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Il Vangelo della Domenica

11 Maggio 2013 | Filed under: Parola
     

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Domenica 12 maggio 2013

Ascensione di N.S. Gesù Cristo


+ Luca 24, 46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. 

COMMENTO

Chi è colui che sale al cielo? È il Dio che ha preso per sé il patire per offrirmi in ogni mio patire scintille di risurrezione, squarci di luce nel buio più nero, crepe nei muri delle prigioni: mio Dio, esperto di evasioni! (M. Marcolini).
Che ha preso carne nel grembo di una donna rivelando la segreta nostalgia di Dio di essere uomo. Che ora, salendo in cielo, porta con sé la nostra nostalgia di essere Dio. Li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro. Una lunga benedizione sospesa in eterno tra cielo e terra è l’ultima immagine di Gesù. Testimone che la maledizione non appartiene a Dio.

Io non sono degno, eppure mi benedice. Dio dice bene di me! Io gli piaccio! Così come sono, gli piaccio! Dice bene di me e mi augura il bene: nelle mie amarezze e nelle mie povertà io sono benedetto, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto… 

Gesù lascia un dono e un compito: predicate la conversione e il perdono. Conversione: indica un movimento, un dinamismo, l’uscire dalle paludi del cuore inventandosi un balzo. Significa il coraggio di andare controcorrente, contro la logica del mondo dove vincono sempre i più furbi i più ricchi i più violenti. Come fanno le beatitudini, conversione che ci mette in equilibrio, in bilico tra terra e cielo. 

Annunciare il perdono: la freschezza di un cuore rifatto nuovo come nella primavera della vita. La possibilità, per dono di Dio, di ripartire sempre, di ricominciare, di non arrendersi mai. Io so poche cose di Dio, ma una su tutte, e mi basta: che la sua misericordia è infinita! Dio è una primavera infinita. E la nostra vita, per suo dono, un albeggiare continuo.

La conclusione del racconto è a sorpresa: i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia. Dovevano essere tristi piuttosto, finiva la presenza, se ne andava il loro amore, il loro amico, il loro maestro. Invece no. E questo perché fino all’ultimo giorno Lui ha le mani che grondano doni. Perché non se ne va altrove, ma entra nel profondo di tutte le vite, per trasformarle.
È la gioia di sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e vissuto per sempre. È la gioia di vedere in Gesù che l’uomo non finisce con il suo corpo, che la nostra vita è più forte delle sue ferite, che la carne è fatta cielo.

Che non esiste nel mondo solo la forza di gravità che pesa verso il basso, ma anche una forza di gravità che punta verso l’alto, quella che ci fa eretti, che mette verticali la fiamma e gli alberi e i fiori, che solleva maree e vulcani. Ed è come una nostalgia di cielo. Cristo è asceso nell’intimo di ogni creatura, forza ascensionale verso più luminosa vita.

Padre Ermes Ronchi

Domenica 12 Maggio

Preghiamo per la mamma


Cara mamma,
Sei stata veramente mamma,
totalmente mamma,
meravigliosamente mamma.

È per te la mia benedizione più cara,
la mia benedizione più forte, 
la mia benedizione di figlio.

Ti benedico, o mamma, 
perché mi hai dato la vita, 
in tempo di guerra, in tempo di paura, 
in tempo di grandi dolori.

Ti benedico, o mamma, 
perché mi hai guidato nella via della fede:
tu, per prima, mi hai parlato di Dio
riempiendo la casa di luce e di preghiera.

Vedrò sempre la corona del tuo rosario,
il libro delle tue devozioni
e sentirò sempre la tua “Ave Maria”,
dolce colloquio di mamma con la Mamma,
tenace preghiera di mamma per il figlio.

Ti benedico, o mamma,
perché hai creduto nel mio sacerdozio
insieme a me,
l’hai amato, l’hai accompagnato, 
l’hai vissuto insieme a me.

Ti vedrò sempre devota e raccolta,
attenta e partecipe
alla mia Messa
alla tua Messa,
alla Messa del Signore!

Ti benedico, o Mamma,
perché il giorno 
della mia ordinazione episcopale, 
tra i canti di tutti, 
tu sola avesti il coraggio di dirmi:
“Figlio mio, io tremo per te!
I vescovi l’ho visti sempre soffrire!”.

E, da allora, diventasti preghiera incessante,
invocazione instancabile
per il Papa, per i Vescovi, per i Sacerdoti,
per i Consacrati e le Consacrate,
per le Vocazioni
che sentivi preziose, urgenti, necessarie.

Ti benedico, o mamma,
perché mi hai insegnato a vivere
mi hai insegnato a soffrire:
con dignità, con serenità, con abbandono
fiducioso tra le braccia di Dio.

Ti benedico, o mamma, 
perché ora nel Cielo
tu continui ad essere mamma
e con Maria, la Mamma di Gesù, 
e con tutte le mamme
corri davanti ai miei passi 
per illuminarmi la strada con la luce di Dio:

aspettami, mamma,
perché quando arriverà il mio giorno 
ti chiamerò: “Mamma!” 
e poi con te correrò tra le braccia di Gesù.

