INTERVISTA DI PIO DE BELLIS (di Musikbox) E A FRA’ CLAUDIO ( ex cantante del “Biglietto per l’Inferno” )
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2. I detentori del potere temporale ( “ I PADRONI DELLA GUERRA “, per citare un frammento suggestivo di un brano della formazione prog romana de “I Libra” ), ossia i decisori delle sorti dell’Umanità, serbano o non serbano ancora in se’, nell’animo, una briciola di consapevolezza, di lucidità, di sentimento, che li porti, nell’arco della giornata, a “leggere con distacco” il peso delle responsabilità storiche che, attimo per attimo, vengono assumendosi?
RISPOSTA: La vera guerra è quella interiore : da essa si scatenano le altre, esteriori. Fino a quando non vi sarà la pace interiore, ossia la tranquillità nell’ordine, ci sarà sempre guerra. Il peccato ha rovinato quel meraviglioso equilibrio, quell’armonia perfetta, raggiungibile attraverso la Pace. In essa, le passioni si trovavano subordinate alla ragione. Quest’ultima, perdurando la Pace, è sottomessa alla fede. In simile stato, alla fine, tutto l’essere è dedicato a Dio.
Pur avendo Cristo rinnovato l’equilibrio spezzato dal peccato, e come lo abbia fatto è universalmente noto, ebbene, solo pochi hanno saputo comprenderlo fino a rivivere l’equilibrio divinamente reintegrato: di conseguenza a questi e soltanto a questi tocca di essere nella vera Pace…..quindi ai decisori delle sorti dell’Umanità, pur non potendolo affermare con certezza, se anche Dio inviasse un raggio di Luce durante l’arco di ciascuna giornata, le tenebre che avviluppano le loro menti impedirebbero alla Luce di filtrare. E quand’anche le loro menti fossero rischiarate per un attimo, l’avvertimento non riuscirebbe giammai a penetrare le loro coscienze oramai stratificate di errate morali, prive di Verità, assatanate dal culto dell’ideologia e subissate dall’assoluto interesse materiale.
Ciascuno di noi è, in un certo senso, responsabile di quanto accade nel mondo, almeno per la parte di bene che quotidianamente, pur potendo, non riusciamo a realizzare. Perfino se fossimo senza colpa, ci dovremmo sentire coinvolti : se non cambiamo noi, i malvagi non cambieranno. La Santa Chiesa esorta a pregare e ad operare, affinchè la Bontà Divina ci liberi dall’antica schiavitù della guerra. Allorchè milioni di credenti, nella quotidiana preghiera, recitano “Venga il tuo Regno”, il male, le ingiustizie, le guerre, vengono ad essere abbattute alla radice. Viva Cristo Re! Viva il Suo Regno di Verità e di Vita, di Santità e di Grazia, di Giustizia, di Amore e di Pace. “Il Suo Regno” non è di questo mondo, ma si realizza nel mondo. Tutto ciò che si verifica nella storia dell’umanità è una preparazione alla Signoria di Cristo, che conterrà tutto nel giorno del Suo ritorno nella Gloria.
Purtroppo gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra, fino alla Venuta di Cristo. Solo in quanto vincitori del peccato, uniti nell’amore, riusciranno a vincere anche la violenza, fino alla estrema realizzazione della parola divina “Con le loro spade costruiranno aratri, e falci con le loro lance; nessun popolo prenderà più le armi contro un altro popolo, né si eserciteranno più per la guerra”(Is. 2,4). La speranza è l’ultima a morire, quando un’incessante preghiera sale da ogni cuore nella Pace.
D. A fronte di un insieme di esperienze negative di carattere continuativo e persecutorio, a quali rimedi dovrebbe far ricorso il musicista pop intelligente che, nell’attuale scenario sociale, si senta imbrigliato da modelli ritmici asfissianti, che non lasciano intravvedere alternative illuminanti al di là di un contorsionismo autostrozzante?
RISPOSTA: L’uomo ha bisogno dell’arte, ossia di quel qualcosa che travalichi “il cielo costruito di tecnica moderna, di motori, di guadagni per il benessere materiale”, insomma, di “una voce” che lo renda conscio del fatto che l’utilità immediata non è affatto la soluzione ai problemi di oggi. La scienza, giustamente, progredisce nell’indagine delle cose considerate nella loro oggettiva realtà. La filosofia “legge” le creature secondo il loro significato di Verità. Ma non è sufficiente! La bellezza, che oltrepassa l’oggettività della materia, sfolgora dalle cose, e non può esser colta né dalla macchina filosofica, né dalla analisi scientifica.
