La natura comunionale del presbiterato – Conclusione
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Sintetizzando, per il Vaticano II esiste un ministero ordinato, distribuito in tre gradi – dei quali il vescovo rappresenta la pienezza -ciascuno dei quali adotta legittimamente diverse modalità di esercizio, che si incanalano e convergono comunque neltriplex munus dell’annuncio, celebrazione e guida pastorale.
Le ragioni per cui il Vaticano II giunge a questa concezione del ministero, recuperando una lettura del Nuovo Testamento “ampia” e integrativa di tutte le possibili visioni del ministero e incanalandole nel modelle proto-patristico invece che medievale, vanno ricercate soprattutto ne! duplice sforzo di collocare il ministero ordinato, fino ad allora unilateralmente cultuale e sviluppato nella sola linea cristologica, nel quadro missionario-diaconale e nella linea ecclesiologica. In questemodo, con il Concilio si è verificato un significativo capovolgimento teo logico dovuto in massima parte proprio all’impostazione di PO. Se prime il tipo ideale di presbitero al quale rifarsi era quello religioso (alla cui figura la spiritualità del presbitero cosiddetto «secolare» doveva ispirarsi i più possibile), dopo il Concilio il tipo di presbitero che meglio incarna i significato del ministero presbiterale è il «pastore», cioè il presbitero «il cura d’anime», che è per sua stessa costituzione il presbitero diocesano Se, diversamente dalla penultima redazione del decreto, criterio principale è qui la pastoralità e solo criterio subordinato la diocesanità, sar; proprio sull’approfondimento di quest’ultimo che l’UAC costruirà il sui contributo più rilevante alla teologia del ministero ordinato all’inizio de Terzo millennio.»
Don Stefano Rosati
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