LA STRUTTURA DELLA VERA CHIESA
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Concetto o nozione di Chiesa
Ritorniamo ora alla domanda o questione di prima, che può essere formulata nel modo seguente.
Come riceve il cattolico la fede oggettiva, ossia le verità rivelate da Dio, a cui aderisce liberamente? Direttamente dalla Scrittura sotto l’impulso dello Spirito Santo oppure dalla Scrittura conservata e interpretata, attraverso il tempo, da una guida autorevole, diretta dallo Spirito Santo? E in questo secondo caso, qual è questa guida? Chi l’ha costituita?
Com’è facile capire qui è in questione la natura e la struttura della vera Chiesa di Gesù Cristo: Com’è strutturata questa Chiesa? Che cosa dice la Scrittura a questo riguardo?
1 – La parola chiesa (greco ekklesìa da ekkalèin convocare) indica l’assemblea religiosa. Il termine fu usato già prima di Cristo per indicare l’assemblea religiosa degli Israeliti nel suo insieme. Col tempo venne a indicare le assemblee religiose locali degli Israeliti fuori di Gerusalemme, ossia le comunità riunite intorno alla sinagoga.
Presso i cristiani la Ekklesìa venne a indicare il gruppo o i gruppi dei discepoli di Cristo che si riunivano prima a Gerusalemme e poi in altre città e località fuori di Gerusalemme. Indicava cioè le chiese o comunità locali, particolari. Così era chiamato il gruppo dei cristiani di Gerusalemme (cfr. Atti 11, 22), come pure quello di Antiochia (cfr. Atti 13, 1). Identico significato in san Paolo che scrive “alla chiesa di Dio che è in Corinto” (1 Corinzi 1, 2; 2 Corinzi 1,1); “alle chiese della Galazia” (Galati 1, 2). Anche le chiese, di cui in Apocalisse capitoli 2 e 3, sono chiese locali.
2 – Tuttavia lo stesso vocabolo Ekklesìa è usato nel Nuovo Testamento per indicare l’assemblea o comunità dei discepoli di Cristo nella loro totalità. Così, per esempio, in Efesini 1, 22-23 san Paolo parla della Chiesa come del Corpo di Cristo, la pienezza di Lui che tutto riempie. Identico significato> in Efesini 5, 25, dov’è detto che “Cristo ha amato la Chiesa e si è offerto per lei per santificarla”. E’ tutto il Popolo di Dio, tutto l’Israele di Dio (cfr. Galati 6, 16), che Cristo ha santificato. Così pure in Matteo Gesù chiama Ekklesìa la moltitudine dei suoi discepoli, che avranno Pietro come fondamento incrollabile (cfr. Matteo 16, 16-18).
3 – Per indicare questa medesima realtà, ossia l’assemblea universale dei discepoli di Cristo, la Bibbia usa anche altri vocaboli, altre immagini. Ne ricordiamo solo alcune.
La Chiesa tutta è paragonata al gregge e ovile (cfr. Giovanni 10, 1-10). L’una e l’altra immagine fa pensare a un’unica grande comunità guidata da un Pastore. Un’altra immagine è quella della famiglia, che comporta anche una struttura unitaria sotto una guida incontestata e sicura (cfr. Efesini 2, 19-22). In quanto tale la Chiesa è detta anche “la dimora di Dio con gli uomini” (Apocalisse 21, 3), “tempio santo di Dio” (Efesini 2, 21), “la Città Santa” (Apocalisse 21, 2).
La Nuova Gerusalemme (Apocalisse 21, 10 ss.)
Soffermiamoci ora a considerare la Chiesa nella sua totalità, come l’assemblea di tutti i discepoli di Cristo: qual è la struttura che di essa ci offre la Bibbia? Citiamo e spieghiamo brevemente un testo dell’Apocalisse molto significativo.
1 “L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande ed alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele (…). Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello” (Apocalisse 21, 10-14, CEI).
