Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza
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Una grazia e una responsabilità
per tutta la Chiesa
12 – Con la pratica penitenziale del digiu-/ no e dell’astinenza la Chiesa accoglie e vive l’invito di Gesù ai discepoli ad abbandonarsi fiduciosi alla Provvidenza di Dio, senza alcuna ansia per il cibo: «La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito… Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia… Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta» (Le 12,23.29.31).
La comunità cristiana deve mantenere viva la coscienza di essere destinataria di una particolare grazia ed insieme protagonista di una conseguente responsabilità, anche nell’ambito della penitenza.
Cristo vuole la sua Chiesa come custode vigile e fedele del dono della salvezza: essa proclama questo dono nella confessione della fede, lo comunica con la celebrazione dei sacramenti e lo manifesta con la testimonianza della vita.
I cristiani, partecipi per la grazia del Signore alla vita e alla missione della Chiesa, possono e devono dare un contributo originale e determinante, non solo all’edificazione del Corpo di Cristo, ma anche al benessere spirituale e sociale della comunità umana.
Tale contributo è offerto anche dal loro stile di vita sòbrio e talvolta austero: così diventano costruttori di una società più accogliente è solidale, e fanno crescere nella storia quella “civiltà dell’amore” che trova il suo principio nella verità proclamata dal Concilio con le parole: «L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha» (33).
Nota pastorale dell’Episcopato Italiano
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