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La celebrazione della trasfigurazione di Gesù

5 Agosto 2017 | Filed under: Catechesi Liturgica and tagged with: La Trasfigurazione
     

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Il 6 agosto la Chiesa cattolica e quella ortodossa celebrano la Trasfigurazione di Nostro Signore. Gesù scelse di prendere con sé alcuni discepoli per salire sul Monte Tabor a pregare. Sei giorni prima aveva detto ai suoi discepoli: «Vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno» (Mt 16, 28) ed ecco che Pietro, Giacomo e Giovanni furono scelti per assistere all’ineffabile: Cristo apparve nel suo Corpo glorioso. Infatti, mentre pregava, «il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante» (Lc 9, 29) e due uomini, anch’essi apparsi nella loro gloria, parlavano con Lui del compimento in Gerusalemme del suo sacrificio: erano Mosè ed Elia che rappresentavano la Legge e i Profeti. L’episodio è raccontato dai vangeli di Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36.

 La liturgia romana leggeva il brano evangelico riferito all’episodio della Trasfigurazione il sabato delle Quattro Tempora di Quaresima, mettendo così in relazione questo mistero con quello della Passione. Lo stesso evangelista Matteo inizia il racconto con le parole: «Sei giorni dopo» (cioè dopo la solenne confessione di Pietro e il primo annuncio della passione), «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce».

 C’è in questo episodio una netta contrapposizione all’agonia dell’orto del Getsemani. La Trasfigurazione, che fa parte del mistero della salvezza, è ben degna di una celebrazione liturgica che la Chiesa, sia in Occidente come in Oriente, ha comunque celebrato in vario modo e in date differenti, finché papa Callisto III nel 1457 elevò di grado la festa, estendendola alla Chiesa universale. Alla diffusione capillare della festa contribuì Pietro il Venerabile e Cluny.
  Sant’Agostino spiega, nel Discorso 78, che i suoi vestiti sono la sua Chiesa. «Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che l’indossa, cadrebbero. Che c’è di strano se mediante il vestito bianchissimo viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che sentite dire dal profeta Isaia: Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, lì farò diventare bianchi come neve (Is 1, 18)?». Dunque anche se i peccati commessi dagli uomini di Chiesa fossero di colore rosso scarlatto, la sua Sposa avrebbe comunque un abito candido e rilucente grazie al Sole, Cristo.

 A tale visione Pietro esprime sentimenti soltanto umani, senza pensieri soprannaturali: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» e, a questo punto, l’evangelista Luca precisa: «Egli non sapeva quel che diceva»; Pietro, la pietra sulla quale Cristo avrebbe edificato la sua Chiesa, seppure di fronte alla bellezza della maestà del Salvatore, utilizza canoni di carattere terreno.

 Spiega ancora sant’Agostino: «È bello per noi, o Signore – dice – stare qui. Era infastidito dalla folla, aveva trovato la solitudine sul monte; lì aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gl’ispiravano perciò una santa condotta? Voleva star bene».

 Di fronte a Cristo glorioso Pietro aveva trovato la felicità e non avrebbe più voluto muoversi da quel luogo. La risposta giunse mentre egli ancora parlava: arrivò una nube e li avvolse e da essa uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo», la stessa voce che si era udita quando San Giovanni Battista aveva battezzato Gesù sulle rive del Giordano: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,9-11).

 Una tradizione attestata già nel IV secolo da Cirillo di Gerusalemme e da Girolamo, identifica il luogo dove sarebbe avvenuta la Trasfigurazione con il monte Tabor, in arabo Gebel et-Tur (“la montagna”). Un colle rotondeggiante e isolato, alto circa 600 metri sul livello delle valli circostanti. È su questo colle che i bizantini costruiranno, poi, tre chiese di cui parla l’Anonimo Piacentino che le visiterà nel 570.

 Un secolo dopo Arculfo vi troverà un gran numero di monaci, e il Commemoratorium de Casis Dei (secolo IX) menzionerà il vescovado del Tabor con diciotto monaci al servizio di quattro chiese. Successivamente ci saranno i Benedettini che costruiranno anche un’abbazia, circondando gli edifici di una cinta fortificata.
  La festa della Trasfigurazione secondo alcuni storici della liturgia ricorda la dedicazione delle basiliche del monte Tabor. Era celebrata dalla Chiesa nestoriana già alla fine del V secolo ed è documentata nel VII secolo nella Siria occidentale. La fissazione della data della festa al 6 agosto dipende dal fatto che secondo una tradizione l’episodio della Trasfigurazione narrato dai Vangeli sarebbe avvenuto quaranta giorni prima della crocifissione di Gesù.

 In Oriente si celebrava già la festa dell’Esaltazione della Santa Croce il 14 settembre, quindi di conseguenza fu stabilita la data della Trasfigurazione. In Occidente le prime testimonianze della festa risalgono alla metà del IX secolo (Napoli, paesi germanici, Spagna). Successivamente nel X secolo in Francia e nei secoli XI e XII anche a Roma nella Basilica Vaticana.

Alberto Chiara


     

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