La Medaglia Micacolosa di S. Caterina Labourè
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Una bella devozione molto diffusa nella Chiesa è quella della “Medaglia miracolosa”. Questo dono celeste lo dobbiamo a S. Caterina Labourè, una giovane Suora delle Figlie della Carità di S. Vincenzo e di S. Luisa de Marillac. Ebbe delle visioni soprannaturali riguardanti san Vincenzo e soprattutto la Madonna, che le predisse avvenimenti francesi futuri (rivoluzioni del 1830 e 1848), le affidò dei messaggi e specialmente il compito di far coniare una medaglia che sarebbe stata dispensatrice di grazie. Leggiamo ciò che ella stessa scrive nel suo diario.
“Venuta la festa di S. Vincenzo (19 luglio) la buona Madre Marta (la direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un’istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese sì gran desiderio di vedere la SS. Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di S. Vincenzo, ne tagliai una metà e la inghiottii. Così mi addormentai col pensiero che S. Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna. Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome:
“Suor Labouré! Suor Labouré!” Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto. Tiro la cortina e vedo un fanciullino vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice “Venite in cappella; la Madonna vi aspetta”. Mi venne subito il pensiero mi sentiranno! Ma quel fanciullo è pronto a rispondermi “State tranquilla: sono le undici e mezzo e tutti dormono profondamente. Venite che vi aspetto”. Vestitami in fretta, mi diressi verso quel fanciullo che era restato in piedi senza avanzarsi oltre la spalliera del letto.
Il fanciullo mi seguì, o meglio, io seguii lui dovunque passava, tenendosi sempre alla mia sinistra. Erano accesi i lumi da per tutto dove noi passavamo, il che molto mi sorprendeva. Assai più meravigliata però rimasi all’ingresso della cappella, quando l’uscio si aprì, appena il fanciullino l’ebbe toccato con la punta di un dito. La meraviglia poi fu al colmo quando vidi tutte le candele e tutte le torce accese, come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna.
Il fanciullo mi condusse nel presbiterio accanto alla poltrona del Signor Direttore, dove io mi posi in ginocchio, mentre il fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero
“Finalmente giunse il sospirato momento. Il fanciullino mi avvertí, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!” Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di S. Giuseppe, e vidi la S. Vergine che venne a posarsi sui gradini dell’altare dal lato del Vangelo.
Era la SS. Vergine, ma tutta simile a Sant’Anna, solo il volto non era lo stesso.
Io ero incerta se si trattasse della Madonna. Ma il fanciullino che era lí mi disse “Ecco la Madonna!”. Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile. Mi sembrava di non riconoscere la Madonna. Quel fanciullino mi parlò allora non più con voce di bambino, ma d’uomo alto e robusto; e disse parole forti. Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiatami sui gradini dell’altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria… Fu quello il momento più dolce della mia vita”.
Io ero incerta se si trattasse della Madonna. Ma il fanciullino che era lí mi disse “Ecco la Madonna!”. Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile. Mi sembrava di non riconoscere la Madonna. Quel fanciullino mi parlò allora non più con voce di bambino, ma d’uomo alto e robusto; e disse parole forti. Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiatami sui gradini dell’altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria… Fu quello il momento più dolce della mia vita”.
Disse la Madonna: “Figlia mia, io mi compiaccio di spandere le mie grazie sulla comunità vostra. Io l’amo molto, ma ho della pena, perché vi sono in essa degli abusi: la regola non è osservata, la regolarità lascia a desiderare, vi è una grande rilassatezza nelle due comunità (Preti della Missione e Figlie della Carità); dillo a colui che è incaricato di voi, benché non sia ancora superiore. Egli sarà fra qualche tempo incaricato in modo speciale della vostra Comunità; egli deve fare tutto il possibile per rimettere la regola in vigore, diteglielo da parte mia.
“Ch’egli vegli sulle cattive letture, sulla perdita di tempo e sulle visite. Allorché la regola sarà rimessa in vigore, vi sarà una Comunità che verrà ad unirsi alla vostra.
“Ma sopraggiungeranno grandi mali; il pericolo sarà grande, ma non temete, il buon Dio e S. Vincenzo proteggeranno la comunità… (La Vergine era sempre triste). Io stessa sarò con voi, ho sempre vegliato su di voi; vi accorderò molte grazie… Verrà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sembrerà perduto, ma io sarò con voi; abbiate fiducia. Avrete prove evidenti della mia visita e della protezione di Dio e di quella di S. Vincenzo sulle due Comunità.
“In altre comunità vi saranno vittime (La SS. Vergine aveva le lacrime agli occhi dicendo questo); vittime vi saranno nel clero di Parigi e lo stesso Arcivescovo morrà (di nuovo la Madonna versò lacrime). Figlia mia, la Croce sarà disprezzata; per le vie scorrerà sangue; il mondo intero sarà nell’afflizione. (Qui la Vergine Santa non poteva più parlare un gran dolore Le era dipinto sul volto)…”.
“Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta.
Alzatami dai gradini dell’altare, rividi il fanciullino al posto dove l’avevo lasciato, il quale mi disse “È partita!”. Rifacemmo lo stesso cammino, trovando sempre tutti i lumi accesi e tenendosi quel bambino sempre alla mia sinistra.
Credo che quel bambino fosse il mio angelo custode, resosi visibile per farmi vedere la Madonna; io infatti l’ avevo molto pregato di ottenermi un tal favore. Era vestito di bianco e portava con sè una luce miracolosa, ossia era sfolgorante di luce, dell’età dai quattro ai cinque anni.
Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più sonno”.
Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più sonno”.
Sappiamo che la seconda volta, S. Caterina ricevette dalla Vergine la missione di far coniare la celebre “medaglia” che sarà giustamente definita “miracolosa”. La Madonna stessa le fece vedere il modello completo, così come lo vediamo riprodotto sulle medagline. Le difficoltà e i travagli furono grandi prima di ottenere che venisse coniata questa medaglina. Un’umile suora, ignorata da tutti, ricca soltanto della povertà evangelica, come avrebbe mai potuto far coniare una medaglia da produrre poi in quantità sempre maggiori, e da diffonderla nel mondo intero? Eppure due anni dopo, il 30 giugno 1832, venivano coniati i primi 1500 esemplari della medaglina.
S. Caterina, così umile, così povera, potette avere fra le mani la bella medaglina. Quanti baci e lacrime d’amore! E con quale entusiasmo si applicò a diffonderla ovunque e a chiunque, certissima delle parole della Madonna “Tutte le persone che porteranno la medaglia riceveranno grandi grazie “. Tra gli operai e gli ammalati, fra i soldati e i poveri, per oltre 40 anni, S. Caterina, la dolce Figlia della Carità, fu apostola della Medaglia miracolosa fino alla sua beata morte, che avvenne il 31 dicembre 1876. Il Suo corpo fu sepolto nella cripta sotto la chiesa del convento di Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac.
Il Redattore
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