La Sacra Sindone
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Secondo la tradizione la Sindone è il lenzuolo funerario nel quale Gesù fu avvolto dopo essere stato calato dalla croce. Ciò corrisponde al racconto dei Vangeli, secondo i quali Giuseppe d’Arimatea compose il corpo di Gesù nel sepolcro dopo averlo avvolto in una “sindone”.
Tale tradizione trova riscontro nelle vicende storielle del sacro Telo, anche se la documentazione certa della Sindone di Torino comincia a essere senza lacune solo a partire dalla metà del XIV secolo. Per il periodo precedente tuttavia i risultati concordanti delle ricerche storiche, scientifiche, iconografiche e archeologiche permettono di ricostruire con soddisfacente attendibilità i movimenti del lenzuolo sepolcrale di Cristo.
La Sindone da sempre suscita un immenso interesse, ma un nuovo indirizzo agli studi e al culto della Reliquia venne dato dalla prima fotografia. Durante l’ostensione del 1-898 l’avvocato torinese Secondo Pia fu autorizzato a fotografarla. Egli stesso narrava come per poco la lastra fotografica non gli cadde di mano quando, durante lo sviluppo, vide formarsi sul negativo fotografico la figura positiva (cioè come siamo abituati a vederla nella realtà) di un uomo con un volto evidente, impressionante, maestoso: le impronte sulla Sindone si comportano quindi come un’immagine in negativo naturale; fanno eccezione le macchie ritenute di sangue nonché le impronte delle ferite, come si chiarirà più avanti.
Le successive fotografie di Giuseppe Enrie, fatte nel 1931, confermarono la straordinarietà dell’impronta sindonica e determinarono un nuovo impulsò’ alle timidi iniziali ricerche scientifiche che in seguito si svilupparono sempre più, coinvolgendo tutti i rami della scienza e della ricerca.
La Sindone, lunga m. 4,36 e larga m. 1,10, è un tessuto di lino, a spina di pesce, battuto con telaio primitivo e con filato e tecnica irregolari.
Le tracce impresse sulla Sindone sono di quattro specie: segni di carbonizzazione della tela: il lenzuolo, oltre a piccoli fori bruciacchiati, presenta due linee scure parallele longitudinali, intersecate da 22 rattoppi, grossolanamente triangolari, effettuati con evidente materiale diverso; questi rattoppi coprono i buchi causati da una goccia di argento fuso dell’urna (nella quale il lenzuolo, più volte ripiegato, era contenuto) durante l’incendio scoppiato nel 1532, nella sacrestia della Cappella di Chambéry dov’era custodito;
colature d’acqua: aloni lasciati dall’acqua usata per spegnere l’incendio del 1532;
immagine in chiaroscuro di una fìgura umana: nella parte mediana longitudinale della tela è evidenziata la doppia impronta (frontale e dorsale) di un uomo; l’immagine, pur risultando non illuminata da alcun lato (espediente necessario nella pittura e nelle fotografie per rendere, mediante i contrasti luce/ombra, la profondità della figura), appare tuttavia in rilievo per effetto dei toni diversi della tinta bruno chiara; la tinta è più intensa per le parti sporgenti della figura (fronte, naso, mento, petto, ecc.) e meno intensa, fino a sfumare a zero in modo continuo, per le altre parti; la statura della persona che ha lasciato questa impronta è di m. 1,80 circa;
decalcazìoni: su punti particolari (come: fronte, nuca, polso, piedi e costato destro) la forma e la tinta delle macchie sono diverse da quelle del resto del corpo: tendono al colore carminio, sono piane, cioè senza rilievo, e con contorni netti, cioè non sfumate verso l’esterno; sembra che una sostanza si sia ”decalcata” sulla tela, lasciando una parte di sé sul tessuto.
