La Casa comune
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Quest’oggi è resa pubblica la prima enciclica di papa Francesco che ha come titolo: “Laudato si..”La ‘”casa comune’ che è il creato si sta rovinando e ciò danneggia tutti, specialmente i più poveri”. La mia enciclica “è dunque un appello alla responsabilità in base al compito che Dio ha dato all’essere umano ‘creare e custodire il giardino'”. Il Papa all’udienza generale di ieri ha ricordato che oggi viene diffusa questa enciclica,e ha invitato “tutti – ha detto – ad accogliere con animo aperto questo documento, che si pone nella linea della dottrina sociale della Chiesa”.
Non sappiamo se invitando alla apertura fosse a conoscenza di alcune reazioni negative negli Stati Uniti, ultima quella di Jeb Bush, appena candidatosi alla Casa Bianca, che ha affermato che il Papa non si deve occupare di ecologia e che lui non ha alcuna intenzione di farsi dettare le scelte di politica ambientale dal Papa.
Questa enciclica è rivolta a tutti: preghiamo perché tutti possano ricevere il suo messaggio e crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ci ha affidato”. Papa Bergoglio stesso ha indicato alcuni temi del documento: il degrado ambientale danneggia a volte irreparabilmente la casa di tutti; istituzioni internazionali, Stati, persone, siamo tutti chiamati a custodire l’ambiente per le generazioni successive; è utile discuterne le tesi e proposte, ma indispensabile è mettere in campo azioni efficaci ad ogni livello sia contro il degrado che per il recupero; difendere l’ambiente è difendere i poveri, ed evitare che diventino scarti; servono soluzioni politiche giuste, condivise, efficaci a lungo termine, per questioni quali il surriscaldamento del pianeta, la tutela della biodiversità, un modello di sviluppo che abbia nella sobrietà la sua condizione e non un ostacolo. L’asse tematico della enciclica – che si articola tra politica, politica ecclesiastica e ecumenismo, scienza e tecnica, economia e pianificazione – è espresso anche nella scelta dei relatori che la presentano nell’aula del sinodo. Si tratta del “ministro della Giustizia” del Papa, card. Peter Turkson; dell’arcivescovo di Pergamo Giovanni Zizoulas, uno dei massimi teologi ortodossi viventi, vicinissimo al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo; dell’esperto mondiale di cambiamenti climatici Hans Joachim (noto come John) Schellnuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research; di Carolyn Woo, presidente del Catholic Relief Services e già decano del Mendoza College of Business, University of Notre Dame, negli Stati Uniti.
Scrivendo questa enciclica il Papa non vuole lasciare la difesa dell’ambiente soltanto agli ecologisti, vuole assumere come compito del vescovo di Roma quello di custodire il creato, casa dell’umanità, spera di coinvolgere tutte le religioni – indipendentemente dalle visioni filosofiche che queste abbiano circa la posizione dell’uomo tra le altre creature – vuole mettere in pratica la teologia del santo di Assisi, della “armonia” tra tutti gli esseri viventi. Un altro elemento importante dell’enciclica è quella che Civiltà cattolica definisce la “tempistica”: il 2015 vedrà in luglio la conferenza di Addis Abeba sullo sviluppo, in settembre la assemblea generale dell’Onu sui nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, in dicembre la conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici. Tutte occasioni per una inversione di rotta nel consumo esasperato del pianeta, ma anche tutti segnali della urgenza di intervenire. Avremo modo di rileggere insieme quest’enciclica che richiama, per alcuni versi la “Pacem in terris” di Giovanni XXIII dell’11 aprile 1963
+ don Giovanni d’Ercole
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