Il sogno di Dio è incontrare l’uomo
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II sogno di Dio è che l’uomo lo incontri. Questo è ciò che il Natale ci rivela: Dio si fa uomo in Gesù Bambino, entra nella nostra storia. Incontrare Gesù è quindi per l’uomo ciò che solo e veramente conta nella vita. Spesso ci rendiamo conto dell’importanza di avere un obiettivo, un ideale, una sicurezza stabile nel nostro cammino, qualcosa che “tenga in piedi” sul serio la nostra vita.
Tutti desideriamo poggiare i piedi sulla roccia ma spesso, nella realtà quotidiana, ci ritroviamo impantanati nelle sabbie mobili di ciò che il mondo propone. Facciamo sovente l’esperienza concreta, sia con noi stessi che osservando con un pò di verità quello che sta intorno a noi, che le cose del mondo non possono riempire il cuore dell’uomo.
Già Sant’Agostino diceva: “Signore, il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Credo però che questo “riposa in Te” sia da intendere bene, soprattutto oggi dove, davanti alle difficoltà e allo stress della vita di tutti i giorni, c’è la tentazione di fuggire dalla realtà, di costruirsi un mondo spirituale astratto, irreale, illusorio e di incontrare un Dio costruito da noi, che ci dia la pace e che ci lasci in pace. L’incarnazione ci dice invece che non siamo noi a costruire Dio, ma che è Lui che si fa conoscere, che si manifesta, che ci viene incontro.
Avere il cuore che “riposa in Dio”, che ha incontrato ciò che da sempre ha cercato e per il quale è stato creato, è allora tutt’altra cosa; credo voglia dire darsi un gran da fare, essere radicati nella storia con il cuore in Dio. La mia esperienza mi dice che quando incontri veramente Dio hai un da fare enorme, non un fare insensato, ma un dinamismo che nasce dal desiderio di far fruttare tutte le potenzialità che Dio ha messo in te.
Riscoprendo Lui riscopri te stesso nella verità delle tue povertà, ma anche dei doni che ha messo dentro di te. Dire di “sì” a Gesù è raggiungere il massimo della nostra realizzazione perché questo è il senso vero della nostra esistenza, la meta da raggiungere, l’unica cosa che conta veramente, e per questo Lui si è fatto uomo. Se non diciamo questo “sì” saremo sempre e comunque dei “mostriciattoli” che si arrampicano sui vetri per piacere a chi ci sta intorno: ai nostri genitori, ai figli, agli amici, al datore di lavoro… e chi siamo? Siamo dei confusi.
Per questo oggi moltissimi giovani sono indecisi, hanno paura del futuro, delle proprie responsabilità, perché tanti genitori si limitano a progettare la vita dei figli secondo le loro esigenze ed aspettative. È necessario che noi genitori, noi educatori riscopriamo che siamo chiamati a dare la vita e poi ad offrire a Dio il frutto dell’amore, così come Giuseppe e Maria hanno offerto Gesù Bambino al tempio. Se non offriamo a Dio i nostri figli li limitiamo, perché quello che piace a noi è povero, interessato, a volte sporco di ambizione, di gloria umana.
La Comunità desidera essere questa realtà che aiuta genitori e figli, da anni con i piedi impastati nelle sabbie mobili del male, della menzogna e della disperazione, a ricominciare a camminare sulla roccia che è Gesù Cristo. Tutto può crollare, Lui rimane sempre! Questo è ciò che in Comunità sperimentiamo quotidianamente e che desideriamo comunicarvi.
Madre Elvira Petrozzi
Comunità Cenacolo
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