Occorrono “altri occhi” e “ben altra lettura”. Per la differente lettura del mondo, gli occhi dei fanciulli e degli innamorati (quelli più puri e ardenti sono i santi!) hanno una perspicacia singolare, strumento che permette loro di scorgere con facilità e nitidezza ciò che gli altri non sono capaci di intravvedere. Oltre ai fanciulli e agli innamorati, vi sono gli artisti, che possiedono, dentro sé, un po’ dei primi, avvicinandosi altresì ai secondi, per una peculiare esaltazione di sentimento. C’è di più : gli artisti, non solo comprendono la bellezza delle cose, ma la esprimono sostanziata dalla loro lirica commozione, esprimendo, per ciò stesso, al contempo, in una sintesi irripetibile, sé medesimi.
La grande ricchezza di mezzi, costituita dall’apporto tecnologico per l’affermazione di talenti artistici, così allettante per le più giovani generazioni, mi appare schiava delle nuove dittature del suono, responsabili di non aver saputo conservare lo stupore, la meraviglia, la fede, scatenando energie dirompenti, eccessivamente meccaniche e, quindi, produttrici di emozioni robotizzate e teleguidate all’eccesso, alla esagerazione narcisistica. Una vera e propria persecuzione, mai vista in passato, da cui penso sia arduo uscire. L’artista “intelligente”, che sia musicista pop o altro, ha il dovere primario di non perdere i contatti con il proprio cuore, di sciogliere le catene inique che legano un ascolto troppo prigioniero, deve sentirsi, in fondo, partecipe di liberare sé e l’arte dagli impedimenti che affliggono, oggi, l’espressione creativa foriera di autentici valori.
La Chiesa ritiene che l’arte sia per sua natura una affermazione dello spirito che trascende e trasfigura la materia, un’estrinsecazione di un moto ispirato che, rivelato al mondo visibile, conduca alla trasparenza di Colui che, invisibile, lo ha creato. Bisogna perseverare nella ricerca di questa nobile bellezza. Ma il vero artista deve impegnarsi a non scambiare il “nuovo” con lo “strano” e lo “sconveniente”. Deve rendersi conto che la novità della tecnica non va assolutamente confusa con la novità dell’ispirazione : la profonda gioia della contemplazione spirituale è ben distante dal piacere spirituale delle mode effimere!
Alcuni, addirittura, mostrano ansia di comporre nuovi canti, quasi soccombendo ad una mentalità consumistica, senza assicurarsi, per buona cautela, della qualità della musica e dei testi. Al contrario, gli artisti, quali trovatori e custodi della bellezza, debbono rivelarla, ad illuminazione e a conforto degli uomini. Ormai è risaputo che sono ascrivibili alla “dittatura del relativismo”, le colpe di avere affibiato la qualifica di “arte” a qualunque espressione plastica e sonora, di qualsiasi individuo. Un artista, che sia tale, sa di dover operare senza mai lasciarsi dominare dalla ricerca di gloria fatua o dalla smania di una facile popolarità, e, ancor meno, dal calcolo di un possibile profitto personale.
Esiste un’etica, una spiritualità del servizio artistico. C’è responsabilità. Dai frutti si riconosce l’albero. Se i frutti sono pessimi e bacati, l’albero è malato. Per un musicista, per esempio, il silenzio non è “uno spazio” da imbrattare a piacimento, ma un campo ove si coltiva la Giustizia e ogni Virtù. Quel certo rock nichilista, satanico e dissoluto, che urla con alterigia come una bestia dell’Apocalisse, e che non aspira certo alla virtù della musica classica, e tantomeno alle vette immacolate dell’arte sacra, quel rock-simbolo della devastazione che permea l’arte moderna, parente lontano di quell’altro rock lucido e geniale in cui rilucevano fino a ieri tracce di bellezza, è bisognoso di correzione fraterna perché ha smarrito la retta via, necessita di buon esempio perché è prossimo ad un nefando rumore di morte, merita ancora di risorgere a nuova vita ed essere fonte di bene. (Continua)
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