Gli studi e le ricerche scientifiche che da quasi un secolo si interessano della Sindone hanno portato ai seguenti dati certi:
— non si tratta eli un dipinto, latto scientificamente accertato ed ormai accettalo oa tu’ri gli studiosi;
— non può essere opera della mano dell’uomo, perché riporta immagini di carattere negativo già molti secoli prima della scoperta della fotografia (prima metà del XIX secolo) con la quale si pptè definire la nozione di negativo:
– mentre l’impronta della figura umana ha tutti i caratteri di un’immagine negativa (cosicché il negativo fotografico della Sindone si rivela come immagine positiva), le macchie eli sangue e le ferite sono riprodotte sulla Sindone come si vedono nella realtà, cioè in positivo, poiché i! sangue stesso ha colorato la tela per contatto diretto;
– l’impronta è stata impressa certamente da un cadavere che tuttavia non ha lasciato tracce di putrefazione; il corpo è rimasto pertanto avvolto nel lenzuolo per il tempo necessario alla formazione dell’immagine ma non troppo a lungo in quanto l’immagine stessa rfon ha subito l’effetto deleterio dovuto all’inizio della decomposizione del cadavere; la separazione del corpo dal tessuto è avvenuta senza deformare (inspiega-bilmente!) i grumi di sangue;
— la trafittura delle mani non risulta in corrispondenza del palmo (dove un falsario non avrebbe mancato di raffigurarla in ossequio alla tradizione iconografica), ma a quella del polso; secondo gli anatomisti il polso è l’unico posto idoneo ad infiggere un chiodo allo scopo di appendere un corpo in quanto il tessuto del palmo non può sostenere il peso del corpo stesso;
le mani presentano solo quattro dita; un falsario non avrebbe osato raffigurare così le mani del Crocifisso e quasi eertamente non sapeva che il pollice si flette bruscamente in conseguenza della trafittura del polso;
il sangue (unitamente al siero) uscito dal costato è certamente sgorgato eia una ferita prodotta dopo la morte e Gesù, come si legge nel Vangelo di Giovanni (19, 33-34), era veramente morto quando fu colpito dalla lancia;
le analisi ematologiche hanno dimostrato con certezza, con gli studi del Prof. BAIMA BOLLONI-, che sulla Sindone vi sono tracce di sangue umano appartenente al gruppo AB;
le moderne analisi all’elaboratore elettronico hanno evidenziato che le fotografie della Sindone, a differenza delle pitture e anche delle comuni fotografie, contengono in loro stesse la terza dimensione, per cui è possibile ricavare dalle medesime le stupende immagini tridimensionali ottenute dall’equipe del Prof. TAMBURELLI, che hanno consentito di individuare particolari altrimenti non rilevabili;
l’impronta di una moneta sull’occhio destro, scoperta dal Prof. FILAS e successivamente confermata da altri ricercatori (TAMBURELLI, WHANGER, MORONI) è una valida conferma dell’epoca dell’uso mortuario della Sindone dedotta direttamente dal tempo di contazione della moneta stessa che ila lasciato l’impronta, che sembra risalire ai primi anni dell’era cristiana;
l’esame dei pollini identificati sulla Sindone dal Prof. FREI, conferma il percorso della Sindone tramandatoci dalla tradizione.
Centro Internazionale di Sindologia
M E M E N T O
Anche se, con l’aiuto degli scienziati
riesci a saper tutto della Sindone,
della sua autenticità,
del come sono rimaste impresse sul lino le sembianze di Gesù,
del come si sono conservate,
del come sono pervenute a Torino,
ricordati che il meglio è ancora tutto da scoprire…e da te!
Sono i “perché?”, i “per chi?” l’immagine di Gesù è pervenuta
noi ed è esplosa nella nostra epoca,
che è l’epoca della cultura, della civiltà delle immagini….
Non sarà un richiamo divino?
Una rinnovata rivelazione per gli uomini del nostro tempo?
Gesù ti ama, ma ama immensamente il Padre,
si sostituisce a te nell’adempimento dei tuoi doveri verso Dio,
si offre a. Lui, agisce in tuo nome, paga i tuoi debiti;
ma non senza che tu lo sappia,
non senza che tu lo voglia,
non senza che tu sia in comunione con Lui.
riesci a saper tutto della Sindone,
della sua autenticità,
del come sono rimaste impresse sul lino le sembianze di Gesù,
del come si sono conservate,
del come sono pervenute a Torino,
ricordati che il meglio è ancora tutto da scoprire…e da te!
Sono i “perché?”, i “per chi?” l’immagine di Gesù è pervenuta
noi ed è esplosa nella nostra epoca,
che è l’epoca della cultura, della civiltà delle immagini….
Non sarà un richiamo divino?
Una rinnovata rivelazione per gli uomini del nostro tempo?
Gesù ti ama, ma ama immensamente il Padre,
si sostituisce a te nell’adempimento dei tuoi doveri verso Dio,
si offre a. Lui, agisce in tuo nome, paga i tuoi debiti;
ma non senza che tu lo sappia,
non senza che tu lo voglia,
non senza che tu sia in comunione con Lui.
Don G. Pollarolo
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