La benedizione ha bisogno di anime ricettive.
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II Signore ha detto ai suoi apostoli: “In qualunque casa entrerete, dite prima: Pace a questa casa. E se lì c’è un figlio di pace, la vostra pace poserà sopra di lui: altrimenti ritornerà a voi”. (Luca 10,5).
Questo significa: Pace e bene alla casa e alle persone che l’abitano, a condizione che queste siano ricettive. Gli uomini devono chiedere la benedizione con fede. La ricettività di queste persone dipende soprattutto dalla loro fede e dalla loro fiducia.
L’imposizione delle mani di un Sacerdote fa miracoli. La parola di S. Marco: “Imporranno le mani ai malati e guariranno” (Marco 16,18) si è avverata mille volte, e sarà sempre così.
Un’anima vittima dei nostri giorni scrisse: “Mi è accaduto spesso di ricevere la benedizione sacerdotale quando ero molto ammalata, e fui guarita. Alle volte avevo la febbre alta: improvvisamente essa diminuiva. Mi sentivo più leggera, sentivo la mano benedicente del Sacerdote sulla mia testa, e la febbre era scomparsa” (Mamma M.T. Meyer – Bemhold).
Naturalmente non si esclude il medico, infatti nella S. Scrittura si legge: “Onora il medico perchè è necessario” (Ecclesiastico 38, I).
II Vescovo Waitz scrive nel suo “Messaggio di Konnersreuth”: “Nella mia vita non ho mai osservato la forza della benedizione sacerdotale come in Teresa Neumann, nei momenti di grandi sofferenze”. – Quanta forza potrebbero dare i Sacerdoti all’umanità sofferente se continuassero a benedire, ad una condizione, però: che, sia colui che dà la benedizione, come colui che la riceve abbiano una fede che sposta le montagne!
Un’anima molto provata dal dolore e malata già da molti anni disse: “Durante la mia malattia ricevo spesso la benedizione di un Sacerdote. Ogni volta sento (non posso esprimerlo in altro modo) come una forza che mi viene data per accettare la mia sofferenza, per abbandonarmi sempre più alla volontà del Signore, che domanda molto sacrificio. La consapevolezza di essere benedetta molte volte da lontano da un Sacerdote, mi dà improvvisamente forza e coraggio per affrontare le grandi tentazioni, e le ore di profondo abbattimento. Quante volte la benedizione di un Sacerdote mi ha dato pace e tranquillità nelle lotte interiori e nelle grandi burrasche spirituali”.
Ogni segno di croce è come una consacrazione per uomini e cose. Il Sacerdote benedice sempre con la mano che forma il segno di croce. Questo ci ricorda che l’efficacia della benedizione proviene dalla morte in croce di Cristo, cioè dalla Redenzione. Essa si rinnova sempre durante la S. Messa. Ogni segno di croce irradia la Redenzione. E’ il segno del Suo Sangue, il segno della vittoria. “Consecratio mundi”, la consacrazione del mondo, la santificazione del mondo, stava molto a cuore a Sua Santità Papa Pio XII. Il dono della salvezza è sempre dato dalla Croce di Cristo.
Per mezzo del segno della croce, impartito da un Sacerdote, vengono benedetti non solo gli uomini, ma anche le cose, i luoghi e il lavoro. Come sono meravigliose le preghiere usate dalla Chiesa per le bendizioni alle mamme, ai bambini, ai malati, ma anche all’acqua che si benedice, alle case, alle stalle, alle officine, agli attrezzi di lavoro, ai prodotti del lavoro, ai mezzi di trasporto di ogni specie, ai trattori, alle automobili ed agli aeroplani. Noi dobbiamo benedire ogni mezzo che ci serve per il nostro lavoro giornaliero, dobbiamo, per così dire, consacrarlo al servizio di Dio. Ogni segno di croce ha efficacia salvifica, tanto più se proviene dalla mano consacrata del Sacerdote, in nome della Chiesa.
È una cosa stupenda che un Sacerdote, di giorno e di notte, alzi molto spesso le sue mani consacrate per benedire. Da questa benedizione scorre una forza esorcizzante contro il Maligno, una forza salutare per i corpi e santificante per le anime! Le mani di un Sacerdote non dovrebbero mai stancarsi di benedire: esse possono sempre benedire in nome della Chiesa. È sempre lo stesso Signore che benedice in loro, benedice con le sue Mani trafitte, da cui scorre il Sangue del suo Amore.
L’autore di questo libretto benedice molte volte al giorno i lettori dei suoi scritti.
Anche la Madonna apprezzava la benedizione del Sacerdote.
Nel libro: “La mistica città di Dio” di Maria D’Agreda si legge: “La Madonna chiedeva ogni giorno la benedizione degli Apostoli. All’inizio essi si schermivano dal compiere questo atto verso Maria, che veneravano come la loro Regina e Madre del loro Maestro. Ma la Vergine piena di saggezza faceva loro capire che, come Sacerdoti e servitori dell’Altissimo, erano in dovere di impartirLe la benedizione. Ella spiegava loro la grande dignità e i compiti che spettavano loro. Ora, in questa gara, si trattava di sapere chi fosse il più umile: e si sapeva in partenza che nessuno poteva essere più umile di Maria. Cosi gli Apostoli si rendevano conto di doverlo fare ed erano ammaestrati dall’esempio della Vergine”.
Don Alfonso Maria Weigl
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