La mania di aggiornarsi ai tempi
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Oggi è facilissimo voler quasi cristianizzare lo spirito del mondo, o mondanizzare i precetti della santificazione della nostra anima con massime che sono agli antipodi con le massime dei santi. Si pretende, con una parola che sembra fatidica, aggiornarsi ai tempi, mutare i principi fondamentali della perfezione; è per questo che lo spirito del mondo è penetrato persino nelle case religiose, e nei seminari dove si formano i leviti della casa del Signore. Il mondo ha preteso di modificare il Vangelo ed aggiornarlo.
È così che si giustificano le passioni – dalle quali i santi aborrirono – con un ipocrita slogan che vorrebbe contestare tutto con un più ipocrita sorriso d’innocente semplicità: che male c’è? Ed è logico che, quando la coscienza si è cauterizzata, non si veda più il male, anche nelle azioni più obbrobriose. È logico che certe nature e certe anime profondamente difettose e viziate si ribellino ad ogni riprensione, ad ogni avviso salutare, fatto loro per sincero bene, e vedano solo con il loro occhio cisposo di orgoglioso risentimento.
È logico che le anime, prese dal loro pensiero e dai loro apprezzamenti, non intendano più le parole della verità, immerse come sono nelle tenebre che credono bene, nei risentimenti che credono giustizia, nelle dispettose reazioni che rasentano la follia. È una cosa da considerarsi profondamente, perché le anime, così disorientate, peccano con facilità mortalmente contro la carità, con sospetti che non hanno fondamenti, con giudizi temerari che credono evidenze, con scatti di gelosia e persino di odio che credono reazione giusta e ragionevole ad un male, che però non esiste, ma che scaturisce dal loro cervello dissestato.
Queste anime piene di se stesse non si umiliano mai, non si riconoscono mai colpevoli; soffocano i rimorsi salutari esaltando la propria rettitudine, per qualche opera buona che fanno, compiacendosi del loro ingegno, e riguardando gli altri come scervellati e stolti, illudendosi di vedere esse sole giustamente divorate, come sono, da intimo orgoglio; e, commettendo peccati gravi, si mettono al livello del fariseo che, lodandosi, si credeva giusto, anzi santo, e, disprezzando il pubblicano, giudicandolo vile e riprovevole a paragone suo, fu riprovato da Dio.
Insistiamo, gemendo, su questo punto, perché oggi è facilissimo trovare anime così disorientate, incapaci di obbedienza, perché credono di potersi guidare da sé, ribelli a quelli che sono posti da Dio per curarle; ribelli fino al disprezzo di loro, all’insulto volgare, al presuntuoso giudizio di condanna, irruente nella forma e dilagante nella mormorazione. Peccano così mortalmente, e s’illudono di essere innocenti, di fruire della libertà che Dio ha loro data, di essere anzi lodevoli per la loro franchezza, soddisfatte di aver detto le cose nella verità, piene perciò dello spirito di Dio, quando sono agitate dallo spirito diabolico.
don Dolindo Ruotolo
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