La Risurrezione di Gesù Cristo
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All’alba del terzo giorno Gesù era risorto dalla morte! La Persona divina aveva richiamato l’Anima nel Corpo, dotandola di una vitalità intensa e di una straordinaria potenza vivificatrice. Si direbbe che, come il calore ridesta la vita nelle assonnate fibre di una pianta, così la divina Persona del Verbo ridestò, col suo calore divino, la vita nel Corpo ucciso, attraendo in esso l’Anima come raggio vivificante. L’Anima richiamò a sé tutto quello che essa aveva vivificato e riassunse il Sangue sparso e tutto quello che la ferocia dei carnefici aveva tolto al Corpo, rendendolo, così, nuovamente atto alla vita.
Fu un momento solenne, del quale furono testimoni solo gli angeli, attoniti innanzi al virgulto di Iesse che rifioriva. Il Sangue riassunto, attratto da una misteriosa forza e rivivificato dal calore divino della vita, s’immise nelle vene e le vene si riaprirono, rifatte nei loro tessuti e nella loro compagine. Un fiotto di vita rifluì nel Cuore, e il Cuore si ridestò e fece rifluire il Sangue in tutte le membra, ricomponendone i muscoli e ridonandole alla vita. Sparirono ad una ad una le piaghe, come spariscono le ombre innanzi alla luce del sole, o come vengono divorate dalla fiamma le macchie dell’umidità. Rimasero solo le cinque piaghe principali, perché l’amore le volle conservare come monumento d’amore.
Il Sangue, nel rifluire, circolò intorno ad esse e vi lasciò uno splendore divino; non le chiuse ma le aprì come boccioli tinti di rosa, e la vita vi si manifestò come raggio che saettava amore dal luogo dove la morte era passata prima vittoriosa e poi vinta. Era il trionfo della vita che manteneva aperta la breccia che aveva fatta la morte, e l’arrestava trionfante sugli abissi da dove era uscita. La trasformazione del Corpo fu istantanea, e la carne non fu più mortale ma gloriosa, quasi aggregato di luci, di splendori, di profumi e di raggi di calore purificante. Le bende che l’avvolgevano, la caverna che la rinchiudeva e la pietra sigillata non potevano impedirle il passo, non era un fantasma né uno spirito, perché più tardi si fece toccare, era un Corpo trasfuso di gloria e di potenza, era la vita che aveva vinto la morte! Uscì dalle bende che invano l’avvincevano, e non le infranse neppure, tanto erano impotenti ad avvincerlo. Riaprì gli occhi splendenti d’amore, e non li fissò sulle anguste pareti della caverna perché essi guardavano il Padre.
Il Cuore quasi affiorò sulle labbra, tanta era la vita d’amore che saettava, e sorrise, ringraziando il Padre. L’attrasse lo sguardo divino che si compiaceva di Lui e, nel bacio dell’amore, la sua divina Persona rifulse attraverso il Corpo come conoscenza e compiacenza del Padre, proprio come rifulgeva immutabilmente nel seno del Padre dai secoli eterni. Quel bacio d’amore attrasse il Corpo fuori della tomba, fuori della terra, e si trovò come sospeso in alto, in un’estasi d’amore. Nessuno lo vide, poiché nessuno aveva lo sguardo proporzionato a tanta magnificenza; lo circondarono quasi le stelle mattutine cantando, e discesero gli angeli osannando; discesero quasi come li vide Giacobbe per la scala misteriosa! Quale momento d’amore.
don Dolindo Ruotolo
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