Spiegazione:
1 – La città santa, Gerusalemme, che l’angelo mostra a Giovanni, è certamente la Chiesa universale, “tutto l’Israele di Dio” (Galati 6, 16). Di essa fa parte il popolo dell’Antico Testamento, come fa chiaramente capire la menzione dei nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. Ma fa parte soprattutto il popolo della Nuova Alleanza, rappresentato dai nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
2 – Qui interessa mettere in rilievo come le mura della città santa Gerusalemme, che è la Chiesa, poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. Giovanni dunque, presentando la struttura della Chiesa universale, assegna ai dodici apostoli la funzione di fondamento (cfr. anche Efesini 2, 20).
Se si tiene presente che le fondamenta sono insostituibili nella struttura d’un edificio, ne segue che la funzione dei dodici apostoli è essenziale e di primaria importanza per la solidità e stabilità della vera Chiesa di Cristo. San Giovanni non poteva essere più chiaro: la vera Chiesa di Cristo deve essere apostolica, altrimenti non è la vera Chiesa di Cristo.
Si ha qui un’illustrazione plastica del pensiero di san Paolo che, riferendosi a tutti i credenti in Cristo, dice: “Siete concittadini dei santi e membri della casa di Dio, sopraedificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti con lo stesso Cristo Gesù quale pietra angolare” (Efesini 2, 19-20).
La vera Chiesa di Cristo, nella sua universalità, non poggia su uno scritto, ma su uomini, testimoni e messaggeri di quello scritto.
3 – Ricordiamo infine che Giovanni nell’Apocalisse presenta la Chiesa di tutti i tempi, la Chiesa di ieri, di oggi, di sempre, come procede nel tempo tra lotte e trionfi, eroismi e tradimenti, coraggio e viltà. Questa Chiesa poggia sulle solide fondamenta dei dodici Apostoli.
Uno sguardo alle origini
Questa visione di Giovanni non è una sua invenzione. Egli era ben consapevole di come il divino Maestro aveva strutturata la sua comunità, il popolo della Nuova Alleanza. Uno sguardo alle origini ci aiuta a capire bene le cose.
1 – Nei vangeli non si legge che il Signore Gesù abbia avuto mai la preoccupazione di scrivere o di far scrivere i suoi insegnamenti, il Vangelo del Regno. Egli volle essere un Maestro (Rabbì), non uno scriba: “E si stupivano del suo insegnamento, perché li ammaestrava come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Marco 1, 22). Né volle circondarsi di scribi.
Leggiamo invece nei vangeli che fin dai primi giorni della sua vita pubblica il Maestro accettò, anzi invitò, persone che lo seguissero come discepoli (cfr. Giovanni 1, 37-42). Il gruppo di questi discepoli andò sempre crescendo.Erano molti (cfr. Luca 6, 17).
2 – E arrivò un giorno in cui il Maestro, dopo aver pregato a lungo (cfr. Luca 6, 12), fece una scelta tra quanti lo seguivano come discepoli. Racconta san Marco:
“Poi salì sulla montagna e chiamò quelli che volle, ed essi andarono da lui. E ne costituì dodici perché stessero con lui, e per mandarli a predicare col potere di scacciare i demoni. Costituì, dunque, i Dodici: Simone, al quale diede il nome di Pietro ecc.” (Marco 3, 13-16, Garofalo). Seguono i nomi dei Dodici scelti.
San Luca, nel racconto parallelo, precisa che ai Dodici Gesù “diede il nome di apostoli” cioè inviati (Luca 6, 13). Parlando poi della prima missione, dice: “Riunì i Dodici” (Luca 9, 1).
La precisazione di Luca fa capire chiaramente che tra i discepoli in genere e i Dodici scelti da Gesù esiste una differenza rimarchevole. San Matteo dice: “I dodici discepoli”, ma subito dopo precisa: “I nomi dei dodici apostoli sono questi: primo, Simone detto Pietro ecc.” (Matteo 10, 2).
I Dodici dunque formano un gruppo ben distinto tra i seguaci o discepoli di Cristo, con compiti o funzioni particolari. A conferma vale il fatto che, dopo questa scelta o elezione, il gruppo è assai spesso designato col solo nome di “I Dodici” (Oi Dòdeka): 34 volte contro 8.
