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La Comunità Cenacolo: Storia – Le Missioni

18 Ottobre 2013 | Filed under: Senza categoria and tagged with: comunità cenacolo, medjugorje, Suor Elvira Petrozzi
     

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Le nostre missioni sono nate dal cuore di Ni­cola, un ragazzo arrivato in Comunità ferì-. , to dal mondo degli adulti che, dopo aver incontrato la Misericordia di Dio, ha vissuto in modo sempre più forte il desiderio che la Co­munità allargasse il suo cuore anche ai tanti bambini che soffrono a causa dell’egoismo dei grandi. Spesso mi diceva che se fosse guarito dall’Aids, la sua vita l’avrebbe spesa per i “meninos de rua” del Brasile: era il suo sogno!

La sua sofferenza offerta per questa intenzione sino alla morte, vissuta “santamente”, ha ge­nerato le nostre missioni per i bambini di stra­da. Pensate che miracolo! La vita ritrovata di un “tossico” è divenuta sorgente di missionarietà. Non avrei mai pensato né immaginato che dopo un percorso di liberazione, di pre­ghiera, di sacrificio, di lotte vissute tutti i gior­ni, visibili e interiori, quei giovani che prima scappavano da se stessi, che erano egoisti, bu­giardi, pigri e falsi, potessero diventare liberi!

Liberi al punto di lasciare da parte i propri de­sideri e programmi, i propri averi e le proprie cose, per andare ad aiutare dei bambini po­veri, condividendo con loro gratuitamente la vita nel servizio. È talmente bello tutto que­sto che può venire solo dalla fantasia dello Spi­rito Santo, che ha scritto questa nuova pagina nella storia della Comunità, e la matita siamo noi che ci lasciamo usare da Lui e permettia­mo così a Dio di scrivere pagine di bontà, di verità e di bellezza. È Lui che ha inventato e ha messo nel cuore di questi giovani il corag­gio di donare un pezzo della loro vita a dei bambini, a delle persone che hanno sofferto come e piùdi loro. È Lui che ha fatto percepire ai ragazzi che ciò che avevano ricevuto gratuitamente, ora dovevano donarlo.

Vanno in missione felici di donare e trasmettere quello che hanno riscoperto: la bontà, l’u­miltà, la pazienza, il non pretendere dagli altri. Ma soprattutto vanno per essere una presen­za pacifica di bontà, di bene che si mette a ser­vire ed educare la vita. Queste cose oggi lo Spirito Santo le realizza attraverso questi gio­vani che, anziché andare in giro a fare i “ba­lordi”, partono per amare e servire vite che non conoscono, bambini che non sono loro figli.

La­sciano i loro paesi per andare dove ci sono dei figli che non sono stati amati, dei figli di Dio. Anche noi siamo figli di Dio e anche noi ab­biamo sperimentato il non amore, sappiamo cosa vuoi dire. Non è la voce del sangue e del­la carne che li chiama a fare questo passo, né la voce di un interesse umano: c’è un’altra voce. Chi sarà che ha questo potere di dare forza, gioia, coraggio, rischio, a dei giovani? E’ la  voce di Dio dentro di noi, è la voce dell’amore!

Quei ragazzi pensavano che questa voce non abitasse in loro, e invece hanno scoperto che la voce dell’amore era viva nella loro coscienti, presente, voce di Dio che è poi divenuta determinazione, decisione, coraggio, entusiasmo, attesa, gioia. Il Signore ha messo in loro il de­siderio di entrare nella verità della vita e, co­me ha fatto Gesù, di donarla. Dico spesso ai giovani: «Non abbiate paura di donare la vi­ta», perché ne doni una ma te ne ritrovi cen­to, mille di vite… dentro di te!

L’ha detto Gesù: chi perde la sua vita la ritroverà centuplicata. La missionarietà èinnanzitutto perdere la tua vita, donarti fino al punto di dimenticarti a” che come ti chiami per amore, nell’amore. I cocos’è la missione: è il missionario che do| che Dio ha trasformato il suo cuore, trasformare quei luoghi dove vive, quei volti con cui vive da tristi in gioiosi, da bui in luminosi. Ricordiamo ai nostri missionari, prima di par­tire, che per stare in piedi devono aver impa­rato a stare in ginocchio, se no non ce la faranno.

Perché la sofferenza di quei bambini, di quelle terre e di quelle persone povere, diverrà a volte stanchezza fisica e morale. Ma se pregano, dentro di loro rinascerà la vita tut­ti i giorni con una forza nuova, quella di D Per questo devono scegliere una qualità di p ghiera che si addice a dei missionari. Dico ai giovani che devono partire con un unico progetto: dare la vita, e basta! La vita so gli occhi, la parola, le mani, i piedi, tutto.

Non vanno ad aiutare ma vanno innanzitutto p imparare ad essere uomini e donne fedeli n servizio, maturi nella fede, per vivere un am re disinteressato, libero, forte, paziente, amore che non si offende mai. Vanno a scuola dell’amore e i loro maestri saranno bambini. Devono tacere, saper osserva e, ascoltare, sorridere, servire e poi, se proprio è necessario, parlare.

Madre Elvira Petrozzi


     

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Fa' che la nostra vita,
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Aiutaci a rimanere insieme
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come Dio perdona le nostre.
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e a darti tutto ciò che ci chiedi
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