Il Vangelo della Domenica
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+ Luca 24, 46-53
Io non sono degno, eppure mi benedice. Dio dice bene di me! Io gli piaccio! Così come sono, gli piaccio! Dice bene di me e mi augura il bene: nelle mie amarezze e nelle mie povertà io sono benedetto, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto…
Annunciare il perdono: la freschezza di un cuore rifatto nuovo come nella primavera della vita. La possibilità, per dono di Dio, di ripartire sempre, di ricominciare, di non arrendersi mai. Io so poche cose di Dio, ma una su tutte, e mi basta: che la sua misericordia è infinita! Dio è una primavera infinita. E la nostra vita, per suo dono, un albeggiare continuo.
Che non esiste nel mondo solo la forza di gravità che pesa verso il basso, ma anche una forza di gravità che punta verso l’alto, quella che ci fa eretti, che mette verticali la fiamma e gli alberi e i fiori, che solleva maree e vulcani. Ed è come una nostalgia di cielo. Cristo è asceso nell’intimo di ogni creatura, forza ascensionale verso più luminosa vita.
Cara mamma,
Sei stata veramente mamma,
totalmente mamma,
meravigliosamente mamma.
la mia benedizione più forte,
la mia benedizione di figlio.
perché mi hai dato la vita,
in tempo di guerra, in tempo di paura,
in tempo di grandi dolori.
perché mi hai guidato nella via della fede:
tu, per prima, mi hai parlato di Dio
riempiendo la casa di luce e di preghiera.
il libro delle tue devozioni
e sentirò sempre la tua “Ave Maria”,
dolce colloquio di mamma con la Mamma,
tenace preghiera di mamma per il figlio.
perché hai creduto nel mio sacerdozio
insieme a me,
l’hai amato, l’hai accompagnato,
l’hai vissuto insieme a me.
attenta e partecipe
alla mia Messa
alla tua Messa,
alla Messa del Signore!
perché il giorno
della mia ordinazione episcopale,
tra i canti di tutti,
tu sola avesti il coraggio di dirmi:
“Figlio mio, io tremo per te!
I vescovi l’ho visti sempre soffrire!”.
invocazione instancabile
per il Papa, per i Vescovi, per i Sacerdoti,
per i Consacrati e le Consacrate,
per le Vocazioni
che sentivi preziose, urgenti, necessarie.
perché mi hai insegnato a vivere
mi hai insegnato a soffrire:
con dignità, con serenità, con abbandono
fiducioso tra le braccia di Dio.
perché ora nel Cielo
tu continui ad essere mamma
e con Maria, la Mamma di Gesù,
e con tutte le mamme
corri davanti ai miei passi
per illuminarmi la strada con la luce di Dio:
perché quando arriverà il mio giorno
ti chiamerò: “Mamma!”
e poi con te correrò tra le braccia di Gesù.
“Con quanta carità e compassione parlava di qualche sacerdote indegno e con quanta gioia, di quelli buoni! E osservava: “E’ meglio un buon secolare, che un cattivo prete! Se sapesse quanto male fa uno che sia poco zelante: quanto bene, un vero sacerdote! Anche loro sono soggetti alle tentazioni, come noi e anche più di noi; hanno, perciò, bisogno del continuo aiuto del Signore! Bisogna pregare tanto tanto per loro!…”
“E soggiungeva, con un senso di compiacenza materna: Io prego sempre, sempre per i miei figli sacerdoti… Tutti mi dicono che fanno bene… Sono proprio tanto contenta; e ringrazio Dio con tutto il cuore e lo prego che li mantenga sempre buoni e che possano fare tanto del bene in mezzo alle anime! So che lavorano tanto, poverini!”
Non tollerava, poi, che alcuno, in sua presenza, parlasse male di nessun sacerdote, anche quando si riferiva a qualche scandalo pubblico. Su ciò era molto delicata, intransigente; quasi le si toccasse la pupilla degli occhi.
Non voleva che in loro si guardassero peccati e difetti: “Bisogna sempre rispettare i Ministri di Dio. E se qualcuno manca, come uomo, dobbiamo compatirlo e pregare molto per lui.”
Se veniva a sapere che qualche ecclesiastico non tenesse condotta esemplare, essa faceva di tutto per nascondere la cosa. E se il fatto notorio faceva scivolare il discorso su questo punto, destramente ne deviava il filo, dicendo: “Poveretto, chissà che non siano calunnie! I cattivi fanno presto a parlare male dei sacerdoti!…”
Se la notizia era troppo palese, trovava la scusa delicata, dicendo: “Chissà quali tentazioni avrà avuto! Perciò bisogna aiutarlo molto con le nostre preghiere! Del resto, anche i sacerdoti possono essere tentati, perché il diavolo li odia e cerca di rovinarli. Perciò, quando vi giunge qualche brutta diceria in proposito, fate finta di non sapere nulla e tacete!”
Una mattina si trovavano insieme, nella casa natìa, i sui Tre cari Figli. Mentre la madre preparava loro un po’ di colazione, vennero tra loro ad accennare ad un caso doloroso, sulla bocca di tutti, in cui fù macchiata la veste sacerdotale. Lo scandalo e il dolore erano grandi.
Essa ascoltava e taceva. Ad un tratto interruppe il loro discorso, quasi piangendo: “Figlioli miei, è meglio non parlare di queste cose, benché ne parlino tutti. Bisogna compatire quel poveretto e pregare Dio che gli tocchi il cuore e lo converta!”
Poi, riprese con forza, alzando le mani e gli occhi la cielo: “Io ho sempre pregato il Signore e la Madonna per voi tre. E li prego ancora ogni giorno: che vi faccia morire subito, piuttosto che diventiate così!”
I tre figli, impressionati e commossi, risposero in coro: “Si, mamma; piuttosto morire mille volte, che diventare così!”Essa continuò, in silenzio, a pregare e a piangere. Lagrime eloquenti, in cui brillavano luci di fede, di mònito, di fiducia, come sulle gocce di pioggia si distende l’iride variopinta, dopo la tempesta!…
(tratto dal libro “Mamma Rosa” – Biografia della Serva di Dio Eurosia Fabris Ved. Barban)
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