La protezione di San Francesco
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Vincenzo Peis, il futuro sant’Ignazio da Làconi, da bambino era così pio da esser chiamato il “santarello di Làconi”. Fin d’allora avvertì la chiamata alla vita religiosa, in particolare a quella francescana, forse grazie anche ai buoni genitori che lo avevano consacrato a san Francesco d’Assisi.
Ma poi questo santo proposito fu trascurato o dimenticato fino al giorno in cui un povero asinelio non divenne strumento della Provvidenza. Ecco come andarono le cose. Un mattino il babbo incaricò Vincenzo di andare d’urgenza in campagna a sbrigare qualche faccenda. All’alba il nostro giovane, che non aveva ancora 20 anni, montò in groppa al suo asinelio e uscì dal paese.
Tutto era immerso nella quiete dell’ora mattutina. Il povero asinelio procedeva fra i sassi di un viottolo che usciva da Làconi, verso la valle, quando, all’improvviso, s’inalberò e scappò via, invasato da un’imprevedibile furia. Ogni sforzo per frenarlo fu vano, e la corsa proseguì verso una svolta molto scoscesa e pericolosa.
Vincenzo, vistosi perduto di fronte al dirupo che s’apriva sotto le zampe dell’animale, non potè far altro che rimettere tutto nelle mani di Dio ed invocare la protezione di san Francesco con la promessa che, se il Padre Serafico gli avesse salvato la vita, l’avrebbe offerta interamente a Dio, ponendosi alla sua sequela.
L’asinelio s’impennò di nuovo, ma questa volta per arrestarsi. Vincenzo scivolò dalla sella spaventato e ansante e, sedutosi sul ciglio della strada, meditò sul brusco richiamo che il Cielo aveva fatto alla sua trascurata vocazione religiosa. Pochi giorni dopo Vincenzo Peis, lasciò per sempre il paesello natìo per entrare nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini come fratello laico.
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