In cerca di Santi
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Conversatio nostra in coelis est (Fil 3, 20).
È noto un particolare modello iconografico che mostra serie di santi intorno alla Vergine col Figlio, in diversi momenti della vita di Gesù: dalla natività alla crocifissione, ai piedi della Trinità, o, attorno al Crocifisso. Queste immagini, grandiose, sono assolutamente astoriche. Le situazioni proposte sono inverosimili. Il Santo appare con il proprio principale attributo, le sue tipiche vesti, il suo aspetto caratteristico. Ciò accade in modo vistoso nei polittici. Si tratta di quelle immagini solitamente liquidate, nelle didascalie, con la dicitura “Madonna e santi”. Un genere di denominazioni che non identifica nel nome il progetto teologico sottostante all’opera. Ciò avviene per le pale d’altare come per leCappelle. Ricordiamo la Cappella Scrovegni, così facilmente rinominabile come Cappella dell’Annunciazione o come Santa Maria della Carità (secondo l’intenzione dello Scrovegni stesso), ma sempre chiamata, ed a tutti nota, come Cappella Scrovegni, purtroppo.
Si tratta di una comodità, o, di trascuratezza, o, di non conoscenza del significato teologico dell’opera? Perché anche quando è chiaro di quali santi si tratti -non sempre è così- i critici sembrano trascurare proprio questo significato, che, poi, è quello che stava a cuore al committente, spesso un ecclesiastico od una comunità monastica.
Nelle sacre rappresentazioni i santi vengono rappresentati in familiare conversazione con le persone divine delle quali divengono in terra testimoni atemporali. È proprio questa atemporalità, probabilmente, che disamora i critici dall’interesse per i santi che compaiono nei dipinti. Sarebbe, invece, necessario dare spazio alla loro conoscenza attraverso i loro attributi di significato universale, che aprono, dunque, la via del Cielo a tutti. Aprono ad una santità che non è solo loro, specificamente, perché forse dotati più di altri di virtù, ma di tutti, perché tutti chiamati alla Vocazione del Cielo attraverso una via comune di santità.
Nelle immagini dei santi si vede rappresentata l’intera Chiesa. Dietro loro si affacciano tutti i loro protetti e, questo, sia che si tratti di ampie rappresentazioni del paradiso, in cui si schierano miriadi di angeli e santi intorno alla Santissima Trinità e alla Vergine, sia che si tratti di pochi, accanto a Gesù bambino. In ogni caso, l’umanità partecipa di quella gloria di Dio per la quale l’uomo è creato.
Dagli altari alle strade
Le immagini dei santi sono un forte tramite di diffusione delle loro virtù quando passano dagli altari delle chiese alle stampe e ai “santini”.
Queste immagini sacre, di dimensioni ridotte, sovente corredate da preghiere, favorivano una maggiore familiarità e conoscenza e furono fondamentali per la diffusione dei modelli di vita. I Santi sono, infatti, modelli di vita per la Chiesa. Queste immaginette sono sempre state compagne di strada per i viaggiatori, offrendo loro, nella fatica, l’opportunità di meditare e contemplare, interiorizzando. Tali immagini, spesso, venivano anche appese agli alberi, al riparo di edicole in legno, o di più solidi materiali ,come il marmo. Poste alla sommità degli alberi, o ,in nicchie sui muri delle case, divenivano testimoni dei giochi dei bambini ,o, del passare frettoloso di anime in pena, in cerca di pace. Tali immagini sono estremamente sintetiche, con lo scopo di dire in breve tutto del santo.
Immagini di oggi
Rappresentare così i santi, oggi, è meno comune. La fotografia ha ridotto notevolmente l’iconografia dei santi e per i nuovi canonizzati non è facile rintracciare gli attributi. Del santo si ricerca l’istantanea della fotografia, il tratto quotidiano e non la sua gloria, come se egli dovesse continuare a vivere sulla terra e non fosse chiamato al Cielo. Sembrerebbe che, avendo una bella fotografia, non sarebbe necessario ricorrere agli artisti, anche perché si correrebbe il rischio di una minore somiglianza. Ma, mentre il ritratto coglie la natura del santo, la fotografia coglie solo l’istantanea, caduca. Del santo conta non solo l’istante di vita, ma la sua tensione alla Vita, frutto di un esistenza e non di singoli istanti.
La fotografia, cogliendo un momento, non coglie “il momento” della vita della persona, così che la fotografia, rispetto a ciò che è una persona, è sempre un falso, separando da un tutto un momento particolare e, senza che sia necessariamente esemplare, proponendolo, invece, come tale.
Nel caso dei santi, le fotografie non assolvono all’esigenza per cui le immagini dei santi sono nate. Solo l’ingresso degli artisti nella vita dei santi può sanare questa ferita nella Chiesa, ma essi possono nascere solo a fronte di una Chiesa che non si ferma a quello che il Santo ha fatto in terra, o potrebbe fare, ma che va verso ciò che è il Santo chiamato ad essere in Cielo.
Marcello Giuliano
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