La crisi nella fede
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«Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato.
Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone» (Porta fidei, n. 2).
L’immediato contesto storico a cui fa riferimento Benedetto XVI nella lettera apostolica Porta fidei è la crisi di fede vissuta nelle comunità cristiane. Dovremmo parlare di una “crisi nella fede”: perché in crisi non è la dottrina cristiana bensì la nostra esperienza personale e comunitaria di Gesù Cristo.
Il grande pericolo che noi credenti stiamo vivendo è questo: dare per scontata la nostra fede e metterne in evidenza solamente quegli aspetti pratici che ci gratificano. Il rischio è grande: «Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cf. Mt 5,13-16)» (Porta fidei, n. 3).
La crisi nella fede è legata anche a una certa situazione di marginalità nella quale i credenti in Cristo si trovano a vivere nel mondo e in una società sempre più liquida e priva di una verità assoluta.
Padre Eduardo Scognamiglio
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