La luce di una nuova primavera
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Paolo VI diceva che oggi il mondo ha bisogno di testimoni, di scintille che sappiano squarciare il cielo buio del mondo non con parole, con discorsi, ma con la testimonianza della vita. Sì, la vita è la parola più forte, più vera, che “urla” più di tanti discorsi fatti e preparati ai tavolini dei grandi di questo mondo. Una carezza, un bicchiere d’acqua, un sorriso, un volto consumato dalla fatica e dal dolore, le lacrime di una madre esprimono l’amore molto di più che non un’intera biblioteca che ci parli di cos’è l’amore.
Gesti concreti, vivi, veri, sofferti, puliti: di queste luci oggi il mondo ha bisogno. Della luce di Benedetto XVI che, schiacciato dal peso delle sofferenze del mondo, sa levare fiducioso il suo sguardo scrutando all’orizzonte l’alba di una nuova primavera che verrà; che sa innalzare le sue braccia tremanti per implorare al Padre il dono della pace; che sa levare la sua voce per difendere coloro che la voce non ce l’hanno più, talmente sono schiacciati e calpestati ai margini di questa nostra civiltà.
Il cielo del mondo brilla oggi dei bagliori sfolgoranti di tanti missionari e missionarie, sacerdoti e laici, che stanno versando il loro sudore e il loro sangue sulle prime linee delle miserie umane. Il mondo ha bisogno della luce di giovani audaci, coraggiosi, leali, pronti a vivere la verità del Vangelo ad ogni costo, capaci di riconoscere la voce sottile del Buon Pastore che fa vibrare di gioia la coscienza più che le migliaia di urla e di parole dei mercenari di oggi. Mentre tanto buio ci avvolge intorno, quasi a farci tremare di paura per il futuro, questi squarci di luce stupendi ci dicono che Dio non si è ancora stancato di correrci incontro, di rivelarci il suo volto di Padre buono, di affascinarci con la bellezza e la forza delle sue proposte di vita vera.
Sì, anche oggi noi, popolo che cammina nelle tenebre, vediamo una grande luce. È la stessa luce che squarciò il cielo di Betlemme per condurre i pastori di allora alla grotta dove, dinanzi a quel bambino, provarono una grandissima gioia. È la tua luce, Signore, che non si stanca di illuminare anche il buio più fitto.
È la luce di tanti uomini e donne coraggiose che dall’incontro con te hanno deciso di spendersi tutto a tutti per annunciare il tuo regno e la tua salvezza ad ogni creatura.
È la luce di famiglie nuove in cui la vita è accolta, protetta, desiderata, amata, di comunità che sanno chinarsi sulle piaghe aperte dei poveri di oggi, di coloro che anche oggi incappano nei briganti e restano per terra sul ciglio della strada attendendo un samaritano amico, che si pieghi e li carichi sulle sue spalle.
E quella luce che tanti di noi hanno ritrovato e riscoperto dopo tanti anni di buio, di tristezza, di solitudine, di morte dentro. È la tua luce, Signore, la luce di quel piccolo bambino nato a Betlemme che ha spaccato la storia degli uomini e che ancora oggi desidera incrociare le nostre strade, troppo spesso tenebrose, per tingerle con il colore della speranza.
Grazie Signore perché le nostre tenebre non ti spaventano, grazie perché anche nel nostro buio più buio tu riesci a scorgere una scintilla di luce, e questo ti basta per continuare a credere in noi e a sperare che quel desiderio di vita vera, pulita, profonda che tu hai messo in noi riprenda vita, forza, vigore. Grazie perché a noi, che camminavamo nelle tenebre da lungo tempo, sei venuto incontro con la tua luce.
Madre Elvira Petrozzi
Comunità Cenacolo
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