+ A. Comastri

* * * * * *

Nel giorno della Festa della mamma

ricordiamo Mamma Eurosia

Come aveva un grande amore verso il sacerdozio, così quest’amore lo comunicava anche agli altri. “Francamente confesso – scrive una sua amica maestra – che da quel giorno in cui la conobbi, mi sentii sempre più attratta verso i Ministri di Dio. Imparai da lei ad averne una grande stima e di pregare sempre per i bisogni spirituali dei sacerdoti.” 


“Con quanta carità e compassione parlava di qualche sacerdote indegno e con quanta gioia, di quelli buoni! E osservava: “E’ meglio un buon secolare, che un cattivo prete! Se sapesse quanto male fa uno che sia poco zelante: quanto bene, un vero sacerdote! Anche loro sono soggetti alle tentazioni, come noi e anche più di noi; hanno, perciò, bisogno del continuo aiuto del Signore! Bisogna pregare tanto tanto per loro!…” 


“E soggiungeva, con un senso di compiacenza materna: Io prego sempre, sempre per i miei figli sacerdoti… Tutti mi dicono che fanno bene… Sono proprio tanto contenta; e ringrazio Dio con tutto il cuore e lo prego che li mantenga sempre buoni e che possano fare tanto del bene in mezzo alle anime! So che lavorano tanto, poverini!” 

—

Non tollerava, poi, che alcuno, in sua presenza, parlasse male di nessun sacerdote, anche quando si riferiva a qualche scandalo pubblico. Su ciò era molto delicata, intransigente; quasi le si toccasse la pupilla degli occhi. 


Non voleva che in loro si guardassero peccati e difetti: “Bisogna sempre rispettare i Ministri di Dio. E se qualcuno manca, come uomo, dobbiamo compatirlo e pregare molto per lui.”


Se veniva a sapere che qualche ecclesiastico non tenesse condotta esemplare, essa faceva di tutto per nascondere la cosa. E se il fatto notorio faceva scivolare il discorso su questo punto, destramente ne deviava il filo, dicendo: “Poveretto, chissà che non siano calunnie! I cattivi fanno presto a parlare male dei sacerdoti!…” 

Se la notizia era troppo palese, trovava la scusa delicata, dicendo: “Chissà quali tentazioni avrà avuto! Perciò bisogna aiutarlo molto con le nostre preghiere! Del resto, anche i sacerdoti possono essere tentati, perché il diavolo li odia e cerca di rovinarli. Perciò, quando vi giunge qualche brutta diceria in proposito, fate finta di non sapere nulla e tacete!” 


Una mattina si trovavano insieme, nella casa natìa, i sui Tre cari Figli. Mentre la madre preparava loro un po’ di colazione, vennero tra loro ad accennare ad un caso doloroso, sulla bocca di tutti, in cui fù macchiata la veste sacerdotale. Lo scandalo e il dolore erano grandi. 


Essa ascoltava e taceva. Ad un tratto interruppe il loro discorso, quasi piangendo: “Figlioli miei, è meglio non parlare di queste cose, benché ne parlino tutti. Bisogna compatire quel poveretto e pregare Dio che gli tocchi il cuore e lo converta!” 

Poi, riprese con forza, alzando le mani e gli occhi la cielo: “Io ho sempre pregato il Signore e la Madonna per voi tre. E li prego ancora ogni giorno: che vi faccia morire subito, piuttosto che diventiate così!”


I tre figli, impressionati e commossi, risposero in coro: “Si, mamma; piuttosto morire mille volte, che diventare così!”Essa continuò, in silenzio, a pregare e a piangere. Lagrime eloquenti, in cui brillavano luci di fede, di mònito, di fiducia, come sulle gocce di pioggia si distende l’iride variopinta, dopo la tempesta!… 

(tratto dal libro “Mamma Rosa” – Biografia della Serva di Dio Eurosia Fabris Ved. Barban)


     

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Preghiera per la Famiglia


Padre del cielo,
Tu ci hai dato un modello di vita
nella famiglia di Nazareth,
aiutaci, o Padre buono,
a fare della nostra famiglia
un'altra Nazareth, dove regnano
l'amore, la pace e la gioia.
Fa' che la nostra vita,
sia profondamente contemplativa,
intensamente eucaristica
e vibrante di gioia.
Aiutaci a rimanere insieme
nella gioia e nella sofferenza
attraverso la preghiera familiare.
Insegnaci a vedere Gesù
nei membri della nostra famiglia
specialmente nelle loro difficoltà.
Possa il Cuore Eucaristico di Gesù
rendere i nostri cuori miti ed umili
come il suo e possa aiutarci
a compiere i nostri doveri familiari
in modo santo.
Possiamo amarci
come Dio ama ognuno di noi,
ogni giorno sempre più,
e possiamo perdonarci le offese
come Dio perdona le nostre.
Aiutaci, o Padre buono,
a prendere ciò che ci dai
e a darti tutto ciò che ci chiedi
con grande gioia.
O Immacolato Cuore di Maria,
causa della nostra gioia,
prega per noi.
S. Giuseppe, prega per noi.
S. Angelo Custode,
rimani sempre con noi,
guidaci e proteggici.
AMEN

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