La festa dell’Ascensione
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La festa dell’Ascensione sembra l’addio di Gesù ai suoi undici discepoli rimastigli accanto, e invece è l’inizio d’una avventura dove più forte è la sua presenza tra loro, presenza che dura nei secoli e continua oggi con la stessa intensità e forse con ancor più grande potenza. Le ultime parole di Gesù nel vangelo di Matteo sono chiare: Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Presenza invisibile ma reale. Per capire meglio si potrebbe dire, a mo’ di esempio, che Gesù agisce come un papà saggio e prudente che, quando i figli crescono, si fa da parte ( diventa quasi invisibile!) lasciandoli crescere con le proprie gambe ma resta accanto: non li opprime con comandi e divieti né li lascia in balia di se stessi assenti come tanti padri oggi nelle famiglie scosse da tanti problemi.
Presenza e sostegno che responsabilizza e rende protagonista il figlio perché, pur se sbaglia, lo lascia camminare e interviene per sostenerlo se richiesto e con la prontezza dell’amore. Gesù ci cammina accanto e la sua invisibile presenza non ci toglie gli ostacoli ( come certi padri che pretendono risolvere i problemi dei figli o addirittura evitarli), ma ci accompagna per superarli e così maturare umanamente e spiritualmente. Sì, perché non può esserci vera spiritualità senza maturazione umana.
E oggi il problema serio è che spesso non c’è più umanità, né educazione di base al rispetto e alla responsabilità, e neppure capacità di affrontare il sacrificio e superare i conflitti. Come si può pensare a una crescita spirituale e a una felicità autentica senza questa base indispensabile? Gesù è maestro di umana civiltà perché insegna con il suo esempio che la vita è fatta per essere donata gratuitamente e occorre pagare di persona, vincendo l’egoismo del proprio successo a scapito del rispetto degli altri.
Gesù è maestro di alta spiritualità perché con la sua presenza ci assicura che il suo amore, AMORE DI DIO, è così forte e tenace che resiste a ogni nostro indecente rifiuto e in ogni istante è capace di guarire le ferite dei nostri sbagli riaccendendo la fiaccola della speranza che i venti impetuosi dell’indifferenza e della mondanità (per usare un’espressione cara a papa Francesco) minacciano e di fatto spengono continuamente. Oggi abbiamo una certezza: Gesù non è scomparso, ma è invisibile, quindi ancor più vicino, anzi dentro di noi e allora più unito a noi. Che forza, ragazzi! Presente ma discreto, come il vero educatore che facendosi “invisibile” può influire più efficacemente perché ama e l’amore è il succo di tutto. Buona festa dell’Ascensione.
Mons. Giovanni D’Ercole
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