La nostra vita è un viaggio
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La nostra vita è un viaggio verso l’eternità, è un viaggio fatto attraverso il mare burrascoso degli eventi umani. Siamo prigionieri, e prigionieri della vita stessa e dell’ambiente della vita; il nostro corpo è come la nave che ci porta poiché in esso peregriniamo verso la vita eterna; nave sede della morte per la sua corruttibilità, ed atrio vero della morte, perché per esso passa e in esso trionfa la morte.
Prigionieri e chiusi nel corpo mortale, noi navighiamo sempre tra le tempeste della vita, perché i venti ci sono contrari, incontrando dappertutto contrarietà e dolori, e questi dolori tante volte ci spingono verso le miserie della carne dove la navigazione verso il porto eterno comincia ad essere pericolosa. È proprio la carne quella che ci getta nelle più aspre tempeste, e che ci fa barattare il carico prezioso di grazie che abbiamo avuto da Dio e la nostra vita spirituale.
Quando cessiamo di digiunare e mortificarci la navigazione diventa pericolosa, rifiutiamo i lumi e le ispirazioni di Dio, ci lasciamo guidare da quello che ci suggerisce il vantaggio di un momento, usciamo imprudentemente dal porto sicuro e andiamo incontro al naufragio. Le passioni, come venti impetuosi, ci trascinano, e ci riesce impossibile resistere al loro impeto, perdiamo il controllo delle nostre azioni, gettiamo via e barattiamo le grazie ricevute da Dio, e nell’anima nostra non splendono più né il sole né le stelle perché essa è priva della luce del Signore.
Sbattuti dalla tempesta, senza speranza di salvezza, si perde la voglia di cibarsi spiritualmente, e in questo continuato digiuno eucaristico l’anima corre rischio d’incontrare sicuramente la morte eterna.
È necessario che, per le esortazioni dei ministri di Dio, essa si scuota, e che si ricordi finalmente di essere di Dio e di dover servire a Dio.
Io sono di Dio: così deve gridare alle passioni che tentano allettarla al male, e soprattutto alle passioni della carne; io sono di Dio deve gridare a satana che la tenta e al mondo che l’affascina; io sono di Dio deve pensare quando la natura la spinge alle stupide soddisfazioni dei sensi, sono di Dio e non posso aspirare che a Lui nell’eterna gloria, perché Egli è il mio unico principio e il mio ultimo Fine. Io sono di Dio: deve pensarlo in modo particolare un sacerdote, un religioso o un’anima consacrata al Signore, per non rendersi indegna della sua vocazione, e per rispondere alle grazie che ha ricevuto dall’infinita bontà di Dio.
don Dolindo Ruotolo
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