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Il Vangelo nelle visioni della mistica M. Valtorta

7 Febbraio 2015 | Filed under: Rivelazioni private
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Gesù guorisce suocera Pietro

Dal “Poema dell’Uomo Dio”

di Maria Valtorta

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. 

Pietro parla a Gesù. Dice: “Maestro, io Ti vorrei pregare di venire nella mia casa. Non ho osato dirlo lo scorso sabato. Ma… vorrei che Tu venissi”.

“A Betsaida?”.

“No, qui… in casa di mia moglie, la casa natia, voglio dire”.

“Perché questo desiderio, Pietro?”.

“Eh!… per molte ragioni… e poi, oggi mi è stato detto che mia suocera è malata. Se Tu venissi a guarirla, forse ti…”.

“Finisci, Simone”.

“Volevo dire… se Tu la avvicinassi, lei finirebbe… sì, insomma, sai, altro è sentir parlare di uno e altro è vederlo e udirlo, e se quest’uno, poi, guarisce, allora..”.

“Allora anche l’astio cade, vuoi dire”.

“No, astio no. Ma sai… il paese è diviso in molti pareri, e lei… non sa a chi dare retta. Vieni, Gesù”.

“Vengo. Andiamo. Avvertirete quelli che attendono che parlerò loro dalla tua casa”.

Vanno sino ad una casa bassa, più bassa ancora di quella di Pietro a Betsaida, e ancor più prossima al lago. È separata da questo da una striscia del greto e credo che nelle burrasche le onde vengano a morire contro le mura della casa, che, se è bassa, è in compenso molto larga, come fosse abitata da più persone. Nell’orto, che si apre sul davanti della casa, verso il lago, non vi è che una vite vecchia e nodosa, stesa su una rustica pergola, e un vecchio fico che i venti del lago hanno tutto piegato verso la casa. La chioma spettinata della pianta sfiora i muri di essa e bussa contro le impannate delle finestrelle, chiuse a riparo del vivo sole che batte sulla casetta. Non c’è che questo fico e questa vite, e un pozzo basso e dal muretto verdastro.

“Entra, Maestro”.

Delle donne sono nella cucina, intente chi a rattoppare le reti, chi a preparare il cibo. Salutano Pietro e poi si inchinano confuse davanti a Gesù, e lo sbirciano, intanto, con curiosità.

“La pace sia a questa casa. Come sta la malata?”.

“Parla tu che sei la nuora più vecchia”, dicono le tre donne ad una che si sta asciugando le mani col lembo della veste.

“La febbre è forte, molto forte. L’abbiamo mostrata al medico, ma dice che è vecchia per guarire e che quando quel male dalle ossa va al cuore e dà febbre, specie a quell’età, si muore. Non mangia più… Io cerco di farle cibi buoni, anche ora, vedi, Simone? Le preparavo quella zuppa che le piaceva tanto. Ho scelto il pesce migliore, preso dai cognati. Ma non credo possa mangiarla. E poi… è così inquieta! Si lamenta, urla, piange, impreca”.

“Abbiate pazienza come vi fosse madre e ne avrete merito da Dio. Conducetemi da lei”.

«Rabbi… Rabbi… io non so se lei Ti vorrà vedere. Non vuole vedere nessuno. Io non oso dirle: “Ora ti conduco il Rabbi”».

Gesù sorride senza perdere la calma. Si volge a Pietro:

“Tocca a Te, Simone. Sei uomo e il più vecchio dei generi, mi hai detto. Va’”.

Pietro fa una smorfia significativa e ubbidisce. Traversa la cucina, entra in una stanza, e attraverso la porta, chiusa dietro lui, lo sento confabulare con una donna. Mette fuori il capo e una mano e dice: “Vieni, Maestro. Fa presto”.

E aggiunge più piano, appena intelligibilmente: “Prima che cambi idea”.

Gesù traversa lesto la cucina e spalanca la porta. Ritto sulla soglia, dice il suo dolce e solenne saluto: “La pace sia con te”. Entra nonostante non gli sia risposto. Va presso ad un giaciglio basso su cui è stesa una donnetta tutta grigia, scarna, affannante per la forte febbre che le fa rosso il viso consumato. Gesù si china sul lettuccio, sorride alla vecchietta:

“Hai male?”.

“Muoio!”.

“No. Non muori. Puoi credere che Io ti posso guarire?”.

“E perché lo faresti? Non mi conosci”.

“Per Simone che me ne ha pregato,… e anche per te, per dare tempo alla tua anima di vedere e amare la Luce”.

“Simone? Farebbe meglio a… Come mai Simone ha pensato a me?”.

“Perché è migliore di quanto tu credi. Io lo conosco e so. Lo conosco e sono lieto di esaudirlo”.

