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La consacrata deve essere madre e non “zitella”!

27 Ottobre 2016 | Filed under: Clero and tagged with: Le consacrate
     

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La consacrata deve essere madre e non “zitella”! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri!

I consacrati a Dio non si appartengono più, ma ili     sono dell’umanità. Non c’è più niente di no­stro, siamo di tutti! Il nostro “sì” a Dio è una parola che nasce dall’amore per l’umanità. A     È una consacrazione totale, incondizionata, per sempre a Dio per essere le serve e i servitori dell’umanità. È importante non III     dimenticarsi che siamo in viaggio per raggiungere tutta l’umanità, per amare, per amare, per amare… Non ci sarà mai niente che ci possa garantire la gioia, la riuscita, la realizzazione quanto il saper amare, il voler amare, il vivere nell’amore. Allora anche le cose che m.     fanno soffrire non sono poi così pe­santi se le viviamo nell’amore. La donna di Dio è una donna amante della vita, di tutto quello che è la vita. Noi non siamo delle zitelle o delle donne non   sposate; noi siamo sposate con Cristo e quindi diamo la vita, dovunque siamo portiamo Lui che è la vita! Una suora è una donna feconda, sempre gravida, che ha e fa tanti    figli.  

Perché? Perché la fede genera non solo una famiglia ma un popolo di figli creati dall’amore di Dio, voluti dall’a­more di Dio, salvati da quell’Amore, figli »     che Lui affida a te. La condizione della donna consacrata, ventiquattr’ore su ventiquattro, è quella di essere sempre pronta a dare la vita, a partorire, con le doglie o senza doglie, il mistero della vita in tutti i suoi mean­dri misteriosi: dal bambino prima di nascere ai giovani che hanno scelto la morte, dai malati agli anziani… Questo vuoi dire essere una donna con­sacrata: vivere la maternità del cuore, dell’anima, dello spirito. La nostra sponsalità è a livello uni­versale. Dovunque andiamo abbiamo il dovere e il diritto di amare, di generare vita nella fecondità dell’amore di Dio. Ma se una non è capace di dare un sorriso, un perdono, un aiuto… come fa a dare la vita? È una “vecchia” sterile, altro che consacrata! Se tu non sai amare quella sorella ac­canto a te o quell’altra, come puoi abbracciare il mondo?

E già che poi diventiamo tristi, abbiamo bisogno di mendicare altri affetti e rincorriamo questa o quella sorella per parlare e per sfogarci. Se sei una donna amante della vita non hai bi­sogno di andarti a sfogare a destra e a sinistra perché tutto di te, dalle mani alle orecchie, dagli occhi al cuore, dal fegato al pancreas, dalla testa ai piedi… tutto è dono di amore, e se ami vivi una pienezza tale che non hai bisogno di elemosinare i sentimenti degli altri. Tu incomincia ad amare da innamorata, e vivrai la pienezza del cuore! E ricordiamoci che se siamo capaci di amarci, di perdonarci, di ricominciare con rispetto e con amore, saremo anche capaci di essere quello che abbiamo deciso in risposta alla chiamata di Dio: donne spose dell’umanità. E noi siamo capaci di esserlo non perché ce lo siamo meritato, ma perché abbiamo risposto a questa scelta di Dio e Lui ci prende sul serio. Il Signore ha accettato la nostra vita, la nostra offerta, e ci mette nel cuore la capacità di vivere la carità, il servizio, l’amore. Lui ci da i doni per compiere questa missione, non ci “sbatte” lì dicendo: «Vuoi farti suora? Ri­mani come sei!».

Non possiamo più rimanere come siamo! Dentro di noi ci deve essere sempre un incentivo ad andare oltre e a fare meglio: c’è da camminare per crescere sempre nella qualità della nostra risposta a Dio. Il “sì” che abbiamo detto è un “seme” che deve fruttificare tutti i giorni un po’, e quando ci sono da vivere dei sa­crifici, sai che li fai per la crescita di quel “fiore”. Lui ci stima, ci apprezza e sa chi siamo, ci ri­spetta, ci ama, ci abbraccia, ha fiducia in noi! Ha voluto aver bisogno di noi per guardare negli occhi, per perdonare, per amare, per sa­crificarsi… anche per giocare, per dare gioia agli altri, per sorridere. Dio ci ha unite a Lui ed ora agisce attraverso la nostra umanità, la nostra li­bertà e volontà, ha bisogno della nostra vita! Lui ci rivela il Suo amore e la sua misericordia per gli altri, ce ne rende partecipi e noi diventiamo il

prolungamento dell’amore di Dio, della sua maternità e anche della sua paternità, della sua tenerezza, della sua fermezza, del suo coraggio, della sua fedeltà… Tutte queste qualità le possediamo: adesso dobbiamo tirarle fuori per il bene e per la vita degli altri. Il Signore ci ha detto: “Vai e semina nel cuore degli uomini quello che io sono: speranza, pace, amore, bene”. Allora la suora, la donna consacrata, dove arriva porta gioia e fiducia. Il Signore ha scelto noi non solo per essere “suore”, ma per ri­dare colore, sapore e luce alla vita di tutti, per sfamare il mondo di speranza.

Madre Elvira Petrozzi


     

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aiutaci, o Padre buono,
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l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
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specialmente nelle loro difficoltà.
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rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
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rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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