Il velo delle donne, in chiesa
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Il velo: origine, significato e prassi ecclesiale
Perché è bene che le donne stiano a capo velato in presenza di Dio
di Don Leonardo Maria Pompei
pubblicato sul sito dell’Autore: Domina mea et Mater mea.
Don Leonardo Maria Pompei è il parroco
della parrocchia San Michele Arcangelo,
Borgo San Michele, Latina (sito della parrocchia)
postilla di padre Serafino Tognetti
Oggi in molti pensano che portare il velo in Chiesa sia sciocca bigotteria anacronistica, inutile ostentazione di religiosità, gesto comunque non più obbligatorio e non richiesto né da Dio né dalla Chiesa. Le cose, come vedremo subito, non stanno affatto a così. Sia la Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura, sia le disposizioni delle massime autorità della Chiesa (san Lino Papa successore di san Pietro), sia anche i voleri dell’Alto pervenutici tramite rivelazioni private, affermano esattamente il contrario. Vediamo come.
1) SACRA SCRITTURA
Prima lettera di san Paolo ai Corinzi (1Cor 11,1-6.13-16)
Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo. Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l`uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l`uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
Il testo può sembrare non molto comprensibile a noi uomini del XXI secolo, comunque non è poi tanto difficile comprenderne il senso. Bisogna cominciare dagli ultimi versetti: i capelli lunghi sono “gloria della donna” ovvero segno esteriore della sua bellezza e, sovente, anche espressione della sua vanità, mentre per l’uomo vale esattamente il contrario. Per cui è segno di mortificazione e umiliazione davanti a Dio – per una donna – radersi o portare i capelli corti (come fanno le suore), mentre per gli uomini farsi crescere i capelli (tradizione universale, come è noto, nelle Chiese di oriente dove tutti i monaci hanno il divieto assoluto di tagliare i capelli, mentre in Occidente vige la regola – negli istituti di stretta osservanza – di radersi a zero).
Ora mentre per un uomo coprirsi il capo sarebbe mancare di rispetto a Cristo (e infatti durante la Messa celebrata da un Vescovo gli viene tolto anche lo zucchetto prima della preghiera eucaristica), per una donna sarebbe mancanza di rispetto gloriarsi della sua bellezza esteriore davanti a Dio, non riconoscendo il primato dello spirito e dello spirituale sulla vanità dell’esteriore. Per questo san Paolo afferma che non è conveniente che una donna faccia la preghiera davanti a Dio a capo scoperto. C’è anche un’altra motivazione, senz’altro meno nobile, ma non meno importante: la donna è soggetta all’uomo (cioè al marito), nel senso che appartiene a lui e a lui solo.
Una donna senza velo e ben acconciata, inevitabilmente attira l’attenzione degli uomini che la guardano. Questo, oltre che essere quanto mai inopportuno in Chiesa, è anche mancanza di rispetto verso il marito, a cui, solo, appartiene la moglie (fermo restando che è vero anche il contrario). Per cui portare il velo, almeno in Chiesa, è segno esteriore con cui si riconosce il primato dello spirito (unica cosa che conta davanti a Dio), si mortifica la vanità esteriore (destinata a sciogliersi come brina al sole col passare inesorabile del tempo), si esalta e si afferma la santità intemerata e incorruttibile dell’unione nuziale.
In Chiesa gli uomini non devono guardare le donne, meno che mai quelle degli altri, ma pensare a Dio e a pregare. E basta. E per chi ha il gusto della contestazione vale il monito conclusivo dell’Apostolo: tra i figli di Dio questa consuetudine (oggi così diffusa) non c’è. La lasciamo ai figli del primo contestatore, ai suoi servi e ai suoi schiavi.
2) DISCIPLINA DELLA CHIESA
Il successore di san Pietro, San Lino, sancì con l’autorità di Sommo Pontefice questo obbligo per tutte le fedeli cattoliche. Riporto semplicemente quello che si legge nel BREVIARIUM ROMANUM del 1962, nel giorno 23 Settembre, festa liturgica di san Lino Papa e Martire. Prima la mia traduzione dal latino, poi l’originale per chi volesse controllarne l’esattezza.
“Lino Papa, nato a Volterra in Toscana, fu il primo dopo Pietro a governare la Chiesa. Fu di così grande fede e santità, che non solo scacciava i demoni, ma anche richiamava a vita ai morti. Scrisse gli atti del beato Pietro, in particolare e soprattutto quello che fece contro Simon Mago. Decretò che nessuna donna entrasse in Chiesa se non CON IL CAPO VELATO. Questo Pontefice fu decapitato per la costanza della sua fede, su ordine del malvagio e ingrato governatore Saturnino, la cui figlia aveva liberato dalla vessazione del demonio. Fu sepolto in Vaticano, presso la tomba del Principe degli Apostoli, il 23 Settembre. Regnò per undici anni, due mesi e 23 giorni, sono stati creati, e due volte nel mese di dicembre, ordinò quindici vescovi e diciotto sacerdoti”.
