Il seme della Parola – Nulla è impossibile a Dio
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“Nulla è impossibile a Dio”
“Vuoi guarire?” (Gv 5,6). Gesù per la seconda volta sale a Gerusalemme per una festa dei giudei ; è sabato e compie un miracolo provocando un incidente, in quanto viola la festa del sabato che, per i giudei, implica la violazione della legge. Il miracolo avviene presso la porta delle Pecore, situata a nord della spianata del tempio; luogo riservato agli agnelli destinati per i sacrifici del vicino tempio.
Vi è una piscina probatica, così si chiamava la piscina Betzaetà che significa “casa della misericordia”, circondata da cinque portici attorno alla quale , durante il giorno, si trovava un grande numero di malati di ogni natura: ciechi, infermi, paralitici, zoppi che attendevano il movimento dell’acqua causato da un angelo, il quale si credeva avessero una forza curativa.
In questo luogo affollato tra i tanti malati, Gesù posa il Suo sguardo su un paralitico, il più bisognoso che da trentotto anni era malato e, con un gesto di tenerezza e autorità, lo guarisce dal male: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina” (v 8). Tra i tanti prodigi di guarigione compiuti da Gesù questo, del paralitico della piscina Betzaetà, occupa certamente un significato del tutto singolare.
Ciò che balza subito all’attenzione è il fatto che non è il paralitico che va in cerca di Gesù, ma Gesù in cerca del malato. Viene spontaneo domandarsi: Perché Gesù domanda: “Vuoi guarire?”. Evidente che qualunque persona malata desideri guarire. Perché allora quella domanda inaspettata, insolita?
“Vuoi guarire?” (Gv 5,6). Gesù desidera riaccendere la speranza smarrita, scuotere e con forza il paralitico. Non è forse vero che anche noi abbiamo necessità di questo, ancora di più di veri colpi di frusta, raffiche, per risvegliarci da tutto ciò che provoca apatia, rassegnazione e ci pone nelle condizioni di rimanere adagiati nel nostro ‘lettuccio’?
A rimanere a terra, nel peccato, impoveriti dalla nostra miseria, sconsiderati al punto di chiudere il cuore alla misericordia. Con una parola “Alzati” Gesù compie per quell’uomo ciò che non era avvenuto per mezzo dell’acqua, Lui, l’Agnello di Dio, che ha preso su di sé il peccato del mondo, lo guarisce perfettamente dalla sua incapacità di stare in piedi.
Il paralitico è avvilito dal suo male emarginato, nessuno l’aiuta, si prende cura di lui, la sua condizione l’ha doppiamente legato in quanto non può alzarsi da solo ed è rassegnato dalla sua condizione. È tanto grave, è tutto chiuso nella sua situazione, da non avere la speranza di guarire; si è arreso.
Gesù, cosciente della sua schiavitù fisica e morale, senza voler costringere la sua libertà, gli domanda se “vuole guarire”. È indispensabile per lui consegnare la sofferenza a Gesù perché lo sani fuori e dentro. Gesù ha fissato il Suo sguardo su di lui, sguardo ricolmo di comprensione, compassione, consolazione, che ha risvegliato il paralitico: “destati” e lo ha guarito. La salvezza non è venuta dall’acqua, dall’assoggettamento alla legge mosaica, ma da Gesù che ha l’acqua per la vita.
Egli è Colui che la genera e dona. Dunque non possiamo vivere da rinunciatari ma a cuore aperto, desiderosi di risorgere, di risalire dalla profondità di una vita segnata dal peccato, senza avanzare scuse inutili che sono autentiche trappole che sottraggono la nostra esistenza alla felicità vera: una vita con Gesù.
“Vuoi guarire?” (Gv 5,6). La domanda non è inutile, dobbiamo sentirla anche per ciascuno di noi. Vittime della nostra incredulità, della fatica di credere, di aderire con tutto l’essere, consegnando la vita che abbiamo ricevuto in dono, un dono all’Agnello di Dio. Noi tutti, chi più chi meno, siamo malati; forse si è addormentato o addirittura abbiamo rinunciato al desiderio della vita buona del Vangelo, una vita sana, volendo magari fare intendere che non è e non dipende da noi.
Il nostro peccato è: la mancanza di speranza! Non crediamo all’Amore senza riserve con tentennamenti inutili che allontanano dalla sorgente. È cruciale rispondere alla domanda di Gesù e accogliere il Suo invito: Ridestati! Siamo messi alla prova, Gesù cerca la nostra fede e la capacità di riconoscere il nostro peccato. Egli desidera cercare e guarire ciò che rende prigionieri per rendere idonei, sani, cosi da poter camminare nel Suo amore.
“Gesù ci libera dal male e dalla colpa, restituendo alla legge il suo senso positivo, a Dio il suo volto di Padre e a noi il nostro di figli” (Silvano Fausti). “Vuoi guarire?”, è veramente poco quello che Gesù chiede! Basta un semplice sì, un poco di buona volontà, un desiderio, anche se minimo di consenso, e Gesù interviene. Entra nella nostra vita con tutta la Sua potenza d’amore: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina” (v 8).
“Vuoi guarire?” (Gv 5,6). “Alzati” è Parola che ri-sana, che pone fine alla condizione di paralisi che obbliga a rimanere distesi a terra, che riporta alla sorgente d’acqua viva, guarisce dal peccato che ci paralizza e offre la possibilità di camminare. Non vi è altra acqua, né quella della cisterna o del pozzo, all’infuori dell’acqua viva che può guarire, che fa passare dalla morte alla vita.
Lasciamoci risvegliare da questa domanda. Cerchiamo anche noi l’acqua viva, accogliamo questo dono e ne riceveremo secondo la misura in cui la desideriamo. Solo quest’acqua ci può guarire, rendere sani, liberi, spegne ciò che rende schiavi. Basta rimanere adagiati nelle nostre malattie spirituali, basta giustificazioni ai nostri atteggiamenti, comportamenti di peccato, basta alla nostra poca fede. Balziamo in piedi e lasciamo quel miserabile lettuccio e accogliamo l’invito di Gesù: solo così si spezzeranno le catene che ci tengono costretti all’immobilità, che ci tengono lontani dalla sua infinita Misericordia.
Accumuleremo solo sconfitte, cadute. Decidiamo di aprirci a Cristo. È Lui la nostra liberazione, perché da Lui viene la nostra guarigione. Accogliamo il suo tenero Amore. Lasciamoci sedurre dalle Sue infinite lacrime, viscere di Misericordia; solo così abbiamo la certezza di ri-trovare e indossare l’abito nuovo che Egli ha lavato a prezzo del suo Sangue. Tutto questo è esagerato? Certo che nò! Tanti nostri fratelli e sorelle lo hanno e lo testimoniano con la loro vita.
Lasciamoci guidare dalla fede. La Misericordia di Dio è pressante alla porta del nostro cuore, spalanchiamo le porte e inonderà la nostra miseria fino a farla scomparire. Conosciamo troppo poco, forse niente la sua Misericordia, “Di tale Misericordia dobbiamo fare personale esperienza, se vogliamo essere a nostra volta capaci di misericordia” (Giovanni Paolo II, 23 aprile 1995). “Vuoi guarire?” (Gv 5,6), credi alla sua infinita misericordia, “Alzati!”. Questo è urgente, adesso, per la nostra santificazione.
Don Tiziano Soldavini
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