INTERVISTA DI PIO DE BELLIS ( di Musikbox) A FRA’ CLAUDIO ( ex cantante del “Biglietto per l’Inferno” ) Ultima parte
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D. La gente pensa, per sommi capi, che la rinuncia di tutto il clero alla così detta vita normale, sia imputabile a cause personali, legate a vicissitudini o ad una peculiare caratteristica del soggetto o, se mai, alla di lui “forma mentis”. In verità, non si tratta di una scelta all’inverso, operata cioè da Dio sull’uomo pio che coglie i segnali ed accetta in umile silenzio…”Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente…” ?
RISPOSTA: La vocazione al sacerdozio o alla vita di consacrazione, non è opera umana, ma una esplicita chiamata di Dio alla persona. Il primo che risponde a questa domanda è Gesù stesso che dice: “Non siete voi che avete scelto Me, ma sono Io che ho scelto voi”.
In questi ultimi tempi, le vocazioni religiose non sono numerose come quelle del passato, a causa della perdita della fede, e anche per il fenomeno della denatalità delle popolazioni dell’Occidente.
S. Francesco di Sales, Vescovo cattolico (1567 – 1622), afferma che”Dio ha molti mezzi per chiamare gli uomini al Suo servizio. Si serve, infatti, ora della predicazione, ora della lettura di buoni libri. Alcuni furono chiamati nell’atto di udire le sante parole del Vangelo, come capitò a S. Francesco d’Assisi e a Sant’Antonio…Altri sono stati chiamati per mezzo di disgusti, disgrazie e dolori che, sopraggiunti loro nel mondo, li hanno indispettiti contro di esso, inducendoli ad abbandonarlo.
Il Signore si è avvalso spesso di un tal mezzo per chiamare al Suo servizio persone che non avrebbe potuto prendere in altro modo. Poiché, sebbene Dio sia onnipotente e possa tutto quel che vuole, pure non ci vuol togliere la libertà, una volta donataci. E quando ci chiama a servirlo, vuole che andiamo di buon grado verso di Lui, e non per forza né per costrizione”. Personalmente credevo che la chiamata del Signore fosse per alcuni privilegiati, ma quando la sperimentai su me stesso, stentavo a crederci…era cosa troppo grande per ciò che ero e che sono.
Il Signore chiama ciascuno alla propria vocazione, chi al matrimonio, chi allo stato religioso…ma bisogna saper ascoltare. Molti non se ne curano per nulla e vanno avanti nella vita ascoltando il mondo o sé stessi o i falsi profeti, così imboccando strade sbagliate: tutto diventa pesante e non si è affatto felici. Quando avvertii la chiamata, ero in ascolto da tempo poiché m’ero accorto che tutto per me era un completo fallimento: avevo percorso strade che non portavano a Dio.
All’inizio non capivo e respingevo questo sussurro dell’anima. Più tardi dovetti cedere perché il Signore mi chiamò in modo così forte, che non potevo avere più alcun dubbio. Se pure in quell’occasione avessi respinto la chiamata, avrei mentito anche a me stesso. Una chiamata chiara, interiore, meravigliosa, che il mondo, la carne e il demonio cercarono per diverso tempo di offuscare in vari modi, ma che sempre riaffiorò unita al mio desiderio di conoscere, amare e servire Dio, nella pace.
Quella pace che Lui mi dava e con cui mi saziava : fu allora che mi dissi : “Fiat mihi secundum verbum tuum”, ossia “Si faccia di me secondo la Tua parola”. Dopo quattordici anni vita di vita monastica, mi persuado sempre di più che Dio, nel chiamare a sé persone al Suo servizio, si serve molte volte dei cocci anziché delle pietre angolari, perché appaia maggiormente la Sua Gloria e l’azione della Sua Grazia.
D. Nell’album “In the Court of the Crimson King” ( Island – 1969), i King Crimson eseguono, tra l’altro, il brano di delicatissimo spessore melodico “Epitaph” (Fripp-McDonald-Lake-Giles-Sinfield), un verso del quale recita: “Confusione sarà il mio Epitaffio…”. Secondo te, quale “iscrizione sepolcrale” dovrebbe, al contrario, lasciarsi sulla tomba un autentico cristiano che abbandona questa “valle di lacrime” e va al “Giudizio Finale”?
RISPOSTA: Nel cimitero dei Certosini vi sono solo croci senza nome. Dopo una vita passata da reclusi nella Certosa, essi lasciano questo mondo nell’anonimato. Rimasi letteralmente senza parole quando mi trovai di fronte a quelle croci. La loro vita stessa era l’epitaffio. In realtà, un breve scritto sulla loro vita c’è, ma esso è ben celato nel segreto del “Chronicon monasterium”, quasi anticipazione del “Giudizio Finale”.
Erano persone ordinate ed equilibrate, ed ora dove sono? Dove sono quell’avvocato, quel calciatore, e quel musicista, trasfigurati dall’abito monastico? Che cosa facevano qui, durante l’intera giornata, per tutta la vita? Essi erano con Dio! Così vicini a Dio, che si trovavano già nell’Eternità! Il nostro epitaffio, l’epitaffio di un cristiano, è scritto nella vita che egli ha condotto, poiché è stato un uomo che ha creduto, ha sperato, ha amato.
Altri uomini, dopo la sua dipartita, lo ricorderanno per qualche tempo, poi il silenzio parlerà della brevità di questa vita e dell’Eternità. Lasciamolo scrivere allo Spirito Santo il nostro epitaffio, corrispondendo giorno dopo giorno all’azione di Dio su di noi, e, alla nostra morte, tutti lo sapranno leggere. E se proprio dovessi scriverlo, sceglierei l’antifona che, con giubilo, echeggia in tutte le chiese nel giorno di Pasqua:
“SURREXIT DOMINUS VERE!
ALLELUIA! ALLELUIA!”,
ossia “IL SIGNORE E’ VERAMENTE RISORTO!
ALLELUIA! ALLELUIA!”.
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