Gesù e i Dodici
Leggendo i vangeli si nota facilmente come dopo la scelta dei Dodici, tra Gesù e questo gruppo si siano creati gradatamente rapporti particolari. Molto significativa è l’espressione di Marco che dice: “Li scelse per averli con sé, per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Marco 3, 14-15).
1 – Effettivamente, non molto tempo dopo la scelta, Gesù affida ai Dodici la prima missione: li manda da soli, a due a due, rivestendoli della sua stessa autorità e dei suoi poteri. Oltre all’impegno di annunziare il Vangelo, come farà anche coi settantadue discepoli (cfr Luca 10, 1 ss.), ai Dodici Gesù “diede autorità sugli spiriti maligni e di guarire le malattie” (Luca 9, 1-2). Disse loro: “Guarite i malati, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, scacciate i demoni” (Matteo 10, 8).
2 – Ai Dodici, in corso di tempo, Gesù fa conoscere la vera natura della sua missione messianica, vale a dire che, contrariamente alla comune attesa, egli restaurerà il Regno di Dio mediante la sofferenza e la morte, seguita dalla risurrezione. Più d’una volta Gesù aveva accennato alla sua passione (cfr. Matteo 16, 21; 17, 22, e paralleli; Giovanni 2, 19-22). Ma ai Dodici parlò in modo particolare e abbastanza chiaro:
“Mentre erano nella strada che sale a Gerusalemme (…) ancora una volta Gesù prese in disparte i Dodici discepoli e si mise a parlare di quello che gli doveva accadere. Disse loro: “Ecco, noi stiamo salendo verso Gerusalemme; là il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti” (Marco 10, 32-34).
3 – Altro momento forte di questa intimità tra Gesù e i Dodici è certamente la celebrazione dell’ultima Pasqua. Senza dubbio in quella circostanza c’erano a Gerusalemme altri discepoli. Ma Gesù volle celebrare la Pasqua solo coi Dodici: “Quando fu sera, si mise a tavola insieme ai Dodici discepoli” (Matteo 26, 20; Marco 14, 17; Luca 29,4).
Dal tenore delle parole che Gesù rivolse ai Dodici in quella circostanza, apprendiamo che conferì loro il potere sacerdotale di offrire l’unico sacrificio della Nuova Alleanza: “Fate questo in memoria di me” (Luca 22, 19).
4 – Anche nel lungo discorso che segui la Santa Cena, in cammino verso il Getsemani, gli interlocutori immediati di Gesù furono i Dodici. A loro in modo particolare Gesù promette lo Spirito Santo.
“lo pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito (difensore, assistente, consolatore), che starà sempre con voi, Io Spirito di verità (… ). Vi ho detto queste cose mentre sono con voi. Ma il Padre vi manderà nel mio nome un Difensore: lo Spirito Santo. Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che ho detto” (Giovanni 14, 16.25-26).
Senza dubbio lo Spirito Santo è dato a tutti i credenti in Cristo (cfr. Giovanni 7, 39). Ma qui appare chiaro che una particolare effusione dello Spirito è promessa ai Dodici, in vista certamente della funzione speciale che avrebbero dovuto svolgere in seno alla comunità dei discepoli di Cristo.
5 – Dopo la crisi del venerdì santo, che vide dispersi anche i Dodici, il Risorto li ristabilisce nella loro missione, che riceve un assetto definitivo dalla certezza della risurrezione. Luca ci informa che il Risorto fu assunto in cielo “dopo aver dato istruzioni agli Apostoli che si era scelti nello Spirito Santo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo per quaranta giorni e parlando del Regno di Dio” (Atti 1, 2-3).
Certo il Risorto apparve anche ad altri; ma nelle apparizioni una particolare attenzione fu riservata ai Dodici. Nel racconto sommario che san Paolo fa delle apparizioni di Cristo Risorto afferma esplicitamente che si fece vedere ai Dodici (cfr. 1 Corinzi 15, 5).
Padre Nicola Tornese S.J.
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