al di sopra – e “stizio” – stato, condizione. Secondo quanto racconta Cicerone, i superstiziosi erano coloro che rivolgevano pressanti preghiere agli dei, offrendo anche doni e sacrifici, per ottenere la grazia di far ritornare i propri figli, dalla guerra, sani e salvi, cioè: superstiti.
In Italia esistono molte credenze superstiziose – gatti neri, sale, ferri di cavallo, ecc.- che trovano la loro spiegazione in fatti storici di tutt’altro genere.
I gatti neri sono ritenuti pericolosi. “Se un gatto nero attraversa la strada, è meglio tornare indietro o cambiare direzione” – L’evoluzione tecnologica dei nostri tempi ci consente di avere lumi l’illuminazione su ogni tipo di strada ma, in passato, non era così: le strade erano buie e, nel buio, il gatto nero non si vedeva. Si vedevano però i suoi occhi fosforescenti che potevano spaventare i semplici e soprattutto, terrorizzare i cavalli quando questi felini attraversavano la strada. Accadeva che i cavalli si imbizzarrivano, disarcionando il proprio cavaliere o facendo rovesciare le carrozze. Di lì la superstizione.
Il ferro di cavallo è considerato un portafortuna. Anticamente, i ferri di cavallo venivano forgiati a mano da esperti artigiani e, come ogni manufatto, avevano un certo valore. Chi ne trovava uno, aveva trovato una “ruota di scorta”. Peraltro, chi non aveva un cavallo poteva venderlo e ricavarne denaro, oppure conservarlo nella speranza di potere avere anche lui una cavalcatura.
La zampa di coniglio, si ritiene che “porti bene”. Anche in questo caso c’è una spiegazione storica. I ragazzi di un villaggio potevano essere considerati “cacciatori” e quindi adulti, quando riuscivano a cacciare almeno una lepre o un coniglio selvatico. Il giovane che portava, appesa al collo, la zampetta di uno di quegli animali, veniva trattato con rispetto ed acquisiva privilegi. (continua)
Il Redattore
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