Testo originale latino:
Linus Póntifex, Volatérris in Etrúria natus, primus post Petrum gubernávit Ecclésiam. Cuius tanta fides et sánctitas fuit, ut non solum dæmones eiíceret, sed étiam mórtuos revocáret ad vitam. Scripsit res gestas beáti Petri, et ea máxime quæ ab illo acta sunt contra Simónem magum. Sancívit ne qua múlier, nisi veláto cápite, in ecclésiam introíret. Huic Pontífici caput amputátum est ob constántiam fídei, iussu Saturníni ímpii et ingratíssimi consuláris, cuius fíliam a dæmonum vexatióne liberáverat. Sepúltus est in Vaticáno prope sepúlcrum Príncipis Apostolórum, nono Kaléndas Octóbris. Sedit annos úndecim, menses duos, dies vigínti tres, creátis, bis mense Decémbri, epíscopis quíndecim, presbyteris decem et octo.
Per la cronaca, nessun Pontefice, né tanto meno il Concilio Vaticano II (sempre messo in mezzo come il prezzemolo da coloro che pensano di sapere tutto ma che invece sono molto “ignoranti”, nel senso etimologico del termine, cioè non sanno quello che dicono) ha mai abrogato o cancellato questa disposizione disciplinare, che non è certamente un dogma di fede ma ha radici apostoliche (come chiaramente si vede nel testo della lettera ai Corinzi) e vanta un’obbligatorietà canonica sancita dal primo successore di san Pietro. E qui mi si permetta di stigmatizzare una delle solite stranezze dei modernisti: stanno sempre a invocare e sbandierare la Chiesa primitiva, a dire che bisogna tornare agli usi della Chiesa delle origini… Più primitiva tradizione di questa quale sarebbe? Viene il sospetto che si invochi “la tradizione degli antichi” solo quando fa comodo…
3) LA MADONNA AFFERMEREBBE DI GRADIRE, ANZI DI VOLERE IL VELO PER TUTTE LE DONNE CATTOLICHE
Ho usato il condizionale per rispetto alla Chiesa, perché i messaggi della Madonna su questo argomento provengono da apparizioni non ancora ufficialmente riconosciute dalla Chiesa (ma non condannate) che il sottoscritto, pur senza voler in nessun modo prevenire il giudizio definitivo della Chiesa a cui anzi si rimette e sottomette fin d’ora, reputa attendibili. Si tratta delle apparizioni di Maracaibo (Venezuela). Non sono riconosciute ufficialmente, ma nel luogo è stato eretto un luogo di culto autorizzato dall’autorità ecclesiastica, cosa che equivale, come è noto, a una sorta di riconoscimento implicito. Per chi volesse approfondire il tema, trova tutto il materiale – sia in PDF per la lettura che in Mp3 per l’ascolto – a questo indirizzo: http://www.parrocchiasanmichele.eu/download/category/128-venezuela.html
Mi limito a riportare i messaggi relativi alla materia che stiamo trattando. Dapprima la Madonna dà delle ammonizioni relative alla DECENZA NEL VESTIRE nei luoghi sacri, rivolte prima agli uomini e poi alle donne:
La Vergine Maria illustra, nei dettagli, durante le sue apparizioni ai due veggenti (Josè Luis Matheus e Juan Antonio Gil) la maniera di presentarsi davanti all’altare del Padre suo Celeste:
“Nostra Signora invita i suoi figli maschi a vestirsi sempre con pantaloni lunghi e chiede loro di evitare di portare degli ‘shorts’ nella casa del Padre suo, ma di indossare invece degli abiti che mostrino rispetto e decoro.
D’altra parte, Maria chiede a tutte le sue figlie di presentarsi vestite con delle gonne lunghe e dei vestiti sobri e classici, senza sottomettersi alle mode indecenti; inoltre la santa Vergine le prega di evitare di presentarsi davanti al Tabernacolo con abiti scollati, corti o aderenti”.
Queste le parole della Madonna: “Dì loro di presentarsi umili e rispettose davanti alla presenza della santa Trinità, che è sempre presente in ogni tabernacolo di tutte le Chiese e che è sempre circondato da tutti i Santi e gli Angeli del Paradiso. Anche Io sono lì in adorazione del mio Divin Figlio”.
Poi inizia a manifestare le sue richieste sul velo:
La Vergine Maria ha espresso ai due veggenti anche una particolare richiesta da presentare, a suo nome, alle sue figlie di tutte il mondo: DI PORTARE SEMPRE UN VELO IN CHIESA.
Maria spiega infatti che portando un velo le sue figlie “si presentano come le umili serve di Dio, in tal modo esse ornano il Suo Tempio con la virtù dell’umiltà.
E DISTRUGGONO ALCUNI DEI NUMEROSI ATTACCHI CHE SATANA INFLIGGE CONTRO LA CHIESA DEL MIO DIVIN FIGLIO, poiché la capigliatura delle donne è il loro orgoglio e, ricoprendola con il velo, non solo si rivestono della virtù dell’umiltà, ma, praticandola, riescono a distruggere alcuni degli attacchi che Satana infligge contro la Chiesa Cattolica”.
