La prostituzione
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La prostituzione, nota come “il mestiere più antico del mondo”, indica l’attività di chi offre prestazioni sessuali a pagamento (con denaro o “in natura”). Veniva praticata originariamente dalle schiave (anche se, in alcuni templi si potevano trovare anche le “prostitute sacre”, come le sacerdotesse di Venere). Il termine viene dal latino “prostituire” (formato dalle parole Pro “davanti” e statuere “porre”. Tale era in fatti lo stato della donna che “veniva” posta in vendita (affitto) dal padrone davanti alla sua bottega. In genere quindi la condizione della prostituta era quella di una donna che esercitava il mestiere non autonomamente, bensì spinta da persone che la sfruttavano per trarne un proprio utile (protettori, lenoni, magnaccia).
E’ sempre stata un’attività molto diffusa ( e giuridicamente parlando è variamente regolata. Ci sono paesi in cui è pienamente tollerata, come in Olanda, e altri dove è considerata illegale. In alcuni Stati è punita perfino con la pena di morte) e può avere carattere autonomo, professionale, abituale o saltuario. La prostituzione non deve essere necessariamente pubblica e compensata con denaro. Sono molto frequenti i casi di dipendenti che si prostituiscono con il/i proprio/i dirigente/i per ottenere scatti di carriera, gratifiche od altro.
Oggi purtroppo esistono molte forme di prostituzione; variano a seconda del genere e dall’orientamento sessuale di chi si prostituisce. Così abbiamo la prostituzione femminile, quella maschile, quella dei transessuali. A queste si aggiunge quella minorile, quella operata nei confronti dei disabili, gli “incontri” sadomaso” ed altre ancora.
Un fenomeno deplorevole dei nostri tempi è quello della prostituzione saltuaria praticata da studentesse (anche minorenni), impiegate, casalinghe che vendono il proprio corpo in cambio di denaro, per potersi comprare abiti, generi di abbigliamento “griffati”, oggetti desiderati, gioielli, biglietti per crociere, ecc. La Scrittura denuncia sempre come causa di peccato la prostituzione, citata anche come causa di rovina nelle parabola del figliuol prodigo (“sperperò tutti i suoi averi con le prostitute…”).
La teologia ci insegna che la prostituzione è un peccato che offende non solo la dignità della persona che si prostituisce, in quanto si riduce ad un “oggetto di piacere venereo” ma anche colui che ricerca la prostituta perché pecca contro se stesso, in modo grave, in quanto viola la castità (obbligo dei battezzati) e inquina il suo corpo che il Sacramento battesimale ha reso tempio dello Spirito Santo.
Nel Vangelo troviamo che Gesù, pur condannando fermamente il peccato di prostituzione e lo scandalo che può derivarne, è stato anche misericordioso quando ha rilevato la disponibilità al pentimento. Va detto che il Sacerdote chiamato a giudicare la persona che si prostituisce, a volte si rende conto del fatto che la colpa commessa può essere attenuata da situazioni particolari, quali la miseria, il ricatto subito e finanche la “pressione sociale” (talune ragazze sono state obbligate da congiunti o parenti a prostituirsi). La colpa di costoro è grandemente maggiore.
Don Manlio
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