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La pace di Cristo è quella del mondo

22 Giugno 2010 | Filed under: Notizie, Vita Cristiana
     

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Quando nacque Gesù a Betlemme con l’angelo che annunziava ai pastori la nascita del Bambino Gesù comparve una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva : “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. La pace è, dunque, un’ espressione dell’amore di Dio per gli uomini di buona volontà.

Due riferimenti evangelici molto significativi sono stati scelti dai cristiani per esprimere la via decisiva da seguire: la parabola delle vergini sagge e la parabola dell’ultima benedizione per chi ha fatto qualcosa “per uno di questi piccoli”.

Quale è quell’olio che si aggiunge alle lampade per far brillare la fiammella fino all’arrivo dello sposo ? (Mt 25, 1-12) Chi mantiene la fiammella tale quale come gli è stata messa nelle mani (la fiammella è paragonabile all’unico “talento” che si nasconde e non si mette a frutto per il proprio padrone così come descritto nella omonima parabola di Matteo) la farà morire per non aver “fatto qualcosa” per essa: aggiungere, cioè, una goccia dell’olio “nostro”, preso volutamente casomai… di riserva volta per volta… nell’attesa… La fiammella della verità dell’Amore, – identica a se stessa- si spegne soffocata per mancanza del nostro contributo “di saggezza’ (le vergini sagge!): fissità dello spegnimento di fronte alla vita della fiammella che va e viene a seconda dei giochi dell’aria.

Quante volte la nostra verità è stata così “ripetuta” tale quale, facendosi violenta perché messa lì, “in blocco”, senza capire che le condizioni del rapido cammino dell’umanità erano cambiate – come cambiano i giochi dell’aria – e che non tornano indietro? Il movimento ecumenico, di piena riconciliazione eucaristica tra tutti i cristiani, ha voluto essere quella goccia d’olio per i tempi che corrono. E’ nella buona volontà degli uomini, dunque, che si ritrova l’amore e la pace di Dio. La Pace di Cristo per gli uomini consiste nella buona volontà di aggiungere sempre quell’olio-balsamo ed olio-nutrimento alla fiammella. La Pace dì Cristo parte dal Suo stesso Messaggio reinventato per ogni generazione.

Cristo non ha fatto, con la Sua Pace, una lezione didattica al mondo. O, infine, riprendendo il secondo brano evangelico scelto dai cristiani dove Gesù dice: “venite benedetti del Padre mio” (Mtt 25, 32-40), perché avete fatto quel piccolissimo qualcosa (magari marginalmente e senza attesa di risultati, in “pura perdita”) al più ignorato di ogni sventurato lungo il ‘cammino di questa vita’, regalando a chi ne ha bisogno quell’ attimo di sollievo per lo spirito, l’anima od il corpo. La Pace è quella che facciamo non “per Cristo” secondo il piano stabilito, ma che nella sorpresa dell’imprevisto scopriamo essere di consolazione e di rigenerazione per tutta l’umanità, anche nell’iniziativa più ignorata e modesta.

Chi dice che l’umanità sarà finalmente accolta tutta senza vendette porta sollievo, fa scendere la Gerusalemme celeste, apre virtualmente ciò che la realtà ha già chiuso. La Pace di Cristo sempre “si rivela” nella misericordia di un Dono gratuito di Dio stesso agli uomini, attraverso l’ apparente sconfitta: come quei bambini che hanno suonato il flauto e non si è ballato, che hanno modulato un lamento e non si è pianto (Mt 11, 17) . La Pace di Cristo per i cristiani è quella Sua domanda: “Ma, vedete quello che vedo Io avanti a noi” o “Sentite anche voi quello che sento Io oggi dalle profondità del mistero oltre a noi?”

Ci siamo chiesti “come mai i segni ecclesiali ci parlano poco e oltre ad essi non si scorgono all’orizzonte altri segni vivi”? O forse i segni (“dei tempi’ e della “presenza”) ci sono ma non sono stati recepiti, come una specie di violenza dell’altolà alla corsa di ogni speranza. La Pace si cela in ciò che purtroppo non “vediamo” o “sentiamo”. Guardiamo meglio! Sorpresi,poi, scopriamo che la parola stessa “Pace” non è più uguale a se stessa, non la sappiamo definire nella chiarezza dei nostri meccanismi e delle nostre logiche così “sicure” della ragione.

Cristo dà la Sua Pace – non come la dà il mondo – nel momento in cui non ha più niente da dare, nel momento in cui sta per essere tradito da Giuda, nel momento in cui sta per venire il principe del mondo, che “veramente non può nulla su di me, – dice Gesù – ma bisogna che il mondo riconosca che Io amo il Padre e che opero come il Padre mi ha ordinato” (Giov. 14, 30-231).
Gesù, insomma, – in quel momento estremo della sua vita terrena – ha la pace nel cuore e proprio perché la possiede può darla, lasciarla ai suoi discepoli: Gesù sa che il Padre Suo che è nei cieli non cerca la Sua sofferenza fisica e spirituale, ma cerca la Sua obbedienza e vuole che il mondo capisca che c’è amore tra il Padre e il Figlio, amore che si fa” pace” per tutta l’umanità. Ecco perché Gesù dice che la Sua pace non è come la pace che dà il mondo perché nel mondo gli uomini non si amano ancora tutti come fratelli; il mondo, quindi, dà una pace effimera, falsa, ingannatrice.

Dopo la lavanda dei piedi ed il discernimento sul tradimento (Giov. 13), come “addio di Pace e appagamento (Giov. 13, 33-38), ecco il paradosso della “Pace di Cristo’. È una “pace a mani vuote” di chi ha scelto dì essere indifeso. La pace del mondo può essere una astuta sintesi, un furbo compromesso, una imposizione preventiva dell’ordine dei più efficacemente armati, un gioco dì diritti e doveri ben assestati (tra quelli dei poveri, delle donne, dei bambini…), una giustizia onestamente articolata. Essa può essere il “perdono per il male compiuto” ma la Pace di Cristo è il perdono per quello che ancora non è stato messo in opera.

La pace che viene dal mondo può essere la somma di verità, libertà, amore e giustizia, ma la pace che viene in Cristo è la fiducia che il Dono Suo non sarà rifiutato al dì là dì tante occasioni mancate. La pace del mondo può essere una scuola dove qualcuno insegna qualcosa ad altri, ma la pace di Cristo è la silenziosa pazienza che cresca tacitamente una preferenza per escludere ogni “violenza” delle coscienze (non soltanto un “rispetto” delle coscienze). Gesù condannava, dunque, la mentalità della violenza come metodo di vita sociale.

Nel mondo ci può essere un dialogo per preparare una “civiltà” – detta addirittura “dell’amore”, ma con Cristo c’è la consapevolezza in ogni civiltà di scommettere “oltre’ ed “al di là’ di essa per quel “regno che non è di questo mondo”.

La pace dal mondo può essere una misurata solidarietà che bilancia la società umana, ma per Cristo la pace è un segno dei tempi che anticipa ciò che non è stato ancora immaginato.
La pace nel mondo è senz’altro pace con la natura viva, ma in Cristo essa diventa riconciliazione nel sogno tra ogni respiro salvaguardato ed il parto ultimo della trasfigurazione in cui ogni violenza si scioglie. Ciò che succede attraverso il “mite figlio dell’uomo” è la scommessa del disarmo come suggerimento di non arroccarsi mai nelle situazioni acquisite, anche le migliori…

Mons. Andrea Joos

     

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