Il valore di una croce
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Chi scrive queste pagine vuol rendere testimonianza a Gesù Cristo, e lo fa con animo riconoscente e osannante al Signore. La sua vita è stata tutta un intreccio di tribolazioni amarissime che a volte hanno fatto piangere chi ne è stato semplice spettatore; si sarebbe detto il più infelice dei sacerdoti, e tale l’hanno creduto quelli che non l’hanno avvicinato. Egli, per amore del Nome di Gesù e per la Chiesa, ha perso veramente tutto, anche nello stato che aveva abbracciato con immenso amore, per Dio solo; eppure può proclamare a fronte alta che non poteva ricevere un centuplo più pieno.
Se si volesse valutare poi il valore di una croce, di un dolore, di una privazione, di uno stato di obbrobrio e di povertà, esso non sarebbe cento volte, anche incomparabilmente di più, di ogni guadagno materiale e di ogni ricchezza anche morale?
Chi può dire le ricchezze interiori, nascoste a tutti e sconosciute ai profani che Gesù dona a chi, per suo amore, è immolato e ridotto come un verme?
Chi può dire quale fioritura producano le croci nella vita di un sacerdote?
Chi può dire di quante dolcezze sono sparse le stesse amarezze, tonico della vita soprannaturale, addolcito dalla croce del Redentore?
Non siamo fanciulli nelle vie di Dio; per carità non siamo come ragazzaglia che apprezza solo ciò che è futile e non sa guardare che al proprio egoismo marcio!
Siamo seri, seri almeno nella vita e, guardando la meta a cui si corre con tanta velocità, non ci perdiamo a cercare le farfalle sotto l’arco di Tito.
Anche se si credesse di aver sbagliato via che importerebbe? Non si sarebbe mutato la reggia per il carcere, ma il carcere per la reggia, e si potrebbe – anzi si dovrebbe –, rimanere pieni di riconoscenza a Dio d’essersi trovati, per scambio, col manto di re e con la corona di regina sul capo. Non si può e non si deve fare a Dio l’ingiuria di mostrare come sventura lo stato più nobile a cui Dio possa chiamare un’anima e, invece di perdersi nelle miserie di stupide aspirazioni di terra, bisogna supplicare Dio di renderci degni di Lui, e di plasmarci il cuore, rendendolo nuovo con la sua grazia.
don Dolindo Ruotolo
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