“Mi guariresti, allora? Non morirò più?”.

“No, donna. Per ora non morrai. Puoi credere in Me?”.

“Credo, credo. Mi basta non morire!”.

Gesù sorride ancora. La prende per mano. La mano rugosa e dalle vene gonfie sparisce nella mano giovanile di Gesù, che si raddrizza e prende il suo aspetto di quando fa miracolo e grida:

“Sii guarita! Lo voglio! Alzati!” e le lascia andare la mano.

Che ricade senza che la vecchia si lamenti, mentre prima, nonostante Gesù gliela avesse presa con molta delicatezza, l’averla mossa era costato un lamento all’inferma. Un breve tempo di silenzio. Poi la vecchia esclama forte:

“Oh! Dio dei nostri Padri! Ma io non ho più nulla! Ma sono guarita! Venite! Venite!”.

Accorrono le nuore.

“Ma guardate!” dice la vecchia. “Mi muovo e non sento più dolore! E non ho più febbre! Sentite come sono fresca. E il cuore non sembra più il martello del fabbro. Ah! non muoio più!”.

Non una parola per il Signore! Ma Gesù non se la prende. Dice alla più anziana delle nuore: “Vestitela, che si alzi. Lo può fare”.

E si avvia per uscire. Simone, mortificato, si volge alla suocera:

“Il Maestro ti ha guarita. Non gli dici nulla?”.

“Certo! Non ci pensavo. Grazie. Che posso fare per dirti grazie?”.

“Esser buona, molto buona. Perché l’Eterno fu buono con te. E se troppo non ti rincresce, lasciami riposare oggi nella tua casa. Ho percorso nella settimana tutti paesi vicini e sono giunto all’alba di questa mattina. Sono stanco”.

“Certo! Certo! Resta pure, se Ti piace così”.

Ma non c’è molto entusiasmo nel dirlo. Gesù, con Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, va a sedersi nell’orto.

“Maestro!..”.

“Pietro mio?”.

“Io sono mortificato”.

Gesù fa un gesto come se dicesse: “Lascia perdere”.

Poi dice: “ Non è la prima e non sarà l’ultima che non sento riconoscenza immediata. Ma non chiedo riconoscenza. Mi basta dar modo alle anime di salvarsi. Io faccio il mio dovere. A loro fare il loro”.

“Ah! Ve ne sono stati altri così? Dove?”.

«Simone curioso! Ma ti voglio accontentare, nonostante non ami le inutili curiosità. A Nazaret. Ricordi la mamma di Sara? Era molto malata quando giungemmo a Nazaret e ci dissero che la bambina piangeva. Per non fare di essa, che è buona e mite, un’orfana e domani una figliastra, sono andato a trovare la donna…. volevo guarirla… Ma non avevo ancora posto piede nella casa, che il marito di lei e un fratello mi cacciarono dicendo:

“Via, via! Non vogliamo noie con la sinagoga’’.

Per loro, per troppi sono già un ribelle… L’ho guarita lo stesso…. per i suoi bambini. E a Sara che era nell’orto, ho detto accarezzandola: “Guarisco tua madre. Va’ a casa. Non piangere più”. E la donna è guarita nello stesso momento e la bambina glielo ha detto, e anche al padre e allo zio… E fu castigata per avere parlato con Me. Lo so, perché la bambina m’è corsa dietro mentre lasciavo il paese… Ma non importa”».

“Io la facevo tornare malata”.

“Pietro!”.

Gesù è severo.

“È questo che Io insegno a te e agli altri? Cosa hai sentito sulle mie labbra dalla prima volta che mi hai udito? Di che ho sempre parlato come condizione prima per essere veri miei discepoli?”.

“È vero, Maestro. Sono una vera bestia. Perdonami. Ma… non posso sopportare che non Ti amino!”.

“Oh! Pietro! Vedrai ben altro disamore! Tante sorprese avrai, Pietro! Persone che il mondo cosiddetto ‘santo’ sprezza come pubblicani, e che invece saranno al mondo di esempio, e esempio non seguito da coloro che li disprezzano. Pagani che saranno fra i miei più grandi fedeli. Meretrici che tornano pure, per volontà e penitenza. Peccatori che si emendano..”.

“Senti: che si emendi un peccatore… può ancora essere. Ma una meretrice e un pubblicano!..”.

“Tu non lo credi?”.

“Io no”.

“Sei in errore, Simone. Ma ecco tua suocera che viene a noi”.

“Maestro… io Ti prego di sedere alla mia tavola”.

“Grazie, donna. Dio te ne compensi”.

Entrano nella cucina e si siedono a tavola, e la vecchia serve gli uomini con larga distribuzione di pesce in zuppa e arrostito.