Apro una piccola parentesi di commento. Rendiamoci conto di quello che dice la Madonna: da questo gesto di umile devozione dipende la distruzione di alcuni attacchi di Satana alla Chiesa!!!
Altro che gesto esteriore che non servirebbe a niente perché importanti sarebbero solo le disposizioni del cuore! L’uomo non è un angelo: è corpo e anima. E il linguaggio esteriore, specie in segni così forte, è una vera e propria bomba lanciata dentro le linee del Nemico!
Riprendiamo i messaggi.
Chi scrive si ricorda che in un’occasione una signora, di origine anglosassone, fece ai due veggenti l’innocente commento che certamente la santa Vergine Maria, per quanto riguardava il velo, si rivolgeva alle donne di cultura latina. La risposta di Josè Luis Matheus fu questa:
“[ridendo] Mi spiace signora, ma l’invito della santa Vergine a portare il velo è rivolto alle donne di tutto il mondo, così come tutti i messaggi che ci ordina di trasmettere. Lei ci ha detto che agli occhi di Dio tutti gli uomini sono uguali e il suo messaggio si applica a tutti ed è valido per tutti”.
Solo a rigore di completezza, la Madonna in altri messaggi delle stesse apparizioni ha manifestato il desiderio che la Sacra Ostia sia presa direttamente in bocca e possibilmente in ginocchio. Per chi desidera approfondire rimando al materiale disponibile all’indirizzo sopra citato.
La Madonna, dunque, in queste apparizioni, sembrerebbe confermare pienamente la dottrina tradizionale: il velo manifesta l’umiltà davanti a Dio di cui ci si riconosce umili serve; umiliazione dell’orgoglio femminile, foriero oggi di tanti peccati e gravi scandali. Più una notizia al fulmicotone: con questo gesto si distruggono alcune delle opere di Satana!
Il che non mi sembra poco.
Alle figlie di Dio coraggiose, aperte alla verità e docili, che leggeranno questo articolo, rivolgo solo una esortazione: FORZA E ONORE!
Siate coraggiose per Gesù e per Maria, contro i nemici della Chiesa, oggi scatenati e furiosi più che mai, ma che nulla possono contro chi, in tutto – anche in questo! – fa la volontà di Dio e della Sua Santissima Madre!
Viva Cristo Re e la Signora di tutti i popoli, Avvocata, Mediatrice e Corredentrice dell’Umanità.
Ave Maria!
Aggiunge p. Serafino Tognetti ad una sua figlia spirituale ((sul medesimo argomento))
Quando uno si espone, crea sempre reazione.
Il velo è visibile, quindi crea una reazione.
Se lo mette una donna musulmana, niente da dire, anzi, c’è ammirazione magari per il rispetto della cultura che ella rappresenta.
Ma se lo mette una donna cristiana per amore di Cristo e della Chiesa, apriti cielo: ecco una fanatica che si vuole mettere in mostra.
Il fondamento è scritturistico: nella Lettera ai Corinzi san Paolo nel parla chiaramente
(VEDI ARTICOLO PRECEDENTE),
e non si tratta di una cosa del tempo, perché la motivazione è teologica (e Dio non passa mai di moda).
Tu vai avanti tranquilla.
La settimana scorsa è venuto qui un giovane sacerdote consacrato nel I ramo della nostra Comunità, di Bolzano.
Aveva la tonaca lunga, la talare.
Finora lo avevamo sempre visto con il clergyman, ora invece la veste lunga.
Uno dei nostri gli ha chiesto come mai questa scelta, e lui sorridendo: “Perché sono un prete, quindi mi vesto da prete”.
Ottima risposta, no? Tu puoi dire: sono cristiana, quindi mi vesto da cristiana.
Il che vuole dire vestirsi decente quando sono a casa o al lavoro o nel mondo, e vestirsi liturgicamente quando sono in chiesa alla presenza della maestà infinita di Dio.
Ci sarà pure una differenza tra la chiesa e la casa, no? Tra la chiesa e l’ufficio, tra la chiesa e il supermercato.
Se ti dicono che non è di moda, rispondi che Dio non passa mai di moda, e se ti osservano che lo fai per farti notare, rispondi di sì, che lo fai per farti notare: ma prima di tutto dal Signore, poi da te stessa, e poi anche, se lo vogliono, dagli altri.
E’ un segno, e come tale è visibile.
Anche il prete con la tonaca si fa notare, anche il fratello sacerdote del IV ramo con il saio e lo scapolare nero si fa notare.
Il segno rimanda ad altro: dice a tutti che sei alla presenza del Signore.
Certo, è solo un segno, ma guarda caso il maligno detesta proprio i segni.
Non a caso la Madonna nell’apparizione delle Tre Fontane parla proprio dell’abito sacerdotale e deplora il fatto che i sacerdoti se lo siano tolto (ed eravamo nel 1947, figuriamoci oggi.
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