“Non ho altro che questo” si scusa.

E, per non perderci l’abitudine, dice a Pietro: “Fin troppo fanno i tuoi cognati, soli come sono rimasti da quando tu sei andato a Betsaida! E almeno fosse servito a far più ricca mia figlia… Ma sento che ben sovente tu sei assente e non peschi”.

“Seguo il Maestro. Sono stato con Lui a Gerusalemme e il sabato sto con Lui. Non perdo tempo in gozzoviglie”.

“Ma non guadagni, però. Faresti meglio, già che vuoi fare il servo del Profeta, di trasferirti qui di nuovo. Almeno quella povera creatura di mia figlia, mentre tu fai il santo, avrà i parenti che la sfamano”.

“Ma non ti vergogni di parlare così davanti a Lui che ti ha guarita?”.

“Io non critico Lui. Lui fa il suo mestiere. Critico te che fai il fannullone. Tanto, tu non sarai mai un profeta né un sacerdote. Sei un ignorante e un peccatore, un buono a nulla”.

“Hai ragione che c’è Lui, se no..”.

“Simone, tua suocera ti ha dato un ottimo consiglio. Puoi pescare anche da qua. Pescavi anche prima a Cafarnao, a quel che sento. Puoi tornarci anche ora”.

“E abitare qui di nuovo? Ma Maestro, Tu non ..”.

“Buono, Pietro mio. Se tu sarai qui, sarai sul lago o con Me. Perciò che ti è, essere o non essere in questa casa?”.

Gesù ha messo la mano sulla spalla di Pietro e pare che la calma di Gesù passi nel bollente apostolo”.

“Hai ragione. Hai sempre ragione. Lo farò. Ma… e questi?” e accenna Giovanni e Giacomo, suoi soci. “Non possono venire loro pure?”.

“Oh! Il padre nostro, e la madre soprattutto, saranno sempre più felici di saperci con Te, che con loro. Non faranno ostacolo”.

“Forse anche Zebedeo verrà” dice Pietro”.

“È più che probabile. E altri con lui. Verremo, Maestro, senza fallo verremo”.

“È qui Gesù di Nazaret?” chiede un bambinello che si affaccia all’uscio”.

“È qui. Entra”.

Viene avanti un bambino, che riconosco per uno di quelli delle prime visioni di Cafarnao, e precisamente per quello che, ruzzolato fra i piedi di Gesù, ha promesso di esser buono… per mangiare il miele in Paradiso.

“Piccolo amico, vieni avanti” dice Gesù.

Il bambino, un poco intimorito da tanta gente che lo guarda, si rinfranca e corre da Gesù, che lo abbraccia e se lo pone sulle ginocchia e gli da un pezzetto del suo pesce su una fettina di pane.

«Ecco, Gesù. Questo è per Te. Anche oggi quella persona mi ha detto: “È sabato. Porta questo al Rabbi di Nazaret e dì al tuo amico che preghi per me”. Lo sa che sei il mio amico!..».

Il bambino ride felice e mangia il suo pane e pesce.

“Bravo piccolo Giacomo! Dirai a quella persona che le mie preghiere salgono al Padre per lui”.

“È per i poveri?” chiede Pietro.

“Sì”.

“È sempre la solita offerta? Guardiamo”.

Gesù consegna la borsa. Pietro rovescia le monete e conta.

“Sempre la stessa forte somma! Ma chi è questa persona? Dì, bambino? Chi è?”.

“Io non lo devo dire e non lo dirò”.

“Che prepotente! Su, sii buono e ti darò della frutta”.

“Io non lo dirò né se mi insulti, né se mi carezzi”.

“Ma sentite che lingua!”.

“Giacomo ha ragione, Pietro. Mantiene la parola data; lascialo in pace”.

“Tu, Maestro, sai chi è questa persona?”.

Gesù non risponde. Si occupa del bambino, a cui dà un altro pezzetto di pesce arrostito, ben mondato dalle spine. Ma Pietro insiste e Gesù deve rispondere.

“Io so tutto, Simone”.

“E noi non lo possiamo sapere?”.

“E tu non guarirai mai dal tuo difetto?”.

Gesù rimprovera ma sorride. E aggiunge: “Presto lo saprai. Perché se il male occulto vorrebbe essere, e non sempre può rimanere tale, il bene, anche se occulto vuol essere per essere meritorio, viene un giorno scoperto per gloria di Dio, la cui natura risplende in un suo figlio. La natura di Dio: l’amore. E costui l’ha compreso perché ama il suo prossimo. Va’, Giacomo. Porta a quella persona la mia benedizione”.

La visione cessa così


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Preghiera per la Famiglia


Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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